Profondo conoscitore delle tecnologie che stanno alla base delle medicazioni avanzate, preziosa risorsa del team sanitario multidisciplinare dedicato alla gestione e cura delle ferite, il farmacista ospedaliero in qualità di wound dressing counselor supporta il clinico e l’infermiere nella scelta della migliore medicazione avanzata, in un’ottica di appropriatezza terapeutica e sostenibilità della spesa.
La figura a cui si sta facendo riferimento è quella del farmacista ospedaliero clinico esperto in wound care, che, recandosi al letto del paziente di concerto al medico e all’infermiere, agisce da counselor nell’ambito della gestione di lesioni chirurgiche, ulcere, piaghe e/o ferite di altra natura.
Ruolo favorito dalla disponibilità di innovative tecnologie che contribuiscono efficacemente a un migliore outcome clinico per il paziente: maggiore controllo sulla possibilità di sviluppo di infezioni e/o altre importanti implicazioni correlate a una lesione, tipicamente una ferita o una ustione, accelerazione del processo di cicatrizzazione, minimi (o nulli) effetti collaterali o cross-reazioni grazie all’assenza di principi attivi che possono indurre farmaco o antibiotico-resistenza, possibilità di utilizzo su larga scala, in termini di tipologia di lesione e età del paziente, efficace controllo del dolore.
Il wound care
Un settore in costante fermento. L’introduzione di nuove tecnologie, diffuse e implementate in ambito sanitario dalla figura del farmacista ospedaliero ha segnato un importante cambio di passo nel mondo del wound care.
«Il ruolo del farmacista ospedaliero», spiega Barbara Crivelli, che ricopre questa posizione all’Irccs Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano (Gruppo San Donato), va oltre l’approvvigionamento e la gestione del farmaco e/o del dispositivo medico.
Suo compito, e specificatamente del farmacista clinico ospedaliero, è quello di wound dressing counselor: una figura professionale, relativamente nuova, che va al letto del paziente, assiste, affianca e collabora con il medico come anche l’infermiere, nella gestione del paziente, trasferendo soprattutto conoscenze e opportunità offerte dalle medicazioni avanzate.
Il wound dressing counselor è, dunque, un farmacista clinico che ricerca, sceglie e propone la medicazione più appropriata, combinando le necessità cliniche comuni a tutto il team medico-sanitario che ha l’obiettivo di portare il paziente a rapida guarigione, trattando adeguatamente la ferita, tenendo conto anche dell’impatto economico-organizzativo derivante dalle tecnologie adottate. Una valutazione, quest’ultima, che può essere condotta con studi di HTA, finalizzati a valutare efficacia e sostenibilità del prodotto/tecnologia scelta».
Fare (in)formazione
È il primo caposaldo per garantire l’appropriatezza d’uso dei diversi dispositivi medici che, al pari di quanto avviene per i farmaci, anche per le medicazioni avanzate deve rispettare, per esempio, regole di applicazione e di tempi di applicazione corretti, in relazione a quanto previsto dalle schede tecniche, una sorta di foglietto illustrativo dei dispositivi medici.
«L’appropriatezza d’uso ha un positivo effetto rebound anche sull’ottimizzazione delle risorse e sulla governance della spesa sanitaria dove a fare la differenza è proprio l’innovazione tecnologica, sempre più presente nella quotidianità ospedaliera. Robot e dispositivi sempre più smart, progettati con strumenti di intelligenza artificiale, sono già di utilizzo nella pratica clinica, cambiando sostanzialmente approccio nella gestione e outcome delle ferite, anche le più complesse.
Vantaggi che correlano in particolar modo a medicazioni avanzate e a una vasta gamma di prodotti, che agiscono con un meccanismo di captazione batterica: un valore aggiunto in un’era in cui gli occhi sono puntati sull’antimicrobico resistenza, cercando di frenare la corsa di patogeni che in ambito ospedaliero, ma anche a livello territoriale, hanno acquisito la capacità di proliferare rapidamente e l’agilità nel saper sviluppare i più svariati meccanismi di resistenza alle molecole antibiotiche».
Il valore aggiunto della tecnologia a captazione batterica
Si tratta di medicazioni avanzate innovative, efficaci, con un ottimo profilo di sicurezza e tollerabilità, caratterizzate da rapidità di azione e, quindi, di accelerazione del processo di cicatrizzazione della ferita.
