Scompenso cardiaco, tra farmaci e telemedicina

Per fronteggiare le cronicità in costante aumento, la risposta può venire non solo dai farmaci, ma da una rimodulazione dell’offerta sanitaria che sia in grado di favorire una migliore integrazione tra sistemi ospedalieri e territoriali anche con l’aiuto della telemedicina.
Questo paradigma vale anche per lo scompenso cardiaco: non solo nuovi farmaci, come quelli che i cardiologi definiscono “statine del terzo millennio”, ma anche un monitoraggio del paziente a domicilio.

Su questo punto concordano tutti gli attori della sanità: specialisti, medici di medicina generale, infermieri e associazioni di pazienti, come emerso dall’evento organizzato da Motore Sanità lo scorso 26 maggio dal titolo “L’innovazione che cambia e salva la vita dei malati cronici. Scompenso cardiaco: focus on SGLT2i Lazio”, che ha ricevuto il patrocinio dell’ASL di Rieti e dell’ASL Roma 1.

Scompenso cardiaco: alcuni dati

A livello globale sono 64 milioni i soggetti con scompenso cardiaco, di cui più della metà ha uno scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata.
Lo scompenso cardiaco rappresenta la prima causa di ricovero in ospedale con una durata media della degenza pari a 9 giorni; nel 2020, lo scompenso cardiaco ha causato 125mila ospedalizzazioni nel nostro Paese.

Sempre in Italia, negli ultimi 5 anni è stato registrato un incremento dei ricoveri del 40%, e arriva a 2,5 miliardi di euro il totale della spesa annua sostenuta dal SSN per pazienti affetti da scompenso cardiaco, di cui l’85% per spese di ricovero.
Nel primo anno di follow-up un paziente scompensato determina un costo diretto annuale di 11.864 euro.

Nuove terapie: le glifozine

Sul fronte delle nuove terapie, Alessandro Aiello, cardiologo referente dell’attività ambulatoriale presso la Cardiologia Clinica e Riabilitativa dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma e consigliere regionale ANMCO-Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri Lazio ha ricordato: «stiamo assistendo a una rivoluzione copernicana perché finalmente abbiamo una classe di farmaci specifici per questi pazienti, le glifozine, che finalmente non tratta solo i sintoni ma interviene nella complessa fisiopatologia della malattia.

Le glifozine sono in grado di ridurre la mortalità e le ospedalizzazioni in maniera consistente e, come effetto peculiare, riducono la progressione della malattia renale, comorbidità spesso associata allo scompenso cardiaco che ne limita in maniera importate il trattamento anche con altri presidi.
Il dosaggio previsto per tali farmaci è quello target senza bisogno di titolazione, ciò rappresenta un indescrivibile vantaggio nell’aderenza e persistenza in terapia di pazienti spesso sottoposti a politrattamenti complessi. Gli effetti collaterali, di converso, sono rari e di entità spesso lieve».

Telemedicina, ponte tra ospedale e territorio

Migliorare l’assistenza vuol dire anche ridurre gli spostamenti e le ospedalizzazioni, partendo dalla casa come primo luogo di cura, un percorso oggi reso possibile grazie a innovazione tecnologica e telemedicina.
Risulta difatti necessaria una rimodulazione dell’offerta sociosanitaria, che favorisca una migliore integrazione tra sistemi ospedalieri e territoriali, anche attraverso l’utilizzo della telemedicina, in un percorso virtuale e operativo.

«È auspicabile un modello digitale all’assistenza a domicilio che consente al paziente la garanzia di usufruire delle cure a domicilio, previa opportuna pianificazione, nell’arco dell’intera settimana, 7 giorni su 7, tenendo conto della complessità clinico-assistenziale dei pazienti», ha rimarcato Antonio Salvatore Miglietta, direttore dell’UOC Percorsi clinici assistenziali e Telemedicina dell’ASL Roma 2, il quale ha ricordato come il progetto PDTA aziendale per il Diabete e la BPCO in atto presso l’ASL Roma 2 rappresenti un modello di presa in carico multidisciplinare tramite piattaforma digitale condivisa tra medici di medicina generale e specialisti ambulatoriali.

Il progetto è attualmente in fase sperimentale con la partecipazione di 30 medici di medicina generale e 40 specialisti ambulatoriali.
Si prevede l’implementazione di nuovi PDTA e il prossimo ad essere rilasciato è quello dello scompenso cardiaco.

«Attualmente i pazienti presi in carico con il PDTA scompenso cardiaco nei sei distretti dell’ASL Roma 2 sono circa 600 che nel prossimo futuro potranno beneficiare della presa in carico su piattaforma digitale».

Gap da colmare e ruolo delle associazioni dei pazienti

Sullo scompenso cardiaco c’è ancora molto da fare, in particolare sul piano della sensibilizzazione e dell’informazione: le associazioni di pazienti possono avere un ruolo decisivo in questo ambito.
Per quanto riguarda, i nuovi farmaci, in particolare l’arrivo degli SGLT2i ha segnato un momento di passaggio importante, grazie alla loro efficacia nel ridurre la mortalità così come le ospedalizzazioni.

Restano, tuttavia, due problemi: il primo legato alla loro prescrivibilità, che dovrebbe essere allargata il più possibile al territorio e il secondo legato all’aggiunta di nuovi farmaci, che potrebbe compromettere l’aderenza terapeutica.

Rieti, un modello innovativo di presa in carico

Dell’innovativo progetto di cura per la presa in carico dei pazienti affetti da scompenso cardiaco a Rieti ha parlato Luca Moriconi, direttore del Dipartimento di Medicina dell’ASL di Rieti e vicepresidente FADOI del Lazio: «oltre 200 pazienti sono attualmente inseriti nel PDTA dell’ASL dedicato a chi è affetto da questa grave patologia cronica.
Il percorso di cura, personalizzato in base allo stadio clinico della malattia, consente una elevata qualità delle cure secondo le più recenti linee guida, la gestione ottimale dell’assistenza territoriale extraospedaliera, un efficiente utilizzo delle risorse riducendo i ricoveri ripetuti.
Il progetto ha ottenuto un notevole gradimento da parte dei pazienti e dei loro familiari».