Una neurologia di precisione che consenta di effettuare interventi mirati e personalizzati – farmacologici, non farmacologici e chirurgici – in diversi contesti patologici: emicrania, malattia di Alzheimer, malattia di Parkinson, sclerosi multipla, epilessia. Se ne è parlato al 53° congresso nazionale della Società Italiana di Neurologia.

La medicina di precisione in ambito neurologico, oltre alle tradizionali informazioni anamnestiche, dati clinici, esami di laboratorio e di imaging, oggi può avvalersi di un ventaglio di indicazioni di carattere genomico, metabolomico e non tradizionale come dati di analisi dell’eloquio o di device indossabili: un pool di informazioni che orientano la cura verso una sempre maggiore appropriatezza e efficacia terapeutica.

Anche in patologie complicate e complesse. Trattamenti di precisione mirati, ad esempio su alterazioni genomiche specifiche, possono consentire un intervento tempestivo o la prevenzione di malattie come epilessia, miastenia gravis, disturbi dello spettro della neuromielite ottica e della sclerosi multipla.

«Siamo di fronte a un passaggio concettuale da trattamenti più o meno efficaci per medie di popolazione biologicamente eterogenee – spiegano gli esperti – a terapie mirate guidate da biomarcatori su misura che definiscono l’approccio terapeutico più efficace per uno specifico individuo, in una determinata fase della malattia».

Di rilievo nelle neurologia di precisione è l’impiego di anticorpi monoclonali, da molti definiti farmaci biologici o biosimilari, in quando molecole progettate in laboratorio capaci di andare a colpire esattamente il meccanismo biologico alla base della malattia, e che hanno cambiato l’approccio e la storia di malattie importanti.

Quali la malattia di Alzheimer, la più grave delle demenze, con disease-modifying treatment, cioè trattamenti capace di modificare il corso della malattia, e la malattia di Parkinson dove sono allo studio anticorpi monoclonali che puntano a colpire l’alfa-sinucleina, o l’emicrania in cui gli anticorpi monoclonali hanno in parte scardinato farmaci di prevenzione gravati da importanti effetti collaterali ed eroso l’egemonia di farmaci di trattamento acuto da prendere al bisogno come i triptani che dominavano lo scenario della terapia antiemicrania del nuovo millennio.

Gli algoritmi

Alcuni sono algoritmi di malattia come nel caso dell’Alzheimer in cui il Gruppo di ricerca clinica in Alzheimer Precision Medicine dell’Università della Sorbona, fin dal 2016 è al lavoro per lo sviluppo di nuovi farmaci anti-Alzheimer nell’ambito dell’Alzheimer Precision Medicine Initiative (APMI) con l’intento di migliorare assistenza, diagnostica e ricerca tramite programmi di neuroscienza traslazionale grazie all’impiego, appunto, di algoritmi innovativi di intelligenza artificiale basati su genomica esplorativa, biologia e neurofisiologia dei sistemi. Algoritmi terapeutici invece si stanno facendo largo nella sclerosi multipla (SM), consentendo il passaggio dal vecchio algoritmo di escalation che prevedeva un iniziale trattamento basato su farmaci a bassa efficacia ma con un ottimale profilo di sicurezza, a un algoritmo di “induzione” che utilizza farmaci a più alta efficacia e un profilo di minor sicurezza, sempre più utilizzati nelle prime fasi di malattia consentendo di stabilizzare la malattia, in sicurezza. Alla luce di queste nuove acquisizioni, gli algoritmi terapeutici della sclerosi multipla si sono modificati in maniera sostanziale nel corso degli anni, e il trattamento precoce con farmaci ad alta efficacia è emerso come un momento cruciale nella gestione della SM.

Marker biologici

Molte aspettative si attendono da marker biologici nella diagnosi e cura della Malattia di Parkinson e Alzheimer. Nel primo caso, la diagnosi della malattia è ancora basata su criteri puramente clinici, ma la scoperta dell’alfasinucleina, forma mutata della proteina sinucleina che diviene tossica e potenziale trigger dei fenomeni di neurodegenerazione, ha orientato alla sua ricerca anche in altri distretti corporei: cute, sangue, liquido cefalorachiano, saliva, quale possibile marcatore biologico. La saliva, nello specifico, sembra offrire grandi potenzialità per il futuro ed è dimostrato che le alterazioni dell’alfa-sinucleina salivare correlano con lo stato clinico del paziente affetto da Parkinson. Mentre per la Malattia di Alzheimer saranno presto disponibili marcatori plasmatici che, insieme ai dati di genomica e metabolomica, potranno definire meglio il rischio di malattia.

Non solo farmaci

In patologie in cui non sono disponibili biomarcatori o anticorpi monoclonali, come nel caso dell’epilessia o in cui i numerosi farmaci disponibili – dal vecchio fenobarbital ai nuovi cenobamato e felbamato o ai più recenti cannabidiolo e la fenfluramina prima utilizzata per l’obesità e risultata adatta nelle encefalopatie epilettiche dell’età pediatrica – siano controindicati o poco efficaci, approcci innovativi, che sono già attualità, riguardano l’impiego di soluzioni non farmacologiche di elevata precisione come la neurostimolazione di specifiche aree cerebrali tramite microstimolazioni elettriche attentamente calibrate (DBS, tDCS, ecc). a questi si affiancano approcci di neurochirurgia con guida ad imaging per condizioni di epilessia farmacoresistente o di chirurgica a ultrasuoni focalizzati, guidati da risonanza magnetica (MRgFU) per tumori del SNC (Sistema Nervoso Centrale) o forme intrattabili di discinesia e di malattia di Parkinson.

Elettroceutica

Si tratta di una nuova area d’indagine in ambito di Neurologia di Precisione, caratterizzata dalla possibilità di acquisire informazioni grazie a moderne strumentazioni con sensori capaci di monitorare ed eventualmente anche trattare le condizioni in Real Life e in Real Time. Tra questi i device indossabili, capaci di rilevare e monitorare condizioni come epilessia, dolore, malattia di Parkinson o disturbi del sonno, potenziali co-fattori nello sviluppo di questa condizione clinica.