Durante il congresso nazionale SIFO (27-30 ottobre, Bologna), due simposi sono stati dedicati all’approfondimento degli aspetti di clinica, etica e managerialità connessi al farmaco oncologico e alla gestione dell’artrite reumatoide.
Il farmaco oncologico: dalla ricerca al paziente
Il simposio “Il farmaco oncologico: dalla ricerca al paziente. Aspetti di clinica, etica e managerialità”, organizzato da Eli Lilly e svoltosi venerdì 28 ottobre, è stato aperto dalla dott.ssa Emanuela Omodeo Salé, direttore delle unità di Farmacia Ospedaliera dell’Istituto Europeo di Oncologia e del Centro Cardiologico Monzino di Milano e direttore scientifico di Farmacia Ospedaliera, che – attraverso un videomessaggio del premio Nobel per la Medicina 2001 sir Paul Nurse – ha ricordato come stia evolvendo la figura del farmacista ospedaliero, che ha il privilegio di lavorare su quelle che saranno le terapie di domani.
Il farmacista ospedaliero sta acquistando un peso sempre maggiore sia a livello clinico – come anche nei team multidisciplinari, nei quali ha una presenza attiva (si veda l’esempio dei Molecular Tumor Board) – sia in termini di governance del farmaco (health economics, logistica, gestione del farmaco).
Altri ambiti nei quali emerge il ruolo di queste figure sono, in particolare, la gestione delle interazioni tra farmaci e la gestione delle terapie complementari.
D’altra parte, la stessa European Association of Hospital Pharmacists ha rimandato il ruolo del farmacista nei processi decisionali: nella validazione delle prescrizioni, nella ricognizione farmacologica, nella promozione della continuità ospedale-territorio, nella comunicazione con il paziente, nella riconciliazione farmacologia.
L’auspicio della dot.ssa Omodeo Salé è che il PNRR preveda fondi che servano a favorire una presenza più massiccia del farmacista ospedaliero.
Giuseppe Longo, direttore del Dipartimento Onco-Ematologico del Policlinico di Modena, Gruppo Regionale Farmaci Oncologici ed Ematologici – GReFO, ha evidenziato alcune criticità, facendo notare anzitutto come nel mondo il sistema regolamentazione del farmaco sia disregolato e di come in Italia questo aspetto sia reso ancora più evidente dall’esistenza di sistemi regionali che spesso non rendono accessibili i farmaci allo stesso modo su tutto il territorio nazionale.
Peraltro, i dati mostrano anche come i tempi della registrazione dei farmaci dipendano dal PIL di un Paese. Nel caso dell’Italia, il ritardo nel recepimento di decisioni dell’EMA arriva a 402 giorni.
Longo ha sottolineato altresì come l’innovatività sia un driver dell’accesso e come la misura dell’impatto dell’innovazione sia un’opportunità per costruire percorsi di valore nel rispetto della sostenibilità del sistema.
Anche l’indagine realizzata da Telos Management Consulting per conto di Eli Lilly ha rimarcato le tempistiche eccessivamente lunghe che in Italia intercorrono tra l’immissione in commercio e la rimborsabilità e la successiva prescrizione dei farmaci. Aggravato, il tutto, come detto, dalla forte disomogeneità tra Regioni.
Il valore terapeutico dovrebbe essere la guida di tutto il percorso.
D’altra parte, come ricordato anche da Ugo Trama, direttore U.O.D. Politica del Farmaco e Dispositivi della Regione Campania, nel corso della tavola rotonda conclusiva del simposio, una terapia erogata nei tempi giusti può significare migliore aspettativa di vita per il paziente.
La managerialità nella gestione dell’artrite reumatoide
Il simposio “La managerialità nella gestione dell’artrite reumatoide. Clinico, farmacista e farmaco economista a confronto” , anch’esso voluto da Eli Lilly e svoltosi sabato 29 ottobre, ha ricordato ai farmacisti ospedalieri l’importanza dell’allineamento fra gli stakeholder principali per gestire le malattie autoimmuni, come appunto l’artrite reumatoide, in una maniera migliore per i pazienti, sostenibile a lungo termine, ma anche appropriata.
Si è parlato dell’importanza di diagnosi e trattamento precoci, che permettono di iniziare la terapia nel momento giusto, evitando comorbidità e complicazioni che si creano con il tempo, portando sia problematiche aggiuntive a carico del paziente sia maggiore pressione sul budget del SSN.
Si assiste a un incremento dell’armamentario terapeutico verso il paziente reumatologico e, di fronte a un’ampia scelta di farmaci è difficile trovare quello in grado di modificare il decorso della malattia. In genere il 50% fallisce, quindi è difficile individuare la terapia farmacologica appropriata.
Del resto, non esistono biomarcatori che permettano di identificare il farmaco giusto.
Esistono anche farmaci che performano in modo equivalente, garantendo sicurezza ed efficacia. Tuttavia, ci si domanda se non esista un farmaco migliore.
Sono state emanate le linee guida con l’obiettivo di correre in aiuto dei reumatologi, suggerendo il miglior farmaco da utilizzare, ma sono scritte in modo poco chiaro e non soddisfano le richieste degli specialisti.
Per questo occorre studiare bene il paziente per capirne la migliore risposta verso un farmaco o un altro. In questo la medicina di precisione orienta verso la migliore terapia possibile per il singolo paziente.
Il prof. Maurizio Rossini, direttore della U.O.C. di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona, parlando di dati e di epidemiologia, ha sottolineato l’importanza della stratificazione dei pazienti.
«Solo procedendo a una stratificazione della popolazione di pazienti, in base al loro numero e al costo della terapia, programmare le risorse e un budget di spesa. Utilizzando i dati epidemiologici, le Regioni che hanno problemi di sforamento, potrebbero rispettare i piani di spesa.
La stratificazione, dovrebbe avvenire sulla base delle caratteristiche del paziente».
Fiorenzo Santoleri, farmacista ospedaliero dell’ASL di Pescara, si è invece soffermato sul ruolo dei farmaci biologici, che stanno rivoluzionando il trattamento dell’artrite reumatoide.
Non meno importante il trattamento dei dati, che permettono al farmacista ospedaliero di effettuare studi di aderenza e di persistenza.
Sulle patologie croniche un farmaco persistente è anche efficace e in termini di farmacoutilizzazione il farmacista ha sempre necessità di condurre analisi di confronto anche tra farmaci aventi la stessa indicazione e di comprendere come il farmaco venga assunto in un contesto non protetto come quello domiciliare, al fine di migliorare il trattamento dal punto di vista del paziente. Occorre, in tal senso, procedere con studi osservazionali.