Malattie immunomediate e biosimilari: che non sia solo risparmio

Le malattie immunomediate sono un gruppo di patologie in cui è lo stesso sistema immunitario del paziente a causare una situazione patologica, perché innesca reazioni immunitarie contro il self. Ogni organo può essere colpito. Alcune malattie autoimmuni sono l’artrite reumatoide, il lupus, la sclerodermia, le connettiviti e le vasculiti, la malattia di Crohn, la colite ulcerosa, la psoriasi nelle sue diverse forme e manifestazioni, la tiroidite di Hashimoto. Nell’insieme, sono tre milioni gli italiani interessati.

I farmaci di nuova generazione utilizzati nei percorsi terapeutici di queste patologie sono spesso molto costosi, per questo l’arrivo dei biosimilari aveva offerto la speranza di poter garantire l’accesso alle cure a un maggior numero di pazienti. Nell’ultimo periodo, però, molti specialisti temono che la scelta del biosimilare abbia solo una ragione economica.

Spiega Salvo Leone, direttore generale di Amici onlus, l’Associazione nazionale per le malattie croniche dell’intestino: «ciò che avrebbe potuto avere un fondamentale ruolo di calmieratore dei costi sanitari e di garanzia di accesso alle cure, il biosimilare, sta invece divenendo motivo di incertezza per migliaia di pazienti ma anche per coloro, i medici, che devono curarli».

Vediamo meglio qual è il problema. Le malattie autoimmuni sono spesso complesse da trattare ed è importante che, oltre ad avere l’accesso al farmaco, il paziente aderisca completamente alle terapie, garantendo una continuità terapeutica.

Ciò che accade, nella ricerca del biosimilare più economico, è che vi sia «frequentemente e in corso di terapia il passaggio, improvviso, ripetuto e spesso automatico, da un prodotto ad un altro, e questo accade prescindendo dal legittimo diritto del paziente ad avere informazioni sulle sue cure e la continuità terapeutica anche in termini di modalità di somministrazione del farmaco, oltre a non tenere in alcun conto il diritto alla libertà prescrittiva del medico che dovrebbe essere l’unico vero dominus nella gestione di queste complesse patologie», sottolinea la dottoressa Silvia Ostuzzi, dell’Associazione Lombarda malati reumatici.

In sostanza, se il capitolato decide che si passa dal biosimilare b a quello c perché più economico, medici e pazienti non hanno alcuna voce in capitolo e devono adattarsi alla situazione. Si capisce che ciò mette a rischio il percorso terapeutico stesso.
Questa pratica, inoltre, mette in difficoltà la farmacovigilanza, necessaria per individuare eventuali effetti avversi di alcune di queste formulazioni.
Infine, è possibile che alcune aziende produttrici escano dal mercato, perché non intenzionate ad accettare prezzi d’asta troppo bassi: ciò limita la sana concorrenza e anche le scelte a disposizione delle strutture sanitarie.

Ecco allora che nasce la Coalizione per l’Equità di Accesso alle Cure per le malattie immunomediate, un tavolo di lavoro che intende occuparsi di questo e altri temi e portarli all’attenzione delle istituzioni nazionali e regionali.
L’intento è ottenere scelte di politica sanitaria adeguate. Le prime due richieste sono già chiare: garantire equo e adeguato accesso alle cure, anche restituendo ai farmaci biosimilari il fondamentale duplice ruolo originario di strumento di sostenibilità e di facilitatore per accedere ai percorsi terapeutici.

Il tavolo si propone poi di lavorare per istituire tavoli di confronto tra stakeholder per elaborare indicazioni e raccomandazioni per la soddisfazione dei pazienti, garantire il diritto prescrittivo al medico specialista, dare evidenza della reale condizione dei pazienti con malattie immuno mediate e rendere consapevole la pubblica opinione del deficit assistenziale esistente in questo ambito sanitario.
Fanno parte della Coalizione Amici, Apiafco, l’Associazione psoriasici italiani amici della Fondazione Corazza, Anmar, l’Associazione dei malati reumatici con tutte le proprie emanazioni territoriali, Apmarr, l’Associazione persone con malattie reumatiche e rare, Adoi, l’Associazione dermatologi ospedalieri italiani, e Crei.

Stefania Somaré