Emicrania infantile in aumento, come trattarla?

L’emicrania in età infantile ha una prevalenza del 2,5% nei pazienti di età inferiore a 7 anni e raggiunge il 5% all’età di 10 anni.
È quanto evidenziano i dati raccolti negli ultimi quattro anni dal reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Materno-Infantile Burlo Garofalo di Trieste, dove le prime visite con diagnosi della patologia si sono attestate a quota 20 nel 2019, 33 nel 2020, 36 nel 2021, 56 nel 2022, mentre le visite di controllo con diagnosi del disturbo sono state 27 nel 2019, 14 nel 2020 (con una flessione attribuibile al Covid), 30 nel 2021, 65 nel 2022.

Una diagnosi accurata

«L’emicrania cronica, che si presenta cioè almeno 15 giorni al mese per almeno tre mesi, provoca mal di testa quasi quotidiani di gravità da bassa a moderata, cui si sovrappongono esacerbazioni del dolore con nausea, vomito, fastidio verso luci, suoni, odori.
La malattia è perciò associata a un elevato numero di assenze scolastiche e a una riduzione delle prestazioni», spiega Maria Elisa Morelli, neuropsichiatra all’ospedale triestino.

Per diagnosticare la patologia è di solito sufficiente un’accurata valutazione neurologica. In caso di sintomi di ipertensione endocranica, come diplopia, atassia, peggioramento della cefalea in posizione supina, o di altre anomalie, è opportuno eseguire la risonanza magnetica.
Nel caso in cui si sospettino crisi epilettiche è, invece, necessario effettuare un elettroencefalogramma.

Terapia degli attacchi acuti

Una volta appurata la diagnosi, si può procedere con il trattamento, tenendo conto del fatto che, in caso di attacco acuto, la tempestività della cura è un principio fondamentale.

Per i bambini e gli adolescenti con emicrania acuta lieve o con attacchi di emicrania mai trattati in precedenza, può essere indicato un analgesico, come paracetamolo o ibuprofene.
Per i bambini di età superiore a 5 anni e gli adolescenti con emicrania acuta di intensità da moderata a grave o refrattari agli analgesici, è invece consigliabile un triptano, che riduce, almeno in parte, i livelli del peptide correlato al gene della calcitonina (Calcitonin gene related peptide, Cgrp) e stimola alcuni recettori della serotonina.

Qualora i minori si presentino al pronto soccorso con un attacco emicranico che non migliora con gli analgesici per via orale, sono possibili trattamenti per via endovenosa a base di fluidi, antiemetici, antinfiammatori (per esempio, ketorolac) oppure, in alternativa, un triptano per via sottocutanea, come sumatriptan.

I dubbi sulla profilassi

Quando le cefalee sono frequenti, prolungate o invalidanti oppure quando i pazienti non rispondono ai trattamenti acuti, è indicata la terapia farmacologica preventiva. Varie le classi di farmaci a disposizione: ciproeptadina, nutraceutici (magnesio, riboflavina, coenzima Q10, acidi grassi polinsaturi, palmitoiletanolamide), beta-bloccanti (propanololo), triciclici (amitriptilina), antiepilettici (topiramato), calcio-antagonisti (cinnarizina, flunarizina).

Tuttavia, la maggior parte degli studi randomizzati controllati che hanno finora studiato l’efficacia dei medicinali preventivi per l’emicrania in età pediatrica non è riuscita a dimostrare la superiorità rispetto al placebo.

Nuovi farmaci in arrivo

Attualmente sono in corso vari trial per valutare l’efficacia di nuovi farmaci nella terapia sia acuta, sia preventiva dell’emicrania in età infantile.
Per il trattamento acuto sono in sperimentazione rimegepant, lasmiditan, ubrogepant, con risultati attesi nel 2023, 2024 e 2026. Per il trattamento preventivo si stanno, invece, svolgendo studi su galcanezumab, fremanezumab, erenumab, rimegepant, con risultati attesi nel 2023 e nel 2026.