In Italia la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) ha una incidenza di 1-3 casi ogni 100.000 abitanti, con una prevalenza in costante crescita grazie agli avanzamenti terapeutici che prolungano la sopravvivenza dei pazienti. Avanzamenti possibili solo grazie alla costante ricerca. Per fare un esempio, nel 2019 un team internazionale, al quale partecipavano anche enti italiani, ha proposto l’uso combinato di riluzolo, normalmente utilizzato nel trattamento della SLA, e del masitinib, un inibitore della tirosin chinasi.
In questo studio randomizzato in doppio cieco di fase 2/3, pubblicato sulla rivista specialilzzata “Amyotrophic Lateral Sclerosis and Frontotemporal Degeneration” (doi: 10.1080/21678421.2019.1632346), gli autori hanno suddiviso 394 pazienti con SLA in 3 gruppi, assegnando a ognuno una cura farmacologica composta a 100 mg al giorno di riluzolo con: placebo; 4.5 mg per kg al giorno di masitinib; 3 mg per kg al giorno di masitinib.
Questo lavoro aveva messo in evidenza un rallentamento del tasso di declino funzionale del 27% per i pazienti assegnati alla massima dose di masitinib e con una progressione di malattia “normale”.
Positivi gli esiti anche per la capacità vitale forzata (FVC), per la qualità di vita, valutata con il questionario specifico ALSAQ-40, e per il così chiamato “time to event”, utile per calcolare la sopravvivenza. Masitinib si era inoltre dimostrato sicuro.
Tuttavia, fermandosi a un follow-up di 48 settimane, lo studio non era riuscito a fornire indicazioni rispetto alla sopravvivenza di questi pazienti. Ma ora ci sono nuovi dati, presentati durante il congresso annuale della American Academy of Neurology (AAN), tenutosi a Boston.
Dati che si riferiscono a un follow-up medio di 75 mesi e che indicano come l’aggiunta di 4.5 mg per kg al giorno di masitinib al riluzolo riduca il rischio di mortalità del 44%. In altre parole, i pazienti con SLA da moderata a grave che assumono questa combinazione vivono mediamente 10 mesi in più degli altri, a parità di severità di malattia.
Se si prende invece in considerazione la coorte di soggetti con SLA moderata, l’accoppiata risulta essere ancora più efficace, prolungando la sopravvivenza in media di 25 mesi rispetto a chi ha utilizzato il solo riluzolo con placebo. Questi dati rinforzano l’intenzione del team di ricerca di partire con uno studio di fase 3 che possa confermare il vantaggio dato nel trattamento della SLA da questo inibitore della tirosin chinasi.
Dai precedenti studi si è già capito, inoltre, che i pazienti con le forme più gravi e avanzate di SLA non possono godere dei benefici dati da masitinib, probabilmente perché questo farmaco agisce proteggendo i neuroni sani da degenerazione, ma non è in grado di rimettere in salute quelli già compromessi dalla malattia. Si ricorda che in Italia si stima vivano oltre 3500 soggetti con SLA, mentre le nuove diagnosi sarebbero circa 1000 l’anno.
(Lo studio: Ludolph AC, et al “Masitinib shows prolonged survival in amyotrophic lateral sclerosis (ALS) patients with mild or moderate disease severity at baseline”. Boston, AAN)