Lo scorso 22 giugno AIFA ha ufficializzato la rimborsabilità di maribavir, farmaco orfano per il trattamento dell’infezione della malattia da citomegalovirus refrattaria (con o senza resistenza) a una o più terapie precedenti, tra cui ganciclovir, valganciclovir, cidofovir o foscarnet, in pazienti adulti che hanno ricevuto un trapianto di cellule staminali ematopoietiche o di organo solido.
Il citomegalovirus
Il citomegalovirus rappresenta una delle cause più comuni e gravi di infezioni post-trapianto e può portare al fallimento dell’innesto, alla perdita dell’organo trapiantato e al rigetto: nei pazienti sottoposti a trapianto di organo solido il suo tasso di incidenza globale è stimato tra il 16 e il 56%, tra il 30 e l’80% nei pazienti che hanno ricevuto cellule staminali ematopoietiche.
In Italia, il tasso di incidenza è stimato al 23,5% nel trapianto di tumori solidi e tra il 18 e l’82% nei pazienti che hanno ricevuto cellule staminali ematopoietiche.
Nonostante le opzioni disponibili per la profilassi, i pazienti sottoposti a trapianto possono comunque contrarre infezioni e, sovente, non rispondere al trattamento.
A ciò si aggiunge la grave tossicità delle terapie antivirali al momento disponibili.
Marivibar e lo studio fase III Solstice
Maribavir di Takeda è il primo trattamento rimborsato per questa indicazione, classificato in fascia A-PHT, a carico del SSN.
L’autorizzazione all’immissione in commercio si basa sullo studio di fase III Solstice, che ne ha valutato l’efficacia e il profilo di sicurezza rispetto alle terapie antivirali convenzionali nel trattamento di pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali ematopoietiche o di organo solido con infezione da citomegalovirus refrattaria a una terapia precedente.
Si è trattato di uno studio globale, multicentrico, randomizzato, in aperto, con controllo attivo, che ha confrontato il trattamento con maribavir a quello assegnato dallo sperimentatore, cioè la terapia antivirale convenzionale in 352 pazienti adulti sottoposti a trapianto di organo solido o di cellule staminali ematopoietiche con infezione da citomegalovirus refrattaria a una terapia antivirale convenzionale o a una combinazione delle stesse: ganciclovir, valganciclovir, foscarnet o cidofovir.
I pazienti sono stati sottoposti a un periodo di screening di 2 settimane, seguito dalla randomizzazione in un rapporto di 2:1 a maribavir, nel numero di 235, (400 mg, due volte al giorno) o alle terapie antivirali convenzionali, nel numero di 117, per un massimo di 8 settimane.
Completato il trattamento, i pazienti sono stati sottoposti a un follow-up di 12 settimane. L’endpoint primario dato dalla clearance della viremia da citomegalovirus, confermata in due prelievi a distanza di cinque giorni l’uno dall’altro, è stato raggiunto alla settimana 8.