Basata sulla tecnologia Crispr-Cas9, la terapia Casgevy® punta a modificare le cellule staminali ematopoietiche del paziente così da favorire la produzione di alti livelli di emoglobina fetale nei globuli rossi e compensare la forma adulta malata.
Il farmaco ha ottenuto autorizzazione all’immissione in commercio condizionata da parte dell’EMA il 9 febbraio 2024, autorizzazione non ancora confermata da AIFA. Nel frattempo, però, le realtà italiane si stanno muovendo per dare modo ai propri pazienti di godere dei vantaggi di questa terapia innovativa sviluppata da Vertex Pharmaceuticals.
Due ragazze di vent’anni hanno ricevuto la terapia all’Ospedale San Matteo di Pavia, rispettivamente per β-talassemia major e anemia falciforme grave.
Spiega Marco Zecca, direttore della S.C. Oncoematologia Pediatrica dell’ospedale pavese: «nella β-talassemia, il difetto nella produzione delle catene β dell’emoglobina determina un’anemia cronica grave, che per la sopravvivenza richiede trasfusioni di globuli rossi concentrati ogni 2-4 settimane per tutta la vita. Questo comporta, inevitabilmente, un sovraccarico di ferro, con conseguenti danni irreversibili a carico di cuore, fegato e apparato endocrino».
Per quanto riguarda invece l’anemia falciforme, la forma anomala assunta dall’emoglobina fa sì che «in condizioni di scarsità di ossigeno, oppure per il freddo, la disidratazione o lo stress, questa emoglobina polimerizza e precipita, deformando i globuli rossi in una forma a falce. Queste cellule alterate provocano fenomeni vaso-occlusivi, dolore acuto e cronico e danni d’organo multipli, inclusi infarti ossei, eventi ischemici cerebrali e crisi dolorose ricorrenti».
Le fasi del trattamento
Data la mancanza di una autorizzazione ufficiale, l’uso della terapia è sottoposto a una richiesta specifica all’AIFA. In effetti, il San Matteo ha sottoposto la richiesta di accesso al Fondo Nazionale AIFA 5% per trattare le due pazienti nel maggio 2024, dato che non c’era un donatore idoneo per nessuna delle due e le loro condizioni cliniche stavano peggiorando rapidamente.
AIFA ha accolto le due richieste, consentendo al team di procedere. Come prima cosa, gli specialisti hanno dovuto raccogliere le cellule staminali delle due pazienti tramite aferesi.
Una fase, spiega Cesare Perotti, direttore del Servizio Immunotrasfusionale del San Matteo, «particolarmente sfidante e complessa, soprattutto per la paziente con anemia falciforme, perché sono state necessarie diverse procedure per raggiungere il numero di cellule staminali autologhe necessario».
Una volta ottenute le cellule staminali, il team le ha inviate all’azienda farmaceutica che ha effettuato l’editing genetico, producendo la terapia. Nel frattempo, le pazienti hanno dovuto sottoporsi a un ciclo di chemioterapia mieloablativa per preparare il campo alla successiva reinfusione delle cellule ingegnerizzate.
Il percorso è lungo e complesso, ma «i dati clinici disponibili – spiega Zecca – mostrano remissioni prolungate e un potenziale effetto curativo in oltre il 90% dei pazienti trattati nelle sperimentazioni cliniche, segnando una svolta nella gestione delle emoglobinopatie».
Trattate nel mese di maggio, le due pazienti stanno bene. Ora, bisognerà monitorare gli effetti della terapia genica. Essenziale, in tutto il processo, anche il supporto della Farmacia Ospedaliera.
Fonte: CS San Matteo



