Tumore renale avanzato: da ESMO novità per il trattamento

Durante il congresso della Società Europea di Oncologia Molecolare sono stati presentati i risultati di due studi sul trattamento del tumore renale avanzato ai quali hanno partecipato anche membri della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma.

Quello che colpisce i reni è un tumore più frequente negli uomini, in un rapporto di circa 2,5 a 1. I dati del report di AIRTUM “I numeri del cancro 2022” riferiscono di 12.600 nuove diagnosi nell’anno di riferimento. Si tratta di neoplasie spesso silenti, che vengono diagnosticate quasi per caso e spesso in stadi di sviluppo avanzati. La probabilità di sviluppare questo tumore cresce con l’età, sebbene esistano forme pediatriche.

TIDE-A per la personalizzazione del trattamento di prima linea

Tra gli studi presentati durante il congresso ESMO c’è TIDE-A, studio italiano di fase II che ha coinvolto 79 pazienti con tumore renale metastatico in carico in 15 diversi centri italiani. Tutti sono stati trattati per 36 settimane con una combinazione di 2 anticorpi monoclinali, avelumab e axitinib, seguendo il seguente piano: avelumab 800 mg per via endovenosa ogni 2 settimane e axitinib 5 mg per via orale, due volte al giorno.

Il trattamento è suggerito dalle più recenti linee guida, ma pur mostrandosi efficace, non è privo di tossicità, tanto che in circa 2 pazienti su 3 è necessario ridurre il dosaggio dei farmaci e in 1 paziente su 3 si sospende addirittura il trattamento. Scopo del lavoro TIDE-A è capire se si possa ridurre, nei pazienti che rispondono alla terapia, si possa sospendere Axitinib e utilizzare solo Avelumab.

“Lo studio ha dimostrato che questa strategia permette di evitare l’uso del farmaco più tossico per un tempo mediano di 4 mesi e, in un terzo dei pazienti, per oltre sei mesi, senza che questo abbia ricadute negative sul controllo di malattia, che mediamente è stato di oltre 23 mesi.

Questo consente allo stesso tempo di evitare molte delle tossicità correlate al trattamento”, spiega il prof. Roberto Iacovelli, UOC Oncologia Medica, Comprehensive Cancer Center, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e professore associato di Oncologia Medica, Università Cattolica del Sacro Cuore. Questi risultati fanno ben sperare di poter applicare alla clinica questa strategia personalizzata.

Litespark005 offre speranze per l’efficacia di belzutifan

Se TIDE-4 è uno studio tutto italiano, Litespark005 è uno studio internazionale multicentrico randomizzato di fase III che ha visto la collaborazione di diversi centri. Focus dello studio, l’efficacia del nuovo farmaco Belzutifan nel controllare il carcinoma renale avanzato in pazienti che abbiano già ricevuto fino a 3 trattamenti precedenti. Già approvato negli Stati Uniti per patologie differenti da quella tumorale, il farmaco agisce bloccando la crescita tumorale attraverso l’inibizione della proteina HIF1 alfa.

In sostanza, va a soffocare le cellule neoplastiche, riducendo l’ossigeno in arrivo. I 746 partecipanti sono stati divisi in 2 gruppi: quello di studio ha assunto 120 mg di Belzutifan 1 volta a giorno per via orale, mentre il gruppo di controllo 10 mg di Everolimus, una volta a giorno per via orale. I ricercatori vogliono confrontare gli esiti tra i 2 gruppi rispetto a sopravvivenza priva di progressione di malattia e sopravvivenza generale.

Endpoint primari sono il tasso di risposta alla terapia, la durata della risposta, la sicurezza e gli outcome riportati dai pazienti. Al Gemelli di Roma sono in essere altri 2 studi su questo stesso farmaco, che necessita di ulteriori conferme.