Glomerulopatia da C3 tra sfide diagnostiche, presa in carico e nuove terapie

Malattia ultrarara che nasce da una disfunzione del sistema del complemento, la C3G rappresenta una delle più elusive e insidiose patologie renali. Diagnosi, presa in carico e frontiera dei nuovi farmaci sono stati i temi al centro di un webinar

La glomerulopatia da C3, nota anche come C3G, è una malattia renale molto rara, causata dall’attivazione incontrollata del sistema del complemento. Lo stesso è necessario a difendere il corpo dalle infezioni e nella C3G funziona in modo anomalo.
In particolare, l’eccessiva attivazione della cascata complementare danneggia i glomeruli renali, le unità di filtraggio dei reni, il che porta a progressiva perdita della funzione renale, che può evolvere fino all’insufficienza renale.

Patologia, percorso diagnostico, presa in carico e scoperta di nuovi farmaci sono stati discussi in un webinar promosso lo scorso 17 settembre dall’Osservatorio Malattie Rare – OMaR, con il patrocinio di Progetto DDD Ets e il contributo non condizionante di SOBI e di Unite4Rare.

Ad approfondire l’argomento sono stati Marina Vivarelli, responsabile Unità di Ricerca Laboratorio di Nefrologia e responsabile della UOC Trials dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma per quanto riguarda la malattia a esordio pediatrico; Roberta Fenoglio, responsabile di Nefrologia e Dialisi 20 Direzione Universitaria dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, ha invece affrontato la gestione clinica della C3G nell’adulto.

Manifestazioni cliniche e iter diagnostico

La diagnosi è complessa e spesso ritardata e si basa principalmente su una biopsia renale, che mostra depositi anomali di una proteina specifica del complemento (la proteina C3, appunto) all’interno dei glomeruli. La malattia può colpire sia bambini sia adulti, ma è più frequente nei giovani e presenta una sintomatologia variabile.

Manifestazioni in età pediatrica

Nell’età pediatrica il sospetto diagnostico può emergere principalmente con riguardo a tre situazioni:

  • ematuria, in particolare dopo un episodio infettivo
  • presenza di proteinuria riscontrata in occasione di un controllo occasionale
  • edema palpebrale o alle caviglie associato a proteinuria intensa. In quest’ultimo caso è importante procedere immediatamente con uno stick delle urine per favorire il riconoscimento precoce.

La diagnosi è molto complessa; nonostante la biopsia renale, anche a livello istologico il suo inquadramento è sfidante, dal momento che può presentare una manifestazione variegata. Pertanto è necessario consultare un nefrologo esperto in malattie glomerulari.

Il trattamento

Trattandosi di malattia infiammatoria mediata dal complemento, ridurre l’infiammazione appare essenziale.
Le linee guida KDIGO sottolineano per tutti i pazienti di:

  • seguire una dieta iposodica e controllare i livelli pressori
  • utilizzare corticosteroidi in caso di proteinuria moderata insieme a micofenolato mofetile
  • assumere corticosteroidi e trattamenti immunosoppressivi in caso di malattia severa.

La C3G nell’adulto: sfida diagnostica

Questa patologia nell’adulto è più difficile da identificare, anche per via di una presentazione più subdola. Talvolta, le presentazioni sono invece proteiformi, associabili dunque a diverse tipologie di neuropatie; altresì, nemmeno gli aspetti istologici sono di facile interpretazione.

Confermata la diagnosi, la presa in carico del paziente è multidisciplinare.
Non esistendo ancora una terapia standardizzata e approvata, l’approccio terapeutico mira a sopprimere la risposta immunitaria tramite immunosoppressori.
In tutti i casi è fondamentale avviare il trattamento di supporto, che poggia su una dieta iposodica, ACE-inibitori o inibitori recettoriali, unitamente al controllo della pressione arteriosa e dei livelli di colesterolo.

Tuttavia, i risultati della terapia immunosoppressiva sono spesso parziali (50-60%) e la gestione della patologia richiede un monitoraggio costante e attento da parte del nefrologo, che bilancia l’efficacia del trattamento con il rischio di effetti collaterali (recrudescenza di malattia al momento della sospensione del trattamento, aumento del rischio infettivo e disturbi metabolici).
Altresì, la capacità di evitare l’insufficienza renale è modesta.

Verso una nuova era terapeutica

La ricerca sta aprendo orizzonti promettenti con lo sviluppo di farmaci che agiscono in modo più mirato sul meccanismo patogenetico della C3G.

A differenza degli immunosoppressori aspecifici, le nuove molecole puntano a inibire selettivamente le proteine chiave della via del complemento, come gli inibitori del C5 o gli inibitori diretti del C3.
Questi approcci terapeutici mirano a bloccare la cascata di attivazione anomala, offrendo la possibilità di un controllo più efficace della malattia e di un miglioramento significativo dei risultati clinici.
Le approvazioni FDA di pegcetacoplan e iptacoplan, per pazienti dai 12 anni in su, rappresentano una svolta decisiva nel trattamento della glomerulopatia da C3, confermando l’orientamento della ricerca verso terapie mirate.