Tra l’80% e il 90% dei pazienti che sviluppano carcinoma polmonare presenta una forma non a piccole cellule (NSCLC), che a sua volta può dividersi in tre sottogruppi, in base alle cellule di partenza: adenocarcinoma (40%), carcinoma a cellule squamose (25-30%) e carcinoma a grandi cellule (10-15%).
Il tumore ai polmoni è in gran parte legato all’abitudine al fumo e all’inquinamento ambientale, anche se la suscettibilità genetica è importante. Possiamo dire che questo tumore rappresenta il 15% di tutte le diagnosi di tumore negli uomini e il 6 %o nelle donne. Per dare qualche numero, in Italia nel 2023 sono state stimate 44 mila nuove diagnosi, in gran parte nell’uomo, e una sopravvivenza a 5 anni ancora abbastanza bassa, sebbene migliore rispetto al passato: 16% nell’uomo e 23% nella donna.
Come per molte alte forme tumorali, il problema è che la diagnosi per tumore al polmone avviene nella maggioranza dei casi troppo tardi, quando la massa è già estesa e difficile da combattere. Una diagnosi precoce favorirebbe prognosi positive. Nel frattempo, sono allo studio molecole che possano agire specificatamente su alcune tipizzazioni di questo tumore, in base alla presenza di mutazioni genetiche particolari.
La mutazione BRAFV600E
Da quando la genomica è entrata in oncologia è possibile effettuare diagnosi sempre più precise, il che consente anche di sviluppare farmaci specifici. Nel caso del tumore al polmone non a piccole cellule, tali mutazioni possono colpire i geni EGFR, ALK, ROS1, PDL-1, RET, NTRK, KRAS, HER2, MET e BRAF.
Ognuna di queste mutazioni ha una frequenza ben calcolata e si riscontra in alcune particolari popolazioni di pazienti. La mutazione V600E, tra le più frequenti del genen BRAF, si associa per esempio a pazienti fumatori o ex fumatori con adenocarcinoma. La sua frequenza è del 2%.
Per questi pazienti è in via di studio l’associazione dei farmaci encorafenib e binimetinib, valutata con Pharos, studio di fase II in aperto, multicentrico e non randomizzato, con pazienti provenienti da 5 Paesi.
Lo studio Pharos e i suoi esiti
Lo studio Pharos ha arruolato 98 pazienti con mutazione BRAFV600E e tumore NSCLC in stadio avanzato, 59 mai trattati precedentemente (naïve) e 39 già sottoposti a terapie per il tumore. Encorafenib è un inibitore di BRAF, mentre binimetinib è un inibitore di MEK.
I risultati dello studio, presentati in una pubblicazione del giugno 2023 su Journal of Clinical Oncology, mostrano un buon tasso di risposta obiettiva (ORR), pari al 75% nei pazienti naive e al 46% in quelli già trattati, con durata fino a 12 mesi nel 59% dei primi pazienti e nel 33% dei secondi. Questi esiti hanno portato di recente il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali ha fornire un parere positivo su questa combinazione di prodotti.
Eric Ducournau, ad di Pierre Fabre Laboratories, ha dichiarato: “il parere positivo del CHMP segna un passo fondamentale nel nostro impegno a fornire un’ulteriore opzione terapeutica efficace per i pazienti affetti da NSCLC avanzato con mutazione BRAFV600E che attualmente dispongono di opzioni terapeutiche limitate. Attendiamo con ansia la decisione della Commissione Europea di rendere BRAFTOVI® + MEKTOVI® disponibili per i pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule in Europa”.
Entro fine 2024 si attende il parere definitivo della Commissione Europea.
Lo studio: Gregory J. Riely et al., Phase II, Open-Label Study of Encorafenib Plus Binimetinib in Patients With BRAFV600-Mutant Metastatic Non–Small-Cell Lung Cancer. JCO 41, 3700-3711(2023). DOI:10.1200/JCO.23.00774