Correlazione tra antibiotico resistenza e temperatura ambientale

klebsiella

La resistenza agli antibiotici, che causa degenze ospedaliere prolungate, costi sanitari più elevati e aumento della mortalità, è diventata una questione preoccupante in tutto il mondo, al punto che le istituzioni nazionali e internazionali stanno studiando strategie per arginare il fenomeno.

Negli ultimi anni alcuni ricercatori hanno iniziato a prestare attenzione alla correlazione tra questo problema e il cambiamento climatico. Tra loro anche un gruppo di studiosi cinesi che hanno condotto una ricerca tra il 2005 e il 2019, di recente pubblicata su The Lancet, per determinare l’associazione tra l’antibiotico resistenza e la temperatura ambientale.

Studio su batteri Gram-negativi

La variabile dipendente, ovvero la resistenza agli antibiotici, è stata misurata attraverso tre batteri Gram-negativi resistenti ai carbapenemi, cioè Acinetobacter baumannii, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa, monitorati dal China Antimicrobial Surveillance Network in 28 province.
«Abbiamo scelto queste specie target perché si tratta di patogeni critici, che costituiscono le principali cause di infezioni acquisite in ospedale», spiega Lianping Yang, ricercatore alla Scuola di Sanità Pubblica dell’Università Sun Yat-sen di Guangzhou, in Cina, oltre che uno degli autori dell’articolo. «Inoltre, proprio contro tali batteri è urgente promuovere lo sviluppo di nuovi farmaci».

La variabile indipendente, ovvero la temperatura ambientale, è stata rilevata utilizzando due indicatori: la temperatura ambientale media annua e la variazione anno per anno della temperatura ambientale media. È stata anche calcolata la somma delle variazioni di temperatura anno per anno dell’anno in corso e degli anni precedenti.
In particolare, le province sono state suddivise in settentrionali (più fredde) e meridionali (più calde) e sono stati testati separatamente i dati estivi (giugno, luglio, agosto) e invernali (dicembre, gennaio, febbraio).

Aumento di due specie

Dall’analisi è emerso che un aumento di 1°C della temperatura ambientale media è risultato associato a un incremento di 1,14 volte della prevalenza di Klebsiella pneumoniae e di 1,06 della prevalenza di Pseudomonas aeruginosa, mentre nessuna variazione è stata evidenziata per quanto riguarda Acinetobacter baumannii. È stato, inoltre, riscontrato un effetto cumulativo delle variazioni di anno in anno della temperatura, con la somma di quattro anni che ha registrato l’effetto maggiore.

«È importante notare che, secondo i risultati del nostro studio, alcune specie target sono più sensibili ai mutamenti della temperatura rispetto ad altre», commenta Yang. «Alla luce dei cambiamenti climatici, dobbiamo prepararci a una lunga lotta contro la resistenza. La potenziale riduzione di quest’ultima derivante da un minore uso di antibiotici potrebbe essere, infatti, molto più lenta di quanto previsto, proprio a causa dell’effetto del riscaldamento globale».

Paola Arosio