Nei giorni scorsi, si è svolto a Padova il congresso nazionale Aaiito – Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri.
Tra i vari temi, l’attenzione si è concentrata sull’allergia ai farmaci, un ambito cruciale per trattare la resistenza agli antibiotici.
Secondo Donatella Bignardi, allergologa Aaiito e responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale di Allergologia dell’Irccs Policlinico San Martino di Genova, la gestione errata delle presunte allergie agli antibiotici può contribuire in modo significativo alla diffusione dei batteri resistenti ai farmaci.
«L’allergia agli antibiotici, e in particolare alle penicilline, è un problema sottovalutato di sanità pubblica. Fino al 20% dei pazienti nel mondo si dichiara allergico, ma nel 90% dei casi la diagnosi non viene confermata da test specifici. Questo porta spesso all’uso di antibiotici di seconda linea, meno efficaci e più tossici, con conseguenze sulla salute del singolo e sull’intera collettività», afferma Bignardi.
Pertanto, è necessario ridurre le etichette ingiustificate di allergia per preservare opzioni terapeutiche migliori e limitare l’uso di sostituti inadeguati, causa potenziale di resistenza.
Il tema dell’allergia ai farmaci, in particolare dell’accuratezza della diagnosi, è stato affrontato al congresso Aaiito nell’ambito del corso teorico-pratico “Controversie nell’allergia a farmaci”.
Tra i temi trattati, nel corso dell’intervento del prof. Antonino Romano, quello della diagnostica delle reazioni non immediate ai betalattamici, uno dei nodi più complessi del settore.
I casi di falsa allergia alle penicilline rappresentano una criticità sistemica non trascurabile come spiegato da Bignardi: «molti pazienti vengono etichettati come allergici sulla base di sintomi poco specifici o reazioni passate non più verificabili.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi, al termine dell’iter diagnostico l’allergia non è riscontrabile. Senza una rivalutazione allergologica accurata, questi pazienti vengono esclusi dai trattamenti più efficaci e costretti a ricorrere ad antibiotici alternativi, favorendo così l’insorgenza di resistenze batteriche».
Una soluzione è rappresentata dalla pratica del delabeling, già diffusa in altri Paesi, ma frenata in Italia da una carenza di centri specialistici e risorse adeguate.
I numeri dell’emergenza
Il nuovo Global Antibiotic Resistance Surveillance Report 2025 dell’Oms attesta che nel 2023 un’infezione batterica su sei confermata in laboratorio risulta resistente a trattamenti antibiotici. Nel contesto europeo, ogni anno più di 670 mila infezioni da batteri resistenti causano oltre 35 mila decessi, di cui circa 12 mila in Italia.
«La resistenza antimicrobica», precisa Bignardi, «dipende dall’uso scorretto degli antibiotici e da diagnosi incomplete o errate. Ogni volta che un paziente riceve un’etichetta di allergia non confermata, si limita l’uso dei farmaci più adeguati. È un problema medico, culturale e organizzativo».
La survey di Aaiito
Una survey Aaiito (in via di pubblicazione) ha evidenziato una carenza rilevante, sia numerica che in termini di organico, dei centri italiani che si occupano di allergie ai betalattamici: una debolezza strutturale che ostacola l’adozione generale delle pratiche di delabeling, necessarie al contenimento delle resistenze.
«Una valutazione allergologica ben condotta tutela il paziente», prosegue Bignardi «e, al tempo stesso, la collettività. Serve dunque una rete di centri dedicati e il riconoscimento strategico dell’Allergologia nei percorsi multidisciplinari di stewardship antibiotica. Solo così si può affrontare efficacemente questa emergenza globale».



