Agire prima, in prevenzione o all’esordio della malattia, in modo mirato e in tempi più rapidi nella lotta ai tumori, che sono stimati in costante crescita: +24% solo in Europa, entro il 2035 secondo i dati diffusi dalla Commissione Europea, dunque potenzialmente causa principale di morte nel nostro Continente, nel prossimo futuro.
L’oncologia di precisione, al pari della medicina di precisione e personalizzate, è la risposta efficace ed efficiente specificatamente mirata alle neoplasie, in grado di cambiare il monitoraggio e l’approccio terapeutico al tumore: il futuro della presa in carico della patologia oncologica, in alcuni casi già presente, grazie alla genetica.
L’oncologia di precisione
Similmente alla medicina di precisione, l’oncologia di precisione è un approccio innovativo alla lotta dei tumori, basato in gran parte sullo studio della genetica di ogni individuo. Grazie a particolari laboratori e strumentari di ultima generazione, test di next generation e al lavoro di un pool di diverse figure professionali, tra cui biologi, bioingegneri, genetisti altamente specializzati.
Quest’ultimo con un ruolo fondamentale nel guidare e fornire una consulenza specifica che consente a ogni persona di valutare il proprio livello potenziale di rischio per lo sviluppo di una neoplasia legata all’alterazione di specifici geni e, se necessario, intraprendere un percorso di prevenzione e cura personalizzato al fine di scongiurare quanto più possibile l’insorgenza di tumore e di accedere a targeted therapies, con finalità terapeutico-preventive, per esempio contro il rischio di recidive.
Vi è evidenza che il 35-40% dei pazienti che si sottopongono a test genetici, oggi non approdano a una terapia mirata: una criticità importante se si considera che nuove tecnologie oggi consentono di rilevare mutazioni/alterazioni di 500 geni.
Opportunità, quella dei test genetici, di cui vanno (in)formati anche i sanitari – medici di famiglia e farmacisti in primo luogo – e le pharma per lo sviluppo di nuove molecole per terapie avanzate.
Dalla medicina one fits all alla medicina di precisone
La genetica ha segnato e rappresenta una rivoluzione copernicana al cui centro c’è il paziente, cui oggi è possibile offrire una medicina di precisone. L’anno 2000 con il sequenziamento del genoma ha dato un importante impulso agli studi di medicina genetica, a loro volta promotori dello sviluppo della genomica dei tumori, che ha consentito la profilazione genetico-molecolare.
L’oncologia molecolare ha avuto il merito, nel macro gruppo dei tumori, di identificare e qualificare di ogni tipo una varietà di sottotipi che, a livello terapeutico, guidano e danno indicazioni circa il potenziale beneficio che ogni malattia/paziente può ricavare da specifiche terapie.
Nel 2016 la segmentazione del tumore della mammella si limitava, per esempio, a tre macro-gruppi: ER+, HER2, triplo negativo, oggi segmentati in un’ampia sottocategorizzazione che ha portato allo sviluppo di trattamenti di medicina personalizzata.
Un risultato che è stato favorito anche dall’introduzione e approccio al paziente di test genetici cui è succeduto anche lo sviluppo di trattamenti agnostici, terapie che funzionano indipendentemente dalle neoplasie, considerati la via terapeutica del futuro.
Il tumore, una malattia genetica
Studi di letteratura dimostrano che il tumore è una malattia genetica e come tale può avvantaggiarsi, in alcuni casi, di test genetici. Il tumore va immaginato come un ammasso di cellule ognuna delle quali attiva una propria strategia di sopravvivenza per potersi replicare quanto più possibile, arrivare a livello sistemico e, dunque, invadere il torrente circolatorio e diffondersi.
Con questo fine il tumore muta continuamente, così da eludere tutti i meccanismi di sorveglianza che le stesse cellule hanno. L’oncologia genomica, e quindi la genetica oncologica, hanno l’obiettivo da un lato di arrivare a identificare e definire le principali mutazioni che conferiscono la resistenza all’invasione, la maggiore patogenicità, e dall’altro capire come utilizzare queste signature, le alterazioni molecolari, per sorvegliare nel tempo la malattia in termini di efficacia terapeutica: ovvero come si esprimono e quali effetti danno queste mutazioni, a quali farmaci rispondono e così via.
La profilazione genomica, tramite test di tipo genetico, ha il ruolo di rilevare signature molecolari nel tessuto primario o a livello sistemico (nel sangue circolante) o in entrambi a T0 (tempo zero) sorvegliarle nel corso di malattia e verificarne l’eventuale clearance, ovvero l’eliminazione/scomparsa, indice dell’efficacia/risposta terapeutica.
L’evidenza attuale è che esistono signature tumore-specifiche, ormai recepite da tutti i board internazionali e per le quali sono state messe a punto precise linee guida sia dal punto di vista di medicina di laboratorio (genetica) che di presa in carico clinica, che hanno già condotto allo sviluppo e all’approvazione di oltre 80 farmaci monoclonali entrati nella pratica clinica e contestualmente al riconoscimento di ulteriori mutazioni/biomarcatori, oggetto di nuovi farmaci in fase clinica.
Analisi e avanzamenti che sono stati possibili grazie a tecniche sofisticatissime quali la PCR (proteina C reattiva), il sequenziamento di nuova generazione (o NGS) che permette di fare uno scanning totale della massa tumorale. Innovazione, quest’ultima, che sta segnando il passaggio da una medicina di precisone target specifica, basata su un modello di tipo istologico che parte cioè dal tessuto tumorale, a un modello mutazionale.
Un approccio, quest’ultimo, che tramite il sequenziamento massivo del tumore consente di rilevare un panel mutazionale e laddove necessario profilare terapie target non solo sulla natura del tumore, ma sulla specifica signature genetica/molecolare. Secondo, appunto, un modello agnostico passando da una terapia non più (o non solo) specifica per quel tumore o quell’organo, ma per singola mutazione.