Esofagite eosinofila, approvata terapia con budesonide in compresse orodispersibili

(immagine: Pixabay)

È disponibile anche in Italia budesonide in compresse orodispersibili (Dr. Falk Pharma), l’unica terapia approvata per il trattamento dell’esofagite eosinofila (EoE) che ha dimostrato in ampi studi clinici tassi convincenti di remissione, sia nella terapia di induzione sia in quella di mantenimento con buona tollerabilità.

L’EoE è considerata malattia rara benché gli ultimi dati di una metanalisi abbiano mostrato una sua prevalenza complessiva di 22,7/100.000 abitanti con tassi più alti negli adulti (43,4/100.000) rispetto ai bambini (29,5/100.000).

L’EoE è una patologia Th2 antigene-mediata, caratterizzata clinicamente da sintomi di disfunzione esofagea e istologicamente da un’infiltrazione eosinofila dell’epitelio dell’esofago.

Se non trattata, questa malattia può portare rimodellamento esofageo, rigidità e stenosi del viscere. Il problema è che è spesso sottostimata e difficile da diagnosticare poiché i sintomi spesso sono sovrapponibili ad altre patologie gastriche (es. la disfagia nei bambini).

«I criteri diagnostici comprendono la presenza di sintomi esofagei quali la disfagia e l’arresto del bolo alimentare negli adulti e l’intolleranza alimentare e i sintomi da reflusso, l’infiltrazione eosinofila ≥ 15 per campo ad alto ingrandimento nel tessuto esofageo e l’esclusione di altre cause di eosinofilia esofagea», spiega Edoardo Vincenzo Savarino, professore associato di Gastroenterologia – DISCOG Università di Padova.
«Per una corretta diagnosi della patologia deve essere eseguita una esofagogastroduodenoscopia (EGDS) con biopsie».

Origine e causa dell’EoE non sono chiare, ma si ritiene vi sia un’interazione fra sistema immunitario e fattori ambientali.

«Circa il 70% dei pazienti soffre di EoE a causa di alimenti. Dato che può essere ulteriormente aumentato di un 10% riferendosi anche ad altre sensibilizzazioni. Non ultimo ricordiamo alcuni report di pazienti che hanno sviluppato EoE anche a seguito di uso di immunoterapia orale o sublinguale», afferma Giorgio Walter Canonica, responsabile del Centro di Medicina Personalizzata Asma e Allergologia – Irccs Humanitas Research Hospital di Milano.

La terapia può essere riassunta con le 3D: diet, drugs, dilatation. La terapia alimentare si basa su diete elementari o empiriche, che consistono nell’interruzione dell’assunzione dei più comuni alimenti allergenici come il latte, le uova, il grano, la soia, le nocciole e molluschi. La dilatazione endoscopia, infine, si attua con palloncino o dilatatore di tipo Savary.

«Oltre al ritardo diagnostico, un altro problema è l’accessibilità al farmaco, che in Italia è difforme da Regione a Regione. L’obiettivo è creare dei PDTA nelle eccellenze locali che diventino facilitatori di buone pratiche», conclude Roberta Giodice, presidente di ESEO APS Italia.