Telemedicina, terapie digitali, big data, realtà virtuale, ma anche nuove frontiere nella terapia del cancro, del morbo di Alzheimer, delle malattie rare. Nuove prospettive per la filiera della sanità e della salute, un comparto strategico per l’economia italiana. Di tutto questo si è discusso durante il Pharma & Life Sciences Summit, l’evento annuale del Sole 24 Ore che si è tenuto di recente a Milano.
In arrivo il Piano nazionale della filiera
Ad aprire i lavori Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy, che ha annunciato l’avvio, entro l’anno, del Piano nazionale della filiera farmaceutica. Ha, inoltre, constatato che «occorre rendere l’Italia più attrattiva e competitiva, con processi autorizzativi più rapidi e con misure strutturali e finanziamenti in grado di realizzare in tempi brevi i progetti».
Marcello Gemmato, sottosegretario al ministero della Salute, ha ricordato le azioni finora intraprese dal governo. «Abbiamo approvato quattro decreti sulla ricerca e messo mano alla riforma dell’ente regolatorio, che dovrebbe vedere la luce tra qualche settimana. Stiamo, inoltre, valutando una nuova governance del settore farmaceutico mirata a migliorare le performance della filiera e a coinvolgere tutti gli attori, inclusi distributori e farmacie».
Il nodo del payback
Si è soffermato sui temi del superamento delle logiche dei silos e sul payback a carico delle imprese Marcello Cattani, presidente di Farmindustria.
«Le pressioni geopolitiche esigono regole moderne, ma anche risorse per tutelare il settore della produzione del farmaco, che ha raggiunto i 49,7 miliardi in valore nel 2022, il 90% dedicato all’export.
L’industria è, infatti, stretta nella morsa dei ribassi dei prezzi rimborsati (-1% nel 2022), i più bassi in Europa, e della scarsità di materie prime.
Ciò richiede nuove strategie di investimento e una valorizzazione del farmaco attraverso l’Health Technology Assessment, un metodo in grado di valutarne sia il valore terapeutico, sia l’impatto economico e sociale».
Valorizzare l’innovazione
Per Federico Villa, associate vice president Corporate Affairs & Patient Access di Eli Lilly, «la competitività dell’Italia passerà non solo dall’efficienza dei processi, dalla stabilità politica ed economica, dalle competenze delle risorse umane, ma anche dall’attitudine del sistema a valorizzare l’innovazione prodotta.
Il coraggio e la lungimiranza si misureranno dalla capacità di generare una sintonia tra politiche industriali e politiche del farmaco, premiando l’innovazione a monte del processo di cura. Solo così la sinergia tra pubblico e privato potrà creare un vero effetto moltiplicatore sull’economia, sull’occupazione, sul benessere sociosanitario della nostra nazione».
La sfida dell’oncologia
Tutto ciò ha poi una ricaduta concreta sui trattamenti offerti ai pazienti. In ambito oncologico, per esempio, una terapia innovativa è quella con radioligandi: precisa perché colpisce in modo selettivo le cellule malate, personalizzata perché ogni assistito riceve un farmaco preparato su misura.
«I radioligandi rappresentano un vero e proprio cambio di paradigma nella cura dei tumori, un’innovazione terapeutica in grado di rispondere a un bisogno clinico insoddisfatto», ha dichiarato Fabrizio Celia, Radio Pharmaceutical Country Operations Head di Advanced Accelerator Applications, un’azienda del gruppo Novartis.
«Tuttavia, l’innovazione, per essere considerata tale, deve essere resa accessibile agli assistiti in modo equo e omogeneo. Il nostro obiettivo è, perciò, quello di far sì che sul territorio ci sia un numero di Centri sufficiente a garantire, attraverso un adeguamento organizzativo e infrastrutturale, l’accesso a questo approccio».
Anche Alzheimer e malattie rare
Nel corso dell’evento sono stati anche discussi le prospettive e i limiti dei nuovi farmaci contro l’Alzheimer, aducanumab, lecanemab, donanemab. «Gli ultimi due sono i più interessanti perché hanno dimostrato un’efficacia clinica, ovvero la capacità di rallentare la progressione della malattia», ha sostenuto Fabrizio Tagliavini, neurologo della Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano.
Non mancano, tuttavia, alcune criticità, come «il costo elevato e la percentuale non trascurabile di eventi avversi, tra cui edema localizzato in un’area cerebrale ed emorragie di varia entità, che implicano la necessità di un attento monitoraggio».
Non è mancato un approfondimento sulle terapie avanzate contro le malattie rare.
«Questi trattamenti rappresentano un’importante opportunità terapeutica, ma sono gravati dagli alti costi e dall’incertezza sull’efficacia a lungo termine», ha chiarito Francesco Macchia, vicedirettore dell’Osservatorio malattie rare (Omar) e coordinatore dell’Osservatorio Terapie Avanzate.
«Per ovviare a questi ostacoli è stato ideato Retreat, un progetto di policy shaping attivo in cinque ambiti: partnership pubblico-privato, manifattura, ricerca clinica, accesso, organizzazione territoriale».
Rivoluzione digitale
L’incontro si è concluso con un dibattito sull’apporto delle tecnologie digitali alla sanità. A questo proposito Andrea Beccari, senior director di Exscalate, piattaforma di Dompé, ha evidenziato che «oggi il calcolo ad alte prestazioni e l’intelligenza artificiale sono già una risorsa chiave per lo sviluppo di nuovi farmaci e per la risposta rapida alle emergenze sanitarie come le pandemie.
Investire in grandi infrastrutture, come il supercomputer Leonardo, il quarto calcolatore più potente al mondo, in funzione dal 2022 al Cineca di Bologna, è fondamentale non solo per incrementare la competitività delle aziende e del Paese, ma soprattutto per offrire cure di qualità ai pazienti».