Una patologia infiammatoria cronica autoimmune, che coinvolge la pelle, le articolazioni e i tendini. L’artrite psoriasica in Italia colpisce oltre 300 mila persone, manifestandosi in genere tra i 30 e i 50 anni e in un paziente con psoriasi su tre.
Caratterizzata da dolore, rigidità, gonfiore articolare, la malattia può interessare l’intero organismo, fino a provocare deformità, danni permanenti, disabilità.
Un inibitore orale delle Janus-chinasi
Con l’obiettivo di arginare la sua progressione, vengono spesso prescritti agli assistiti farmaci antireumatici modificanti la malattia o inibitori del fattore di necrosi tumorale. Il problema è che, almeno fino a ora, i pazienti intolleranti o non rispondenti a questi medicinali non avevano alternative soddisfacenti.
Per offrire loro un’opzione terapeutica in più, il 24 marzo 2022 l’ente regolatorio italiano ha dato il via libera a tofacitinib citrato, in associazione con metotrexato, il primo inibitore orale delle Janus-chinasi (Jak), che agisce bloccando contemporaneamente più citochine coinvolte nel segnale infiammatorio, come interferone-gamma, interleuchina-12, interleuchina-23, interleuchina-6 e interleuchina-22.
Già disponibile in Europa contro artrite psoriasica, artrite reumatoide, colite ulcerosa, spondilite anchilosante, artrite idiopatica giovanile e in Italia contro artrite reumatoide e colite ulcerosa, il farmaco è il Jak-inibitore con il maggior numero di indicazioni approvate.
Risultati positivi soprattutto contro il dolore
«Dal punto di vista clinico, i risultati della molecola nel trattamento dell’artrite psoriasica sono ottimi, con un miglioramento dell’infiammazione articolare, una riduzione del numero di articolazioni gonfie e soprattutto una rilevante diminuzione del dolore, in quanto il farmaco agisce bloccando il segnale nocicettivo, per cui il benessere subentra già dopo le prime settimane di assunzione», dichiara Francesco Ciccia, professore ordinario di Reumatologia e direttore della scuola di specializzazione in Reumatologia dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli.
«Abbiamo a disposizione una nuova arma per curare i pazienti, consentendo loro di raggiungere una soddisfacente remissione dei sintomi e una buona qualità di vita».
Approvazione basata su tre studi
Sicurezza, tollerabilità, efficacia di tofacitinib sono state dimostrate in due studi multicentrici di fase 3, randomizzati, in doppio cieco: Opal Broaden e Opal Beyond. Il primo ha coinvolto 422 pazienti, il secondo 394.
È stato, inoltre, condotto uno studio di estensione a lungo termine a 36 mesi, ampliato a 48 mesi, chiamato Opal Balance. Questa ricerca è stata realizzata in 124 Centri in 16 Paesi, somministrando ai partecipanti la molecola alla dose di 5 milligrammi due volte al giorno.
I risultati hanno evidenziato una sicurezza a lungo termine fino a quattro anni e un’efficacia mantenuta per oltre tre anni.
Paola Arosio