Checkmab e Boehringer Ingelheim insieme per sviluppare immunoterapie

Checkmab, un’azienda fondata da due docenti dell’Università degli Studi di Milano, Sergio Abrignani, professore ordinario di Patologia Generale, e Massimiliano Pagani, professore associato di Biologia Molecolare, ha firmato un accordo di collaborazione con la società tedesca Boehringer Ingelheim per sviluppare un anticorpo monoclonale utile contro vari tumori.

Effetti collaterali dell’immunoterapia

Per comprendere l’importanza di questa sinergia occorre, però, fare un passo indietro. Nell’ultimo decennio l’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento dei tumori, tant’è che ai suoi scopritori, James P. Allison e Tasuku Honjo, è stato conferito nel 2018 il premio Nobel.
Una strategia terapeutica molto efficace, soprattutto in alcune neoplasie, come il melanoma, ma non scevra da alcune criticità. Uno dei principali problemi è che questo tipo di trattamento agisce su tutti i linfociti T regolatori dell’organismo, attivando la risposta immunitaria.
Di conseguenza, la maggioranza dei pazienti trattati finisce per sviluppare patologie autoimmuni, tra cui polmoniti, epatiti, coliti. Di questi, il 10% circa presenta gravi effetti collaterali, che rendono necessaria la sospensione della terapia.

Un’azione selettiva

Per ovviare a ciò, Abrignani, Pagani e i loro colleghi hanno pensato di agire in modo selettivo solo sui linfociti T regolatori che infiltrano il tumore. Grazie alla cospicua donazione di 20 milioni di euro, è stato possibile avviare la sperimentazione, che si è svolta nell’ambito del Consorzio internazionale di epigenetica umana (International human epigenetics consortium).

In concreto, i ricercatori hanno raccolto campioni di tessuto da pazienti affetti da cancro al colon o al polmone e hanno isolato i linfociti T presenti all’interno del tumore.
Li hanno poi confrontati con i linfociti dei corrispondenti tessuti sani e del sangue periferico, scoprendo che le cellule T regolatorie del cancro erano altamente soppressive nei confronti del sistema immunitario, sovraregolavano vari checkpoint immunitari ed esprimevano sulla loro superficie specifiche molecole, come il recettore 2 dell’interleuchina-1, il ligando 1 della proteina di morte programmata 1 (PD-1 L1), il ligando 2 della proteina di morte programmata 1 (PD-1 L2), la proteina CCR8.
La scoperta è stata brevettata e i dati dello studio sono stati pubblicati nel 2016 su Immunity.

La nascita della startup

I risultati sono stati così promettenti che i docenti hanno deciso di avviare una start-up. Così nel 2018 è stata creata Checkmab, che annovera tra i soci fondatori, oltre ad Abrignani e Pagani, anche l’Università degli Studi di Milano, l’Istituto nazionale di genetica molecolare Romeo ed Enrica Invernizzi, il fondo di investimenti Xyence Capital Sgr, che ha contribuito con 6 milioni di euro.
Un finanziamento che ha consentito di sviluppare due anticorpi monoclonali che hanno dimostrato la loro efficacia terapeutica sia in laboratorio, sia in modelli animali.

Una collaborazione da 240 milioni di euro

Ora occorre testare le molecole in studi clinici sull’uomo. Per fare ciò Checkmab ha ceduto la licenza esclusiva a livello mondiale a Boehringer Ingelheim, a fronte di un corrispettivo di 240 milioni di euro.
Dopo un periodo iniziale di ricerca congiunta tra le due imprese, l’azienda tedesca assumerà tutte le responsabilità di sviluppo e di commercializzazione.

«Questo accordo è la nostra prima collaborazione strategica», rende noto Renata Grifantini, direttore scientifico di Checkmab. «Stiamo pianificando lo studio di fase 1 con l’obiettivo di trasformare le intuizioni in nuove cure a favore dei pazienti con il cancro».
Checkmab continua a fare ricerca, non solo nel settore oncologico, ma anche nell’ambito delle malattie autoimmuni.