Tumori IDH1-mutati, approvato ivosidenib in Europa

La leucemia mieloide acuta è un tumore del sangue e del midollo osseo. In Europa colpisce 5 persone su 100 mila, cioè più di 20 mila ogni anno, con un tasso di sopravvivenza a due anni negli over 75 inferiore al 10%.

Il colangiocarcinoma è, invece, un tumore dei dotti biliari raro e aggressivo, spesso correlato a cirrosi o a un’infezione epatica.
In Europa colpisce 1-3 persone su 100 mila, con circa 10 mila nuovi casi ogni anno. Il tasso di sopravvivenza a cinque anni è del 9%, ma tende a zero in caso di metastasi.
Si tratta di due neoplasie che spesso vengono diagnosticate in fase avanzata e che hanno opzioni terapeutiche limitate, con una prognosi spesso infausta.

Target therapy che inibisce IDH1

Per offrire ai pazienti nuovi trattamenti, in grado di aumentare l’aspettativa e la qualità di vita, i ricercatori del gruppo farmaceutico Servier hanno provato a prendere di mira l’isocitrato deidrogenasi-1 (IDH1), le cui mutazioni sono le principali responsabili della progressione di queste patologie.
Hanno così creato ivosidenib, una target therapy in compresse diretta contro il metabolismo del cancro, che agisce inibendo IDH1.

Il medicinale, già approvato negli Stati Uniti, in Australia, in Cina, ha ora ottenuto il via libera anche in Europa, ricevendo la designazione di farmaco orfano, con due specifiche indicazioni: in associazione con azacitidina per adulti con leucemia mieloide acuta di nuova diagnosi con una mutazione di IDH1 non idonei a ricevere la chemioterapia di induzione standard; in monoterapia per adulti con colangiocarcinoma localmente avanzato o metastatico con una mutazione di IDH1 precedentemente trattati con almeno una terapia sistemica.

Gli studi clinici

Nel caso della leucemia mieloide acuta, l’approvazione si basa sui dati dello studio di fase 3 Agile, globale, multicentrico, in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo, i cui risultati hanno dimostrato un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da eventi e della sopravvivenza globale somministrando ivosidenib più azacitidina rispetto a placebo più azacitidina.

In particolare, la sopravvivenza globale mediana con ivosidenib più azacitidina è stata di 24 mesi, quella con placebo più azacitidina di 7,9. Le reazioni avverse più comuni con il farmaco sono state vomito, neutropenia, trombocitopenia, prolungamento del Qt dell’elettrocardiogramma, insonnia.

Per quanto riguarda il colangiocarcinoma, l’approvazione europea si è, invece, basata sui dati dello studio di fase 3 Claridhy, globale e randomizzato.
I risultati hanno evidenziato un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione, valutata da un comitato indipendente.

Nel dettaglio, la sopravvivenza mediana è stata di 2,7 mesi per ivosidenib e di 1,4 per il placebo. Il 32% e il 22% dei pazienti trattati con la molecola sono rimasti liberi da progressione o morte a 6 e 12 mesi rispettivamente, contro nessuno nel braccio placebo.
Gli effetti collaterali più frequenti sono stati affaticamento, nausea, dolore addominale, diarrea, diminuzione dell’appetito, ascite, vomito, anemia, eruzione cutanea.