Leucemia mieloide acuta, nuova proposta terapeutica dalla Svezia

(immagine: Vashi Donsk, Wikipedia)

Con circa duemila nuove diagnosi l’anno, la leucemia mieloide acuta (LMA) è una delle neoplasie più frequenti in Italia tra gli over 60, mentre rappresenta il 13% di tutte le leucemie in età pediatrica.
A esordio rapido, questi tumori vengono di norma diagnosticati velocemente, il che consente di avviare un trattamento precoce.
Tra i sintomi vi sono inizialmente stanchezza, perdita di appetito, sudorazione notturna e febbre, seguiti da pallore, aumento delle infezioni e sanguinamenti frequenti, tutti dovuti alla riduzione di globuli rossi, piastrine e globuli bianchi circolanti. Esistono poi sintomi sistemici, come dolore muscolare e osteoarticolare e perdita di peso.
Una volta diagnosticata, la LMA viene trattata con chemioterapia: la sopravvivenza a cinque anni è inferiore al 30%, motivo per cui la ricerca farmacologica e clinica continua a studiare nuovi approcci più efficaci.

Una delle ragioni dello scarso successo terapeutico risiede, probabilmente, nella resistenza al chemioterapico citabarina da parte del tumore (una delle terapie utilizzate per questo tumore associa la citabarina (ara-C) con le antracicline, come la daunorubicina).

Uno studio svedese di fase 1 sponsorizzato dal Karolinska University Hospital e pubblicato sul Journal of Internal Medicine, propone di aggiungere a questa associazione anche il chemioterapico idrossiurea, già usato nella cura della leucemia mieloide, poiché sembrerebbe aumentare l’efficacia della citabarina.
Gli autori hanno quindi valutato la fattibilità, la sicurezza e l’efficacia di questa nuova sinergia in 9 pazienti con nuova diagnosi di LMA: questi sono stati sottoposti almeno a due cicli di trattamento, ma in alcuni casi anche a 4. Il protocollo di cura prevede l’uso di 1 g/m2/2h di citabirina ara-C nei giorni 1-5 di tutti e quattro i cicli, di 60 mg/m2/8h di daunorubicina nei giorni 1-3 del primo e secondo ciclo e nei giorni 1-2 del terzo ciclo. Un’ora prima di iniziare l’infusione di citabirina, i pazienti ricevevano anche la idrossiurea in dose scalare.

Questo primo studio sembra dimostrare l’efficacia del trattamento, che ha permesso di ottenere la completa remissione della patologia in tutti i pazienti che, a eccezione di uno, non hanno avuto recidive nei 18 mesi successivi; il soggetto che è caduto in recidiva è stato ritrattato ed è tornato in remissione. In media, 19 giorni dopo l’inizio del primo ciclo i neutrofili sono tornati a livelli ottimali, mentre per le piastrine si è dovuto attendere 22 giorni.

Il protocollo inoltre pare essere ben tollerato dai pazienti. Per quanto riguarda gli effetti collaterali, sempre presenti quando si è sottoposti a chemioterapia, gli autori hanno individuato in particolare la neutropenia febbrile che ha colpito la totalità dei partecipanti. Gli altri eventi avversi di livello 3 sono sepsi, presente in 2 pazienti, infezioni dovute al catetere, occorse in 3 pazienti, e infezioni di ferite, avvenuta in un solo paziente. Sono state inoltre sperimentati eventi gastrointestinali di terzo grado, dolore alla schiena, epistassi, ostruzione bronchiale e ostruzione del tratto urinario. Gli eventi di grado 2 e 1 sono rientrati nell’atteso. Nel complesso, questi effetti collaterali sono accettabili, o almeno così li indicano gli autori dello studio. Gli esiti qui presentati sono certamente interessanti: ora serve uno studio più ampio per confermarli.

(Lo studio: Jädersten M, Lilienthal I, Tsesmetzis N, Lourda M, Bengtzén S, Bohlin A, Arnroth C, Erkers T, Seashore-Ludlow B, Giraud G, Barkhordar GS, Tao S, Fogelstrand L, Saft L, Östling P, Schinazi RF, Kim B, Schaller T, Juliusson G, Deneberg S, Lehmann S, Rassidakis GZ, Höglund M, Henter JI, Herold N. Targeting SAMHD1 with hydroxyurea in first-line cytarabine-based therapy of newly diagnosed acute myeloid leukaemia: Results from the HEAT-AML trial. J Intern Med. 2022 Aug 7. doi: 10.1111/joim.13553. Epub ahead of print. PMID: 35934913)

Stefania Somaré