Difendere il SSN e le cure croniche: il Rapporto Egualia-Nomisma

Il X Rapporto Egualia-Nomisma 2025, presentato a Roma presso l’Auditorium dell’Ara Pacis lo scorso 7 ottobre, non è un semplice studio economico, ma un grido d’allarme etico e politico che non può più essere ignorato.

La tesi è brutale: la crisi di sostenibilità dei farmaci equivalenti sta mettendo a rischio il SSN e l’accesso alle terapie per milioni di pazienti cronici.

Il problema non è la mancanza di risorse, ma la cecità regolatoria. L’industria dei fuori brevetto, con i suoi 10.900 addetti e un valore di produzione di 6,4 miliardi di euro rappresenta la “spina dorsale” delle terapie croniche; eppure, è schiacciata da un paradosso insostenibile: costi produttivi in aumento del 32% contro prezzi di vendita fermi o addirittura deflattivi.

Il rischio carenze

Questa forbice economica non è un problema per gli azionisti, ma per i pazienti. La conseguenza diretta è difatti l’incremento del rischio di carenze farmaceutiche, dato che alcune aziende hanno già annunciato la possibile progressiva rinuncia alle autorizzazioni all’immissione in commercio – AIC, se i prezzi non supereranno le soglie minime di remuneratività. La sicurezza del paziente è messa in pericolo anche dalla crescente concentrazione, con quasi la metà dei farmaci critici fornita da uno o due soli produttori.

Come ha giustamente sottolineato il presidente di Egualia, Stefano Collatina, «Se cede l’industria dei fuori brevetto, crolla l’intera impalcatura dell’accesso ai farmaci». L’equivalente, quindi, non è una “commodity” ma un bene meritorio che permette al SSN di liberare risorse per l’innovazione.

Il dovere della politica: adeguare e rivedere il payback

Il tempo delle dichiarazioni è finito. «È il momento di passare dalle dichiarazioni ai fatti» ha sottolineato Collatina.

A tale riguardo, l’Osservatorio ha offerto alla politica una roadmap chiara per risolvere la crisi, esortando ad abbandonare i “no a tutto” e ad agire concretamente, partendo con il riconoscere l’inflazione dei costi attraverso l’adeguamento dinamico dei prezzi ed eliminando il payback sui farmaci fuori brevetto, che ad oggi si configura come una tassa che punisce chi già contribuisce alla sostenibilità del sistema; infine, l’Osservatorio ha suggerito gare d’appalto intelligenti – gare MEAT e multi-aggiudicatarie – volte a superare l’ossessione per il prezzo più basso (il massimo ribasso) in favore di criteri di qualità, sicurezza delle forniture e produzione europea.

Passare da una logica di mercato a una di bene meritorio

Il sistema guidato da regole di mercato porta a un abbassamento dei pressi, una concentrazione delle aziende, al ricorso al mercato estero con rischi di carenza e riduzione della biodiversità; al contrario un sistema da una logica di “bene meritorio” favorisce il ricorso al mercato interno, aumenta il numero di principi attivi e porta alla coesistenza di un numero maggiore di aziende, riducendo il rischio di carenze e favorendo la biodiversità.

Se non si cambia rotta, il risultato sarà una doppia sconfitta: da una parte l’indebolimento del sistema industriale nazionale – con un rischio di delocalizzazione – e dall’altro la drammatica riduzione dell’accesso a farmaci essenziali per i cittadini.

Il messaggio è chiaro: per salvare la sanità pubblica, bisogna prima salvare i farmaci equivalenti.