Resistenza agli antibiotici, patologie infettive emergenti e cronicità sono tre delle sfide attuali e future della sanità, a livello globale.
La cronicità, in particolare, si correla con l’aumento dell’età media della popolazione e con stili di vita che nei decenni passati sono stati di scarsa qualità, vuoi per l’avvento di una vita lavorativa più sedentaria, vuoi per la crescita economica e sociale avutasi nel mondo occidentale dopo la fine della Seconda Guerra mondiale e la ricostruzione.
L’aumento delle patologie croniche appesantisce i sistemi sanitari di molto lavoro, soprattutto a livello territoriale, ma anche ospedaliero.
Uno studio condotto presso l’Università dell’Iowa evidenzia il ruolo del farmacista ospedaliero nella gestione di queste patologie e rispecchia la struttura sanitaria statunitense, ma offre comunque interessanti spunti di riflessione (Finkelstein RJ, Parker CP, Levy BT, Carter BL, Kennelty K. Development of a centralized, remote clinical pharmacy service to enhance primary care. Pharm Pract (Granada). 2021 Jan-Mar;19(1):2348. doi: 10.18549/PharmPract.2021.1.2348. Epub 2021 Mar 10. PMID: 33777264; PMCID: PMC7979315).
Il primo: la creazione di servizi di farmacia ospedaliera centralizzati che possono, da remoto, intervenire in aiuto di più realtà di medicina primaria: una soluzione che permette agli studi associati di medicina generale di risparmiare lo stipendio per un farmacista a tempo pieno e, insieme, offre un supporto nelle aree rurali.
Lo studio si focalizza su un servizio rivolto alle patologie cardiovascolari, ancora al primo posto per morti nel mondo: il Cardiovascular Risk Service si trova presso l’Università dell’Iowa ed è gestito da un team di farmacisti ospedalieri specializzati in ambito cardiocircolatorio: questi hanno accesso all’EHR (electronic health record), corrispettivo del nostro Fascicolo Sanitario Elettronico, dei pazienti che seguono, così da poter comunicare meglio con il medico di base.
Il tutto si svolge tramite piattaforma di telemedicina.
Il modello è stato valutato all’interno di due trial clinici finanziati dallo stato federale: “Improved Cardiovascular Risk Reduction to Enhance Rural Primary Care (ICARE)” e “MEDication Focused Outpatient Care for Underutilization of Secondary Prevention (MEDFOCUS)”.
Negli studi, i farmacisti clinici del servizio hanno seguito i pazienti da remoto per affiancarli nella gestione di varie condizioni associate a patologie cardiovascolari, tra cui ipertensione, iperlipidemia e diabete.
Nell’arco di quattro anni il modello è stato introdotti in diversi centri di medicina primaria dello Stato, permettendo così a molti pazienti di essere seguiti continuativamente da un farmacista clinico, cosa che altrimenti non sarebbe stata possibile. Ciò è stato molto utile anche nei mesi di pandemia. Lo studio è molto interessante ed è open per chi volesse leggerlo nella sua interezza.
Stefania Somaré