Covid, nei pazienti oncologici il vaccino è efficace con due dosi in 21 giorni

Il vaccino contro il Covid funziona nei pazienti oncologici, a patto di somministrare due dosi a distanza di 21 giorni l’una dall’altra. Non ci si può, insomma, fermare alla prima inoculazione né sono ammessi ritardi nelle tempistiche del richiamo, pena la perdita di efficacia.

È la conclusione alla quale è giunto il più grande studio al mondo sul siero a mRNA nelle persone colpite da cancro, pubblicato a fine settembre 2021 su Clinical Cancer Research, la rivista dell’American Association for Cancer Research, e condotto dai ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena e dell’Università La Sapienza di Roma.

Arruolate oltre mille persone

La ricerca ha coinvolto un totale di 1.090 persone: 816 assistiti con vari tipi di neoplasie solide, in particolare tumore della mammella (31%), del polmone (21%) e melanoma (15%), in terapia al momento dello studio o sottoposti alle cure nei sei mesi precedenti, e 274 volontari sani che avevano ricevuto il vaccino anti Sars-Cov-2 con ciclo completo.

Il tasso di risposta al siero è stato misurato in tre momenti: prima della vaccinazione, dopo tre settimane e dopo sette settimane dalla prima somministrazione.

I pazienti oncologici hanno registrato una risposta anticorpale del 59,8% dopo tre settimane dalla prima dose e del 94,2% dopo sette, mentre le persone sane hanno evidenziato una risposta del 93,7% dopo tre settimane e del 100% dopo sette.

In particolare, l’effetto del vaccino è risultato inferiore nei malati trattati con chemioterapia o con steroidi per un periodo prolungato, proprio a causa degli effetti immunosoppressivi di queste terapie.

Sul fronte della sicurezza, pochi sono stati gli effetti collaterali provocati dal siero nei pazienti con cancro e comunque in linea con quanto osservato nei soggetti sani.

Serve anche la terza dose

«Nel complesso sono stati rilevati solo cinque casi (0,6%) di infezione da Covid nei pazienti con tumore vaccinati, peraltro asintomatiche», precisa Francesco Cognetti, professore di oncologia medica all’Università La Sapienza di Roma e direttore del dipartimento di Oncologia medica dell’Istituto Regina Elena. «Ciò conferma l’elevatissimo valore della vaccinazione in questa popolazione fragile».

Una ricerca utile, questa, perché finora le evidenze scientifiche sull’immunogenicità e sulla sicurezza del vaccino nei malati neoplastici erano molto limitate, dato che questi ultimi sono stati esclusi dagli studi di fase 3 che hanno portato all’approvazione del siero.

Un plauso al lavoro svolto giunge da Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione al ministero della Salute, che dichiara: «Si tratta di uno studio molto ampio e condotto in un contesto reale. Ora sarà importante valutare l’effetto a lungo termine della vaccinazione».

In proposito Cognetti annuncia: «Dati preliminari in corso di pubblicazione mostrano una notevole diminuzione, rispetto alle persone sane, degli anticorpi nei pazienti oncologici in trattamento dopo sei mesi dalla prima dose. Si prevede, inoltre, un azzeramento degli anticorpi in questi assistiti dopo circa 9 mesi, mentre nei soggetti in salute ciò avviene dopo 16 mesi. Evidenze che confermano la necessità di dare la priorità ai malati oncologici nella somministrazione della terza dose».

Lo studio dell’Asl di Viterbo

Sempre su questo tema, e quasi in contemporanea, è stato pubblicato su Annals of oncology lo studio osservazionale Vax-On condotto dai ricercatori dell’unità operativa di Oncologia dell’ospedale di Belcolle, Asl di Viterbo, su un totale di 366 pazienti neoplastici sottoposti a vaccinazione anti Covid a mRna. Di questi, 285 erano in trattamento oncologico e 81 lo avevano terminato nei sei mesi precedenti.

La ricerca ha dimostrato che, dopo tre settimane, quest’ultimo gruppo aveva sviluppato un livello di anticorpi e una percentuale di sieroconversione molto maggiori rispetto agli assistiti in terapia antitumorale, ma che, due mesi dopo la seconda dose di siero, la differenza era nettamente ridotta.

Risultati analoghi anche da altre ricerche

Conferme sull’importanza della seconda dose sono emerse anche in altri studi. Uno di questi, per esempio, è stato pubblicato nell’aprile 2021 su Lancet Oncology e realizzato dai ricercatori del King’s College di Londra che hanno confrontato la risposta al vaccino in persone con tumori solidi, con tumori ematologici e senza tumore.

Un altro è comparso nello stesso mese sulle pagine di Lancet Hematology ed è stato realizzato da esperti inglesi su pazienti con mieloma multiplo: la risposta al siero si è attestata al 56 per cento dopo la prima dose e al 70 per cento dopo la seconda.

Paola Arosio