Ictus acuto: relazione tra nidacarpidina e labelitalolo sul tempo casa/inizio terapia con alteplase

L’ictus ischemico è una patologia tempo dipendente che può essere trattata con infusione intravenosa di alteplase, agente trombolitico che può rompere il coagulo causa dell’ischemia e ripristinare il flusso sanguigno cerebrale.

Tra i fattori da tenere in considerazione prima di iniziare la terapia con alteplase ce ne sono due particolarmente importanti: il tempo trascorso tra l’ictus e l’inizio dell’infusione e la pressione sanguigna.

Il farmaco risulta efficace se infuso a partire dalle tre ore dopo l’evento, ma le linee guida suggeriscono di ridurre questo tempo a una sola ora. Inoltre, per poter effettuare l’infusione con altaplase, la pressione arteriosa dovrebbe essere minore di 185/110 mmHg, sia prima che per le 24 ore successive l’inizio del trattamento.

Le linee guida non sono chiare rispetto al miglior farmaco da utilizzare per ridurre la pressione sanguigna in pazienti che l’hanno troppo alta, così da poter avviare la terapia trombolitica.

Un recente studio retrospettivo condotto dal Detroit Receiving Hospital e dall’Eugene Applebaum College of Pharmacy and Health Sciences della Wayne State University (USA) confronta l’efficacia di due farmaci: la nicardipina e il labetalollo. I risultati sono pubblicati su Frontiers in Neurology.

Confronto tra i trattamenti messi in atto

La letteratura offre già alcune indicazioni rispetto all’efficacia dei due farmaci valutati, indicando la nicarpidina come migliore nel ridurre la pressione sanguigna, ma gli autori sono qui interessati a capire se il profilo di riduzione dato dalla nicarpidina possa influenzare in qualche modo il tempo casa/inizio terapia utile per poter iniziare la terapia con altaplase.

Lo studio prende in considerazione 481 pazienti, l’83% dei quali non ha ricevuto una terapia anti-ipertensione prima del trattamento con altaplase, mentre il 14% è stato trattato con labelatolo e il 13% con nicarpidina.

I piani terapeutici anti-ipertensivi utilizzati sono diversi tra i vari pazienti, scelti in base alla necessità individuale: il 63% dei pazienti trattati con labelitalolo hanno ricevuto una dose iniziale di 20 mg, mentre gli altri di 10 mg, e circa la metà dei pazienti non ha avuto bisogno di una seconda dose; il 92% dei pazienti trattati con nadicarpidina ha ricevuto una dose di 5mg/h, mentre l’8% di 2,5 mg/h, non avendo bisogno di ulteriori cambiamenti.

La nidicarpidina non modifica il tempo casa/inizio terapia

Dallo studio risulta che i pazienti che non necessitano di abbassare la pressione sanguigna prima dell’avvio della terapia con altaplase hanno un tempo casa/inizio terapia inferiore agli altri.

Tra questi ultimi, invece, non si trovano differenze significative rispetto al tempo intercorso prima di poter avviare l’infusione intravenosa di altaaplase, pari rispettivamente a 58 minuti per il labelitalolo e a 67 minuti per la nidacarpidina.

Studio: Huang A, Parker D Jr, Wein R. Comparison of nicardipine versus labetalol for time to alteplase administration in acute ischemic stroke. Front Neurol. 2025 Jul 2;16:1573352. doi: 10.3389/fneur.2025.1573352. PMID: 40672455; PMCID: PMC12263352