Contrastare l’avanzamento dell’antibiotico resistenza e, nel contempo, risparmiare? Possibile. Grazie alla figura del farmacista di dipartimento.
Questa la posizione di SIFO – Società dei farmacisti ospedalieri e dei servizi territoriali delle aziende sanitarie, che a questa figura ha dedicato il suo 38° congresso nazionale, tenutosi a Roma e concluso il 26 novembre scorso.
Secondo i dati del progetto “Antimicrobial stewardship”, presentati già un anno fa dalla stessa Sifo, la presenza di un farmacista dedicato in corsia avrebbe delle ricadute positive su più fronti: grazie alla loro presenza, infatti, si è assistito nelle strutture che hanno partecipato al progetto, un passaggio del 42% tra terapia antibiotica iniettabile a quella orale, un miglioramento del 5% nella correzione della posologia, una riduzione del 34% delle scorte di farmaci nell’armadio di reparto, un aumento del 4% delle segnalazioni di allergie e un aumento del 275% nella rilevazione delle reazioni avverse ai farmaci.
Perché tutto ciò si verifichi, farmacisti e medici devono lavorare a stretto gomito: ai medici il compito di identificare il problema… ai farmacisti di scegliere la terapia migliore, seguirne la preparazione e verificare che le scorte presenti in armadietto siano adeguate alle esigenze della struttura. O del reparto.
Al progetto SIFO hanno collaborato gli ospedali di Torino, quelli di Milano, di Ferrara, Sassari, l’ospedale Alto Vicentino di Thiene (Vicenza) e quello di Acquaviva delle Fonti (Bari).
Già diffusa in altri Paesi europei, questa figura dovrebbe prendere piede anche nel nostro Paese per migliorare le cure in caso di patologie microbiche e fungine e, al tempo stesso, ridurre i costi. Per favorirne la diffusione la Sifo ha preparato un manuale apposito, che potrebbe essere utile anche nella formazione di questa nuova figura: il farmacista di dipartimento – antimicrobial stewardship.
Stefania Somaré