Dall’American Society of Clinical Oncology le novità sul tumore al seno

Oggi il tumore più frequente nel mondo è quello che colpisce il seno. Anche per questo le novità emerse dal congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), svoltosi a Chicago, hanno riguardato soprattutto questa neoplasia. Ecco alcune delle principali ricerche presentate.

Sacituzumab govitecan nel carcinoma mammario triplo negativo

Lo studio di fase 3 Ascent ha arruolato 529 pazienti con carcinoma mammario triplo negativo metastatico recidivante o refrattario, che hanno già ricevuto due o più precedenti terapie. Le assistite sono state divise in due gruppi: il primo è stato trattato con sacituzumab govitecan, un coniugato anticorpo-farmaco, il secondo con la chemioterapia tradizionale.

I risultati hanno evidenziato che il farmaco coniugato è in grado, rispetto allo standard terapeutico, di aumentare la sopravvivenza mediana libera da progressione (da 1,7 a 4,8 mesi), di estendere la sopravvivenza globale di quasi cinque mesi (da 6,9 a 11,8 mesi), di migliorare la qualità della vita. Inoltre, dopo due anni, il tasso di sopravvivenza si è attestato al 20,5% con il farmaco e al 5,5% con la chemioterapia.

«Il carcinoma mammario triplo negativo è caratterizzato dall’assenza di tre elementi: recettori degli estrogeni, recettori del progesterone, recettore del fattore di crescita dell’epidermide umano 2 (Human epidermal growth factor receptor 2, Her2)», ricorda Saverio Cinieri, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica e Breast Unit dell’Azienda Sanitaria Locale di Brindisi, oltre che presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica.
«Ciò significa che non risponde né alla terapia ormonale, né ai farmaci mirati contro Her2 e che le opzioni terapeutiche risultano, quindi, limitate. Per questo sono più che mai necessari nuovi trattamenti efficaci».

A questa sperimentazione, si aggiunge lo studio di fase 3 Tropics-02 condotto su 543 pazienti con carcinoma mammario metastatico positivo per i recettori di estrogeni e progesterone e negativo per Her2 (Hr+/Her2-), già trattati con una precedente terapia endocrina, con inibitori di Cdk4/6 e con due-quattro linee di chemioterapia.
La ricerca, che ha confrontato sacituzumab govitecan e la chemioterapia, ha evidenziato una riduzione del 34% del rischio di progressione della malattia o di morte nelle assistite trattate con il farmaco coniugato. Il dato riguardante la sopravvivenza globale non è ancora definitivo e verrà reso pubblico in seguito.

Trastuzumab deruxtecan nei tumori Her2 low

C’è poi lo studio di fase 3 Destiny Breast 04, che ha coinvolto 557 pazienti con carcinoma mammario con una ridotta espressione di Her2 (Her2 low), inoperabile o metastatico, con l’obiettivo di confrontare il coniugato anticorpo-farmaco trastuzumab deruxtecan e la chemioterapia standard.

Gli esiti hanno dimostrato che la molecola, rispetto alla terapia tradizionale, raddoppia il tempo libero da progressione di malattia (da 5 a 10 mesi), aumenta la sopravvivenza (da 17,5 a 24 mesi) e migliora la qualità della vita.

Marker per monitorare la terapia

Un’altra ricerca, chiamata BioItalee e condotta in Italia, ha coinvolto 287 pazienti con carcinoma mammario avanzato o metastatico Hr+/Her2- reclutati in 47 centri e li ha trattati con ribociclib, un inibitore di Cdk4/6, in combinazione con letrozolo. Obiettivo della sperimentazione identificare dei marker in grado di evidenziare precocemente l’andamento della terapia. Dopo soli 15 giorni dall’inizio del trattamento, i ricercatori sono riusciti a misurare, tramite prelievi di sangue, due biomarcatori che potrebbero dare indicazioni significative circa la risposta alla cura.

«Se i dati dello studio fossero confermati, potremmo sapere in anticipo, rispetto agli esami strumentali, quali tumori sono resistenti alla terapia, con un vantaggio per le pazienti», ha commentato Michelino De Laurentiis, coordinatore dello studio e direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toraco-polmonare dell’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli.

Paola Arosio