Idrosadenite, in arrivo nuove terapie

L’idrosadenite suppurativa è una malattia della pelle cronica e dolorosa, che si manifesta con noduli, ascessi, fistole localizzati alle ascelle e all’inguine. Alla base dell’affezione c’è l’infiammazione del follicolo pilifero, esacerbata dal fumo di sigaretta e dall’obesità.

Nonostante la patologia sia classificata come rara, pare che colpisca un numero sempre maggiore di persone: se nel 2019 l’incidenza era, infatti, di 3,2 casi ogni centomila abitanti con circa 2 mila casi all’anno, attualmente è di 11,4 casi ogni centomila.
Numeri che, tra l’altro, sono sicuramente sottostimati, considerando la ritrosia di molti pazienti a rivolgersi al dermatologo, che provoca ritardi diagnostici fino a sette anni.

Registro e link genici

Proprio in ragione di ciò, durante il 12° congresso annuale della European Hidradenitis Supurativa Foundation (Ehsf), organizzato a Firenze dai dermatologi della Società Italiana di Dermatologia e delle Malattie Sessualmente Trasmesse (Sidemast), è emersa l’urgenza di creare un registro italiano ed europeo per quantificare meglio la reale incidenza della patologia.

Urgente è anche individuare link genici per distinguere le varie manifestazioni della malattia, spesso molto diverse.
«Riuscire a tracciarle garantisce un migliore approccio terapeutico», sostiene Francesca Prignano, professore associato di Malattie Cutanee e Veneree all’Università di Firenze, oltre che presidente e promotrice del convegno.

Secukinumab off label

Per quanto riguarda le terapie, nei casi più lievi sono indicati gli antibiotici, locali o sistemici. Nei casi più gravi sono, invece, necessari i farmaci biologici, come adalimumab. A quest’ultimo si aggiungerà a breve un nuovo principio attivo, chiamato secukinumab.

«Questo medicinale non è ancora rimborsabile, ma lo specialista può farne richiesta all’ospedale per utilizzarlo off label, come seconda opzione curativa», suggerisce Angelo Valerio Marzano, professore ordinario di Dermatologia all’Università degli Studi di Milano e direttore dell’unità operativa complessa di Dermatologia al Policlinico della stessa città.

Quando serve la chirurgia

Ai medicinali biologici può essere associata, quando necessaria, la chirurgia, conservativa o radicale. «La prima, che consiste nel drenaggio degli ascessi e che si limita ad asportare piccole aree di cute, può essere eseguita dal dermatologo. La seconda, che prevede l’asportazione di ampie parti di tessuto, inclusi follicoli piliferi e ghiandole, viene praticata solo in alcuni centri specializzati», spiega Prignano.

Creata una task force

Per affrontare al meglio la patologia, Sidemast ha anche avviato una task force, di cui Marzano e Prignano sono rispettivamente presidente e vicepresidente, che prevede la creazione di team multidisciplinari sul territorio, composti da dermatologi, chirurghi plastici, ginecologi, gastroenterologi, reumatologi, psicologi, psichiatri che si faranno carico dei pazienti a 360 gradi.
«Il nostro obiettivo è contribuire agli studi internazionali basandoci prevalentemente sui dati di real life raccolti in ambito territoriale», afferma Marzano.

Il progetto include una campagna di informazione e sensibilizzazione negli ospedali, nelle scuole superiori, sui social e sulla stampa, portata avanti grazie alla collaborazione con le associazioni dei pazienti.
«Più la malattia diventa conosciuta, più dati possiamo raccogliere», concludono Marzano e Prignano. «Grazie a questa operazione stiamo approfondendo l’idrosadenite in età pediatrica e negli over 65, oltre alla sua correlazione con i tumori».