Non solo i batteri, ma anche i funghi sono in grado di sviluppare resistenza nei confronti dei farmaci utilizzati per debellarli in ambito sia agricolo sia sanitario. Il problema è ancora più sentito che nell’antibiotico resistenza, perché a oggi esistono pochi farmaci antifungini e, tra questi, alcuni sono già di per sé inattivi contro alcuni tipi di funghi. Per esempio, il fluconazolo non colpisce l’Aspergillus, che invece è estremamente diffuso. Altri ceppi fungini capaci di sviluppare multi-resistenza sono Candida albicans, Candida auris, responsabile di molte infezioni nocosomiali, e due funghi responsabili della tigna, Trichophyton indotineae e Trichophyton rubrum. Come per i batteri, anche in questo caso la strategia consiste nell’utilizzare gli antifungini solo quando davvero necessari e nello scegliere il tipo più corretto per il ceppo microbico da trattare.
Inoltre, occorre lavorare in logica one health, dato che le patologie fungine colpiscono molte culture. Ogni Paese sta lavorando allo sviluppo di piani per la gestione delle resistenze agli antifungini, parallelamente a quelli per gli antibiotici. Il Journal of Antimicrobial Chemotherapy riporta, per esempio, uno studio australiano che descrive la validazione di uno strumento di valutazione di qualità del programma Antifungal National Antimicrobial Prescribing Survey (AF-NAPS), ideato per effettuare indagini circa le conoscenze e la capacità dei medici di prescrivere sostanze antifungine.
Una volta stabiliti i casi gold standard in cui è necessario prescrivere questi farmaci e linee guida ad hoc, gli autori hanno quindi realizzato una serie di vignette descrittive di varie casistiche di prescrizione. Fatto ciò, gli autori hanno chiesto a 28 soggetti, tra infettivologi, specialisti in antimicrobial stewardship e farmacisti esperti, di classificare 59 prescrizioni per antifungini utilizzando le vignette del programma AF-NAPS, valutandone di volta in volta l’appropriatezza e l’aderenza alle linee guida. La validità del programma è stata quindi misurata facendo un confronto tra accuratezza, sensibilità e specificità delle indicazioni degli specialisti rispetto al gold standard e alle linee guida.
Gli autori hanno inoltre misurato l’affidabilità tra i valutatori con la statistica di Fleiss’ kappa. Si è così visto che gli specialisti in antimicrobial stewardship sono quelli che hanno fatto classificazioni più accurate (81%), seguiti dai farmacisti (79%). Il setting ospedaliero in cui le prescrizioni si sono dimostrate meno accurate è l’ematologia, mentre gli antifungini utilizzati in modo meno adeguato sono le echinocandine (73%), gli azoli (75%) e quelli per le profilassi (71%). Più in generale, lo studio rileva un 77% di accuratezza, un 85.3% di sensibilità e un 68% di specificità del test.
L’affidabilità tra i valutatori è in media bassa (0.3906), più alta se si considerano solo i farmacisti esperti in gestione delle antimicrobico-resistenze (0.5304). Gli autori evidenziano alcuni aspetti sui cui occorre lavorare per migliorare le competenze degli specialisti: una maggior conoscenza di alcune matrici di appropriatezza e di alcune indicazioni delle linee guida. Tuttavia, il team è già al lavoro per definire meglio le lacune. Il conclusione, tool AF-NAPS si è comunque dimostrato efficace per lavorare sull’audit delle prescrizioni di antifungini. Molti gli istituti che hanno collaborato a questo studio, guidati dal “National Centre for Infections in Cancer” del Peter MacCallum Cancer Centre e dal Peter Doherty Institute for Infection and Immunity, tutti a Melbourne.
(Lo studio: Khanina A, Douglas AP, Yeoh DK, So M, Abbotsford J, Spelman T, Kong DCM, Slavin MA, Thursky KA. Validation of the Antifungal National Antimicrobial Prescribing Survey (AF-NAPS) quality assessment tool. J Antimicrob Chemother. 2023 Apr 11:dkad085. doi: 10.1093/jac/dkad085. Epub ahead of print. PMID: 37038993)