«Ovvero tecnologie», precisa Crivelli, «che agiscono sviluppando una attività antibatterica/batteriostatica, senza il rilascio di principi attivi nel sito di lesione. Aspetto, quest’ultimo, che correla a una serie di vantaggi importanti, in primo luogo l’assenza di fenomeni di cross-resistenza che insorgono tipicamente in caso di tempi prolungati di applicazione delle medicazioni avanzate o dall’uso non appropriato delle stesse, come anche dal rilascio di determinati principi attivi o di diverse tipologie di disinfettanti nel sito della lesione». Parliamo di una vasta gamma di medicazioni avanzate: garze, schiume in poliuretano a diversa struttura, con eventuale interfaccia a captazione batterica, bende di fissaggio, medicazioni postoperatorie, bendaggi e cerotti e nel settore delle medicazioni avanzate, soluzioni per il trattamento di ferite gravi e complesse, per la preparazione del letto della ferita, il controllo delle infezioni e la promozione della guarigione. Prodotti tutti testati che consentono la migliore prevenzione e/o controllo di possibili rischi.
«Per esempio, di recente è stata ritirata dal commercio la garza iodoformica, il gold standard nelle medicazioni nel corso dell’ultimo secolo circa, a causa dell’assenza di trial clinici a supporto dell’efficacia, come anche di eventi avversi osservati dall’utilizzo poco appropriato di questa medicazione.
Soprattutto questa tipologia di garza non era rispettosa dei principi cardine, riportati in letteratura per il wound care, quali la capacità della medicazione avanzata di mantenere un ambiente umido, tale da favorire la guarigione della ferita, di agire sul controllo dell’essudato che deve esser trattenuto e gestito dalla medicazione per evitare la macerazione del bordo perilesionale della ferita stessa, di permettere lo scambio dei gas, quindi il rilascio del vapore acqueo verso l’ambiente esterno, consentendo però al contempo l’isolamento termico della zona di applicazione e la protezione della ferita dai contaminanti esterni, con un effetto barriera verso qualunque agente possa costituire una minaccia di rischio infettivo per il sito.
Inoltre, le medicazioni (avanzate) non dovrebbero contenere principi attivi potenzialmente tossici, come in questo caso lo iodio, che se utilizzato per tempi prolungati e in modo inappropriato potrebbe, da casi di letteratura, causare eventi avversi».
Un ulteriore valore aggiunto
Oltre a rispondere a tutte queste caratteristiche, i prodotti caratterizzati dalla tecnologia a captazione batterica, grazie all’assenza di principi attivi, ne consentono l’impiego su larga scala.
«È noto che nella popolazione pediatrica, riferendosi in particolare al neonato e al neonato prematuro, non è possibile ricorrere a determinati principi attivi. Problema che può essere bypassato dall’utilizzo di medicazioni a captazione batterica che hanno indicazione d’uso per tutte le fasce di popolazione: prematuri, neonati, fino ai grandi anziani.
Sfruttando un meccanismo di azione prettamente fisico, ovvero una interazione idrofobica, tali medicazioni non solo non ingenerano (cross)reazioni, ma agiscono efficacemente contro batteri, funghi ed endotossine rilasciate nell’ambiente che vengono captati, favorendo il processo di guarigione».
Oltre ai benefici citati, le medicazioni a captazione batterica sono associate a un basso rischio allergico e non presentano particolari controindicazioni. Non ultimo sono in grado di controllare il dolore, comprovato sul campo.
L’esperienza della struttura
L’Irccs Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio ha testato le garze a captazione batterica impregnate di idrogel su pazienti donne, affette da tumore del seno, che presentavano ustioni sottomammarie, sviluppate in corso di trattamento radioterapico.
«Vi è evidenza», conclude Crivelli, «che questa tecnologia aiuta a gestire efficacemente il (controllo sul) dolore con benefici tangibili per la qualità di vita della paziente che può recarsi al lavoro il giorno dopo o il giorno stesso della seduta e un beneficio clinico, favorendo la continuità delle cure e di completamento della terapia, ovvero con bassa richiesta di sospensione del ciclo di trattamento radioterapico e velocizzando anche la guarigione dell’ustione».