Uno studio di fase 3 indica l’anticorpo monoclonale vilobelimab come capace di ridurre la mortalità a 28 e 60 giorni nei soggetti affetti da polmonite grave da Covid-19.
Si tratta di uno studio internazionale e multicentrico, in doppio cieco e randomizzato, condotto in 46 ospedali tra Olanda, Germania, Francia, Belgio, Russia, Brasile, Perù, Messico e Sud Africa, per un totale di 368 pazienti sottoposti a ventilazione meccanica e con un rapporto PaO2/FiO2 tra 60-200 mm Hg.
I soggetti sono stati suddivisi in modo casuale in due gruppi: 171 hanno ricevuto il farmaco, mentre i restanti 191 un placebo. Gli autori hanno quindi valutato le differenze in termini di mortalità tra i due gruppi, evidenziando che il tasso di mortalità a 28 giorni è inferiore di 10 punti percentuali nel gruppo trattato con vilobelimab rispetto all’altro: si va infatti, rispettivamente, dal 32% al 42%.
Simile la situazione relativa al tasso di mortalità a 60 giorni: in questo caso si passa dal 37% dei soggetti trattati con l’anticorpo monoclonale al 47% degli altri.
Lo studio si è occupato anche degli eventi avversi associati alla terapia, arrivando ad affermare che il nuovo farmaco non evidenzia rischi ulteriori per i soggetti.
Se si considerano infatti i principali eventi avversi, questi sono avvenuti in entrambi i gruppi con frequenza simile: insufficienza renale acuta (20% per vilobelimab contro 21% del placebo), polmonite (22% contro 14%) e shock settico (14% contro 16%). Sembrerebbe anzi che l’anticorpo dia una lieve protezione contro l’insufficienza renale.
Inoltre, il trattamento con vilobelimab sembra non essere causa di ulteriori infezioni batteriche: queste si sono verificate ma in proporzioni simili nei due gruppi. Una buona notizia, perché al contrario altri agenti utilizzati contro il Covid-19 presentano questo effetto collaterale.
Inoltre, non si hanno avuti casi di meningite. Grazie a questi risultati, gli autori suggeriscono fortemente l’uso dell’anticorpo monoclonale in soggetti con polmonite da Covid e necessità di ventilazione meccanica. Interessante osservare che i migliori risultati sono stati ottenuti nei Paesi occidentali: un esito probabilmente influenzato dalla diversità della dimensione dei gruppi di pazienti trattati in questi Paesi rispetto agli altri.
Gli autori osservano, infine, che sebbene il loro studio sia stato condotto in presenza di una dominanza della variante Delta del virus, il farmaco testato presenta un meccanismo d’azione che lo rende attivo contro tutte le varianti sin qui presentatesi. Lo studio, open, è pubblicato su “The Lancet Respiratory Medicine” ed è stato anche presentato durante il Congresso annuale della European Respiratory Society.
(Lo studio: Vlaar APJ, Witzenrath M, van Paassen P, Heunks LMA, Mourvillier B, de Bruin S, Lim EHT, Brouwer MC, Tuinman PR, Saraiva JFK, Marx G, Lobo SM, Boldo R, Simon-Campos JA, Cornet AD, Grebenyuk A, Engelbrecht JM, Mukansi M, Jorens PG, Zerbib R, Rückinger S, Pilz K, Guo R, van de Beek D, Riedemann NC; PANAMO study group. Anti-C5a antibody (vilobelimab) therapy for critically ill, invasively mechanically ventilated patients with COVID-19 (PANAMO): a multicentre, double-blind, randomised, placebo-controlled, phase 3 trial. Lancet Respir Med. 2022 Sep 7:S2213-2600(22)00297-1. doi: 10.1016/S2213-2600(22)00297-1. Epub ahead of print. PMID: 36087611; PMCID: PMC9451499)
Stefania Somaré