Ematologia, Roche consolida la forza del suo portfolio di trattamenti

In occasione del 65° Congresso dell’American Society of Hematology (ASH), Roche presenta nuovi importanti dati relativi al suo portfolio di trattamenti in ambito ematologico.

In particolare, i dati riguardano il trattamento di numerose patologie del sangue, tra cui emofilia Alinfoma diffuso a grandi cellule B e linfoma follicolare.

L’analisi primaria dello studio di fase III HAVEN 7 ha rafforzato l’efficacia e la sicurezza di emicizumab nei neonati con emofilia A grave senza inibitori del fattore VIII precedentemente non trattati o minimamente trattati. Inoltre, i risultati di questa analisi hanno dimostrato che emicizumab ha permesso di ottenere un controllo significativo del sanguinamento nei bambini fino a 12 mesi d’età e che è stato ben tollerato.

Dei 55 partecipanti allo studio descrittivo di fase III HAVEN 7, il 54,5% non ha avuto sanguinamento che richiedesse trattamento, mentre il 16,4% non ha avuto alcun sanguinamento, trattato o non trattato. Non si sono verificati sanguinamenti spontanei che richiedessero trattamento in alcun partecipante e tutte le emorragie trattate erano risultato di un trauma. In totale, si sono verificati 207 sanguinamenti in 46 partecipanti (83,6%), l’87,9% dei quali era risultato di un trauma. Il tasso di sanguinamento annualizzato basato su modello (IC 95%) è stato pari a 0,4 (0,30-0,63) per i sanguinamenti trattati.

Si tratta di una patologia dal notevole impatto sulla vita del bambino, sui suoi genitori e sui caregiver, per cui le linee guida della World Federation of Haemophilia considerano la profilassi iniziata in giovane età come standard di cura. Alcuni studi hanno dimostrato che la profilassi precoce migliora gli esiti a lungo termine, riducendo al contempo il rischio di emorragia intracranica.

Tuttavia, per molti neonati affetti da emofilia A non è possibile iniziare la profilassi fino a dopo il primo anno di vita, a causa dell’elevato carico terapeutico. In questo contesto, emicizumab rappresenta un’opzione terapeutica flessibile, che può essere somministrata per via sottocutanea a diverse frequenze di dosaggio fin dalla nascita.

I risultati dell’analisi primaria dello studio HAVEN 7 presentati da Roche al congresso ASH 2023 sono estremamente promettenti per la gestione dell’emofilia A senza inibitori nei neonati. L’efficacia e la sicurezza di emicizumab in questa fascia di età, con un controllo significativo delle emorragie, rappresentano un’ulteriore conferma di quanto visto fin qui nel programma di sviluppo clinico di emicizumab e nella pratica clinica. Inoltre, la flessibilità di somministrazione sottocutanea fin dalla nascita offre un’opzione preziosa, soprattutto considerando il difficile accesso venoso nei neonati”, ha affermato Flora Peyvandi, director of Angelo Bianchi Bonomi Hemophilia and Thrombosis Center Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti Università degli Studi di Milano. “Questi risultati rafforzano l’importanza di iniziare la profilassi il più presto possibile per migliorare i risultati a lungo termine, riducendo inoltre il carico emotivo e fisico per i pazienti e le loro famiglie. Non possiamo non accogliere con favore tali progressi che contribuiranno significativamente a ridefinire gli standard di cura per i nostri pazienti con emofilia A“.

Un secondo importante risultato presentato da Roche riguarda i nuovi dati relativi al programma di sviluppo clinico degli anticorpi bispecifici CD20xCD3 mosunetuzumab e glofitamab.

Sulla base dei follow-up a lungo termine a 32 mesi e a 3 anni dei due studi registrativi di glofitamab e mosunetuzumab, bispecifici con un regime di trattamento a durata fissa, i dati mostrano che nella maggior parte dei pazienti con linfomi pesantemente pretrattati sono state mantenute le remissioni. Inoltre, gli iniziali dati provenienti da studi di fase I/II  relativi a nuovi regimi di combinazione con glofitamab o mosunetuzumab supportano gli studi clinici di fase III attualmente in corso  nelle linee precoci di trattamento del linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL, diffuse large B-cell lymphoma) e del linfoma follicolare (LF).15,16,17,18

Questi dati presentati ad ASH confermano l’importante ruolo degli anticorpi bispecifici CD3xCD20 nel trattamento dei linfomi non Hodgkin B aggressivi ed indolenti, mostrando come una terapia a durata definita possa determinare risposte complete durature in pazienti pretrattati. In quest’ottica si conferma anche il razionale di studi clinici in corso, in cui gli anticorpi bispecifici vengono testati in strategie di combinazione nelle prime linee di trattamento”, ha dichiarato Enrico Derenzini, direttore della Divisione di Oncoematologia e Trapianto di cellule staminali, Istituto Europeo di Oncologia di Milano.

