È stato scoperto il meccanismo attraverso il quale l’inquinamento atmosferico può provocare il cancro ai polmoni nei non fumatori. Lo ha annunciato un gruppo di studiosi inglesi durante il congresso della European society for medical oncology (Esmo), tenutosi a Parigi dal 9 al 13 settembre 2022.
«Le particelle inquinanti, presenti negli scarichi dei veicoli e nelle emissioni di combustibili fossili, innescano un processo cancerogeno nelle cellule polmonari, aumentando il rischio di tumore polmonare non a piccole cellule», ha precisato Charles Swanton, ricercatore del Francis Crick Institute di Londra, nel Regno Unito.
Le mutazioni dei geni Egfr e Kras
Presupposto dell’intero lavoro la constatazione che in pazienti non fumatori con carcinoma polmonare si rintracciano frequentemente mutazioni dei geni Egfr (Epidermal growth factor) e Kras (Kirsten rat sarcoma).
Nel corso di un primo esperimento, il team ha analizzato piccoli campioni di tessuto polmonare sano, riscontrando mutazioni di Egfr nel 18% dei casi e di Kras nel 33%, probabilmente causate dall’invecchiamento.
Successivamente i ricercatori hanno condotto uno studio su 463.679 persone residenti in Inghilterra, Corea del Sud, Taiwan, evidenziando che l’esposizione a particelle con diametro di 2,5 micrometri era in grado di promuovere rapidi cambiamenti nelle cellule delle vie aeree con preesistenti mutazioni di Egfr e Kras, spingendole a trasformarsi in cellule staminali tumorali.
Gli studiosi hanno, inoltre, scoperto che l’inquinamento dell’aria ha favorito l’afflusso di macrofagi che rilasciano interleuchina-1 beta, un mediatore infiammatorio che guida l’espansione delle cellule con mutazioni di Egfr, mentre il blocco dell’interleuchina-1 beta ha inibito lo sviluppo del cancro ai polmoni.
Risultati, questi, coerenti con i dati di un precedente studio clinico che mostrava una riduzione dell’incidenza di carcinoma polmonare in persone trattate con canakinumab, un anticorpo anti interleuchina-1 beta.
Bloccare le lesioni precancerose
«La nostra ricerca ha dimostrato che le mutazioni genetiche da sole hanno favorito solo in minima parte l’esordio del cancro dei polmoni», ha chiarito Swanton.
«Tuttavia, quando le cellule polmonari portatrici di mutazioni sono state esposte al particolato, si è verificato un maggior numero di tumori, suggerendo che possa essere stato l’inquinamento atmosferico stesso a promuovere la malattia.
Il prossimo passo sarà quello di scoprire perché alcune cellule dei polmoni portatrici di mutazioni diventano cancerose se esposte a sostanze inquinanti, mentre altre non vanno incontro a modificazioni».
Commentando i risultati, Tony Mok, responsabile del dipartimento di Oncologia clinica dell’Università di Hong Kong, in Cina, non coinvolto nello studio, ha dichiarato: «La ricerca offre prospettive interessanti e ci permette di immaginare, per il futuro, la possibilità di individuare, tramite scansioni polmonari, lesioni precancerose e di cercare di bloccarle con appositi farmaci, come gli inibitori dell’interleuchina-1 beta».
Dalla sperimentazione si evince, infine, l’importanza di ridurre l’inquinamento dell’aria per diminuire il rischio di sviluppare malattie dei polmoni, incluso il cancro. Ancora una volta, tutelare l’ambiente e il clima significa anche preservare la salute umana.
Paola Arosio