I risultati dello studio ARTO, promosso dal team di Radioterapia Oncologica dell’Ospedale Careggi di Firenze e condotto su pazienti con carcinoma della prostata oligometastatico. Il trial clinico di fase II ha messo in luce l’efficacia dell’integrazione tra radioterapia stereotassica e trattamento farmacologico standard per la sopravvivenza dei pazienti.
L’integrazione della radioterapia stereotassica con il trattamento farmacologico standard aumenta la sopravvivenza dei pazienti affetti da carcinoma della prostrata oligometastatico. È quanto emerge dallo studio ARTO – promosso dall’équipe di Radioterapia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze, anima della Fondazione Radioterapia Oncologica, attiva da oltre 30 anni nella promozione della ricerca scientifica in ambito radioterapico – di recente pubblicati sul Journal of Clinical Oncology e presentati alla 15a edizione dello European Multidisciplinary Congress on Urological Cancers – EMUC, di Marsiglia.
Il trial clinico di fase II: ARTO
ARTO è il primo studio clinico randomizzato multicentrico di fase II che ha inteso indagare l’effetto sinergico della radioterapia stereotassica, moderna tecnica radioterapica che permette un’erogazione con precisione millimetrica di dosi elevate di radiazioni su target tumorali molto piccoli, con la terapia sistemica di prima linea, rappresentata da abiraterone acetato e prednisone.
Arruolamento ed endpoint
I pazienti sono stati assegnati in modo casuale, in rapporto di 1:1 a ricevere terapia farmacologica standard da sola (braccio di controllo) o unitamente alla radioterapia stereotassica in tutti i siti di malattia (braccio sperimentale). L’endpoint primario era il tasso di risposta biochimica, definito come una riduzione dell’antigene prostatico specifico (PSA) ≥50% rispetto al basale, misurata a 6 mesi dall’inizio del trattamento. La risposta biochimica completa, definita come PSA < 0,2 ng/mL a 6 mesi dal trattamento, e la sopravvivenza libera da progressione rappresentavano gli endpoint secondari.
I risultati ottenuti
Centocinquantasette pazienti con carcinoma prostatico oligometastatico (con non più di 3 lesioni metastatiche) sono stati arruolati tra gennaio 2019 e settembre 2022. La risposta biochimica è stata rilevata nel 79,6% dei pazienti (92% v 68,3% nel braccio sperimentale e di controllo, rispettivamente), con un odds ratio di 5,34 a favore del braccio sperimentale. La risposta biochimica completa è stata rilevata nel 38,8% dei pazienti (56% contro 23,2% nel braccio sperimentale e in quello di controllo, rispettivamente), con un OR di 4,22. La radioterapia stereotassica ha prodotto un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da progressione, con un hazard ratio per la progressione di 0,35 nel braccio sperimentale rispetto a quello di controllo.
I risultati ottenuti suggeriscono che i pazienti trattati con radioterapia stereotassica, in abbinamento a terapia farmacologica standard a base di abiraterone acetato o prednisone, ottengono un beneficio significativo rispetto ai pazienti curati con la sola terapia farmacologica. E questo in assenza di aumentati effetti collaterali, quali disturbi gastrointestinali e presenza di sangue nelle urine (ematuria).
“Ancora una volta, la moderna radioterapia dimostra di rappresentare un’arma efficace a disposizione dello specialista oncologo per migliorare le possibilità di cura dei pazienti affetti da carcinoma della prostrata, senza aggiungere significativi eventi di tossicità”, ha sostenuto Giulio Francolini, medico radioterapista oncologo presso l’Unità di Radioterapia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze e primo autore dello studio ARTO, il quale ha proseguito: “Siamo altresì particolarmente orgogliosi e onorati che uno studio interamente italiano, guidato dalla nostra équipe, sia stato pubblicato su una delle più importanti riviste del settore a livello internazionale, quale il Journal of Clinical Oncology”.