I dati con un maggiore follow-up degli studi registrativi su glofitamab e mosunetuzumab a durata fissa dimostrano che il beneficio viene mantenuto oltre la fine del trattamento.

I dati al follow-up aggiornato dello studio registrativo di fase II NP30179 su glofitamab somministrato per un massimo di 12 cicli (circa otto mesi) in pazienti con LBCL recidivante o refrattario (R/R) che avevano ricevuto almeno due precedenti linee di terapia hanno mostrato risultati favorevoli anche nel lungo termine. Dopo un follow-up mediano di 32 mesi, il 55% dei pazienti con una risposta completa (CR, complete response) era in remissione a 24 mesi. La maggior parte di questi pazienti è rimasta libera da progressione ed era ancora in vita 18 mesi dopo aver completato il trattamento a durata fissa con glofitamab. Nei pazienti che avevano ricevuto in precedenza una terapia CAR-T, la durata mediana della CR è stata di 22,0 mesi (intervallo di confidenza [IC] al 95%: 6,7-non raggiunto). 

Contemporaneamente, sono stati presentati i dati dello studio registrativo di fase II GO29781 con mosunetuzumab in pazienti con LF R/R che avevano ricevuto almeno due precedenti linee di terapia al follow-up aggiornato di tre anni. I risultati hanno confermato risposte durature e continue e un profilo di sicurezza gestibile anche dopo il termine del trattamento (fino a circa 12 mesi), con il 59% dei pazienti che ha completato il trattamento dopo otto cicli (circa cinque mesi) e il 72,7% dei pazienti con CR erano vivi e liberi da progressione di malattia, trenta mesi dopo la prima risposta. Nella popolazione complessiva, la sopravvivenza libera da progressione (PFS, progression-free survival) mediana è stata di 24 mesi (IC 95%: 12,0-non valutabile [NV]) e la sopravvivenza globale (OS,overall survival) non è stata ancora raggiunta.

Lo studio di fase II MorningSun, che ha valutato la formulazione sottocutanea (SC) di mosunetuzumab in pazienti con linfomi non Hodgkin (NHL) a cellule B, ha dimostrato che mosunetuzumab SC è attivo e ha un profilo di sicurezza gestibile nei pazienti con LF a basso carico tumorale in prima linea di trattamento (1L). I dati hanno dimostrato che l’83,3% dei pazienti ha ottenuto una risposta metabolica completa (IC 95%: 62,6-95,3) e che le risposte erano ancora presenti al cut-off dei dati. La CRS è stata generalmente di grado lieve (grado 1: 36,7%; grado 2: 6,7%) e si è verificata solo nel primo ciclo. Anche mosunetuzumab sottocutaneo è oggetto di studio, in combinazione con lenalidomide per via orale nei pazienti con LF in 1L, nell’ambito dello studio di fase Ib/II CO41942.

Sono stati presentati anche i risultati di entrambi i bracci dello studio di fase Ib NP40126, che ha valutato glofitamab in combinazione con rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone (R-CHOP) e glofitamab in combinazione con polatuzumab vedotin più rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone (Pola+R-CHP) nel DLBCL precedentemente non trattato. Dopo un follow-up mediano di 12 mesi, i dati del braccio glofitamab più Pola+R-CHP hanno mostrato che il 91,7% dei pazienti aveva avuto una CR senza alcuna progressione osservata. Dei pazienti con CR, il 95,5% era ancora in remissione, con un tasso di PFS a 12 mesi del 91,5%. I profili di sicurezza erano altamente coerenti con le analisi precedenti di questo studio. Questi dati supportano lo studio di fase III SKYGLO – in corso – nel DLBCL precedentemente non trattato.

I dati presentati da Roche, sottolineano la robustezza del suo vasto programma di sviluppo, leader del settore, che mira a rispondere alle diverse esigenze, preferenze ed esperienze delle persone affette da tumori ematologici.