La sostenibilità ambientale è un tema imprescindibile, anche in ambito sanitario, dal momento che il comparto contribuisce a livello globale per il 5,2% sulle emissioni di gas serra.
Questo tema, cruciale anche per i farmacisti ospedalieri, è stato al centro di una main session del XLV congresso SIFO, in cui è stato affrontato con un approccio globale, offrendo una overview sulla centralità del problema e sui processi da promuovere in ottica green.
Dal momento che le direttrici di salute – umana, animale e dell’ambiente – sono strettamente interconnesse, il problema ambientale richiede un approccio globale, di tipo one health. Di qui le tante sfide con cui è chiamato a interfacciarsi anche il settore sanitario che impatta sull’ambiente per oltre il 5% delle emissioni a livello globale.
Gli interventi da introdurre devono essere tanto strutturali quanto procedurali e di carattere organizzativo. In questo contesto si inserisce anche la sfida degli ospedali green, proprio per scongiurare che in futuro luoghi deputati alla cura possano diventare luoghi che generano malattia a causa di sprechi, rifiuti, inquinamento.
Da un punto di vista organizzativo, la telemedicina, favorendo l’accesso ai servizi sanitari a distanza, produce un impatto positivo anche sull’ambiente; tuttavia, in un’ottica che affronti davvero il problema a tutto tondo, va considerato anche il ciclo di vita dei dispositivi medici necessari al suo utilizzo.
Ridurre l’impatto ambientale a partire dall’adozione del Green Public Procurement
Il Green Public Procurement prevede di ridurre il più possibile l’impatto sull’ambiente in tutte le fasi di acquisto e diffusione delle tecnologie. Anche il nuovo Codice degli Appalti, all’art. 57, pone l’attenzione al GPP.
L’osservatorio Appalti Verdi di Legambiente e Fondazione Ecosistemi che, giunto quest’anno alla sua settima edizione, si pone come punto di osservazione, monitoraggio e diffusione del tema in supporto alla PA ha evidenziato tra le 919 stazioni appaltanti censite 41 ASL e 14 centrali di committenza regionale.
Per quanto concerne le ASL, il tasso di applicazione del GPP è risultato essere del 63%; tra le maggiori difficoltà riscontrate, formazione e redazione di bandi, anche se le conoscenze sul tema sono risultate essere ormai consolidate.
Nel corso dell’evento, per il futuro, nell’ottica di una collaborazione SIFO-Legambiente, è stato proposto di pensare a certificazioni per quelle strutture ospedaliere che mettono in atto pratiche green.
Ridurre gli sprechi
Partendo dal 12° Goal dell’Agenda 2030 focalizzato su Consumo e produzione responsabile è stata sottolineata l’importanza di mettere in campo meccanismi di economia circolare che puntino sul riutilizzo. In tal senso, basti pensare che dal 2017 al 2020 sono state importate in Italia quasi 70 mila tonnellate di camici monouso, di cui circa l’85% provenienti da Paesi asiatici, i cui costi di smaltimento anche in termini di impatto ambientale sono inimmaginabili.
Nel 2020, è stato ricordato, il legislatore ha previsto l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale – DPI e dispositivi medici – DM riutilizzabili piuttosto che monouso, proprio in ottica di sostenibilità ambientale. Un’analisi condotta ha dimostrato che, in effetti, il passaggio dal monouso al riutilizzabile riduce l’impatto ambientale del 55%.
Per il futuro, è stata sottolineata la necessità di stabilire criteri ambientali minimi da adottare nel settore sanitario.
Il rischio ambientale nel processo di valutazione dei farmaci
Sin dal 2006 l’Agenzia Europea dei Medicinali, ha inserito la valutazione del rischio ambientale nel processo autorizzativo dei farmaci, anche se il focus era legato al rischio tossicologico sulle acque. La nuova proposta di legislazione farmaceutica intende rafforzare l’importanza del rischio ambientale nell’iter valutativo.
Si inserisce in questo percorso la green surgery, che punta a ridurre l’impatto degli anestetici. A livello europeo alcuni gas alogenati dovrebbero essere proibiti a partire dal 2026; sarebbe tuttavia importante già da subito invertire la rotta nel nostro Paese in cui i livelli di consumo sono ancora molto alti, dal momento che esistono valide alternative.
Verso l’ospedale green
In un percorso che metta sempre più al centro il tema ambientale anche a livello strutturale i nuovi ospedali dovranno avere diverse caratteristiche. Il progetto del nuovo ospedale di Padova muove proprio in quella direzione.
Sarà un ospedale compliant dal punto di vista dell’infection control sulla scia di quanto appreso dal Covid-19, ma anche sostenibile. Con 918 posti letto per 220 mila metri quadrati, sarà una struttura che accoglierà quotidianamente circa 11 mila persone. Proprio per questo, è prevista al suo interno una stazione metro, tram e mobilità sostenibile con l’utilizzo delle biciclette.
Sarà composto da 4 edifici: una piastra tecnologica centrale, un day center, una centralizzazione dei posti letto e una torre della ricerca in cui verrà promossa la medicina di precisione.
La farmacia ospedaliera verrà collocata al terzo piano, anche per scongiurare eventuali rischi di inondazione. In un approccio lean, anche la logistica dovrà essere integrata per ridurre l’impatto ambientale.
In conclusione, è emerso un quadro estremamente sfidante, anche per il farmacista ospedaliero, al centro di molti processi. È imprescindibile, tuttavia, un cambio di paradigma che modifichi la metrica dei processi.