La congiuntura storica che ci troviamo a vivere sta creando difficoltà a tanti settori commerciali, tra i quali l’energetico, l’elettronico e il farmaceutico.
La pandemia prima, che ha imposto chiusure a varie attività produttive, e la guerra tra Russia e Ucraina poi, stanno lasciando strascichi pericolosi, che impattano anche sulla vita delle persone comuni. Uno dei temi più interessanti, in sanità, è la carenza di farmaci.
Le ultime notizie dall’Agenzia Italiana del Farmaco parlano di oltre 2800 farmaci difficili, se non impossibili da reperire. Tra le motivazioni più frequenti vi sono la sospensione definitiva della commercializzazione, difficoltà nella produzione ed elevata richiesta a livello internazionale e nazionale.
Per la gran parte di questi farmaci esistono prodotti equivalenti che possono essere utilizzati in alternativa al farmaco di marca, ma comunque è necessario un intervento del medico di medicina generale, dello specialista per effettuare il cambio. Inoltre, alcuni di questi farmaci sono a uso ospedaliero.
C’è inoltre da chiedersi come comportarsi nei confronti di farmaci non più disponibili per i quali non esistono equivalenti.
La situazione qui presentata per l’Italia non è differente nel resto d’Europa e dato che il problema della carenza di farmaci è sempre più frequente, l’Agenzia Europea del Farmaco ha redatto un apposito documento in cui elenca le buone pratiche da attuare da parte di pazienti, professionisti della salute e organizzazioni sanitarie per prevenire questa situazione.
Uno degli aspetti più importanti sottolineati dal documento è la corretta informazione, verso medici prescrittori, che devono svolgere al meglio il proprio compito, e verso i cittadini ai quali è richiesto di non richiedere più dosi di quelle che necessitano e di essere sempre ben informati rispetto ai farmaci equivalenti che possono utilizzare quanto c’è carenza di un prodotto in particolare.
Questo secondo aspetto può richiedere l’intervento del medico di base e del farmacista, ovviamente. L’EMA chiede poi alle organizzazioni sanitarie europee di elaborare strategie collaborative per essere sempre tutti aggiornati rispetto alla carenza di farmaci e sulle sue conseguenze.
Il suggerimento è l’apertura di osservatori in grado di informare tempestivamente, per esempio, rispetto a cambiamenti nella richiesta di un dato farmaco, in aumento o in difetto, dati dall’introduzione di nuovi protocolli clinici, ma anche per valutare gli effetti su aderenza terapeutica, sicurezza ed esiti determinati da un farmaco carente. In questo secondo caso, l’idea è di raccogliere tutte le informazioni necessarie da presentare poi ai decisori politici. Sarebbe utile anche avere osservatori per anticipare le informazioni sulle carenze, soprattutto a livello locale, per facilitare la messa in opera di strategie compensatorie da parte dei professionisti della salute e delle aziende sanitarie.
Un altro aspetto sottolineato da EMA è il possibile avvio di registri dei farmaci essenziali, per i quali è importante razionare l’uso così da garantirlo a chi non può farne a meno: un lavoro che richiederebbe la collaborazione tra professionisti della salute e autorità nazionali per avere un coordinamento alto.
C’è poi da effettuare un attento monitoraggio dell’uso di farmaci a livello di cittadini per evitare che l’informazione trasparente rispetto alla carenza di farmaci si trasformi in una corsa alle scorte che non farebbe che peggiorare il problema. Questi sono solo alcuni esempi delle azioni suggerite da EMA, che ha elaborato questo interessante documento con la collaborazione di Patients’ and Consumers’ Working Party (PCWP) e Healthcare Professionals’ Working Party (HCPWP).
Stefania Somaré