La galenica si vede rilanciata sul fronte più avanzato delle terapie personalizzate in un periodo storico in cui segnali di carenza e indisponibilità richiamano l’attenzione sulle preparazioni magistrali.
Al congresso nazionale della Società Italiana dei Farmacisti Preparatori questo aspetto ha assunto un valore particolarmente significativo, perché ha rilanciato una professione sulla frontiera più avanzata della sanità (“30 anni insieme per la galenica. Evoluzione di un impegno magistrale” è stato il titolo dell’evento).
Paola Minghetti, presidente e socio fondatore di SIFAP e presidente del Comitato di Direzione della Facoltà di Scienze del Farmaco – Università degli Studi di Milano ha riferito: «parlare di farmacista preparatore ha un significato completamente diverso dalle origini, quando il preparato magistrale era lo standard del medicinale.
Oggi il preparato allestito in farmacia risponde in modo specifico alle esigenze terapeutiche che l’industria non riesce a soddisfare.
Questo professionista oggi risponde concretamente alle necessità terapeutiche del singolo paziente, allestendo il medicinale personalizzato per fornire la terapia ottimale, e spesso si trova a sopperire alle carenze di farmaci di origine industriale nel normale circuito distributivo.
Possiamo dire che oggi il farmacista preparatore è uno dei maggiori interpreti della sanità personalizzata, quella delle terapie tagliate su misura».
Il farmacista preparatore ha avuto il suo momento di maggior pressione nell’emergenza pandemica. Durante le ondate di SARS.CoV.2 i prodotti industriali per la sanificazione del corpo e degli ambienti sono andati presto esauriti, e proprio le farmacie aperte al pubblico e ospedaliere si sono attivate per allestire preparati nel laboratorio e fronteggiare con successo l’emergenza sanitaria.
«In quel periodo sono nate le istruzioni operativa per il gel mani, quelle per i microclismi di diazepam indispensabili nell’epilessia infantile, le sospensioni di paracetamolo e di ibuprofene e le innumerevoli istruzioni per la ripartizione dei vaccini prodotte in collaborazione tra SIFAP e SIFO».
Qual è oggi la centralità operativa di questa figura?
Secondo Minghetti, «è un ruolo rilevante sia scientificamente sia socialmente, perché i tratta di una professione salvavita per pazienti per i quali l’industria non fornisce il farmaco necessario. Pensiamo, per esempio, alle malattie rare: la nostra figura diventa indispensabile proprio quando il farmaco preparato è l’unica soluzione per migliorare la qualità della vita del paziente stesso, se non addirittura per permettergli la sopravvivenza».