Carcinoma mammario triplo negativo, meglio evitare l’uso di antibiotici

Il 20-30% delle nuove diagnosi di tumore mammario riguarda carcinomi triplo negativo, per i quali non si sono ancora trovati bersagli molecolari sui quali targhetizzare farmaci appositi.
Sono tumori che non rispondono alle terapie ormonali né a quelle rivolte contro HER-2, di volta in volta occorre individuare il miglior percorso terapeutico per la singola paziente. Data l’incidenza, questa forma di tumore al seno riguarda in media 10.000 nuove pazienti l’anno, spesso di età inferiore a 50 anni e caratterizzate da mutazioni nel gene BRCA.

Uno studio della Stanford University School of Medicine si è concentrato sul ruolo degli antimicrobici nella prognosi di queste pazienti: un ruolo negativo, già evidenziato da precedenti lavori.
Sembra, infatti, che le donne che assumono più antimicrobici entro 3 anni dalla diagnosi di tumore incorrano nelle prognosi più infauste.
Più nel dettaglio, gli autori hanno studiato l’associazione tra uso mensile di antimicrobici e sopravvivenza generale e per tumore al seno, basandosi su un campione di 772 donne curate presso la Stanford University o presso la Fondazione Medica di Palo Alto, e con un follow-up di 5 anni.
La gran parte di queste pazienti ha utilizzato terapie antimicrobiche dopo la diagnosi: si parla dell’84% del campione.

Gli antimicrobici più utilizzati sono gli antibiotici (99%), ma in alcuni casi sono stati utilizzati anche antifungini (23%).
Un’analisi dettagliata mostra l’identikit delle pazienti che fanno maggior uso di antimicrobici: hanno un BMI fuori norma, sono seguite da un medico di comunità piuttosto che da un’istituzione accademica, sono state sottoposte a mastectomia invece che a nodulectomia, hanno una conta assoluta di neutrofili bassa e assumono un supporto per il fattore di crescita.

Non solo. Gli autori hanno trovato una associazione tra uso di antibiotici e riduzione dei linfociti circolanti, necessari invece per facilitare la ripresa della paziente e la risposta ai trattamenti oncologici, da qui il maggior rischio di morte in queste pazienti. È probabile che il link tra uso di antibiotici e risposta ai trattamenti oncologici risieda nella salute dell’intestino, che è noto viene minata dagli antimicrobici.

Spiega Julia Ransohoff, medico presso Ematologia e Oncologia medica della Stanford e primo autore dello studio: «ogni prescrizione antibiotica sembra aumentare il rischio di morte dal 5% al 18% nelle pazienti che li assumono. Chiaramente, questi risultati vanno interpretati con attenzione, non possiamo certoevitare di trattare delle infezioni. Tuttavia, questo studio suggerisce di trovare un modo per trattare al meglio le infezioni senza aumentare il rischio di recidiva del tumore».

Non solo. Secondo Ransohoff, il lavoro offre una visione di come il sistema immunitario sia importante nel combattere il più aggressivo dei tumori al seno, indicando anche quali fattori potrebbero disturbarlo.
«Una comprensione necessaria per guidare al meglio le pazienti e il loro percorso di cura», conclude la ricercatrice.

(Lo studio: Ransohoff, J.D., Ritter, V., Purington, N. et al. Antimicrobial exposure is associated with decreased survival in triple-negative breast cancer. Nat Commun 14, 2053 (2023). https://doi.org/10.1038/s41467-023-37636-0)