Uno studio giapponese si è chiesto quale ruolo può avere il farmacista ospedaliero nella fase pretrattamento in pazienti che ricevono diagnosi di tumore.
In particolare, gli autori hanno cercato di capire quali siano i bisogni dei pazienti che possono essere direttamente soddisfatti dal farmacista ospedaliero o di comunità, così da indicare una strada di miglioramento del ruolo professionale di questi operatori in ambito oncologico.
Il questionario
Lo studio, pubblicato sul Journal of Pharmaceutical Health Care and Sciences, si è basato su un questionario finalizzato a individuare le esigenze dei pazienti che hanno ricevuto una nuova diagnosi di tumore e strutturato in ventuno domande, articolate in quattro domini:
- cancro e trattamento oncologico
- dolore e cure palliative
- trattamenti diversi da quelli oncologici
- cambiamenti nella vita quotidiana dati dal percorso oncologico.
Per ogni risposta, i 1031 pazienti del campione, hanno potuto indicare se preferirebbero ricevere supporto in quello specifico tema dal farmacista ospedaliero o da quello di comunità.
Il farmacista ospedaliero è preferito a quello di comunità
La maggioranza dei partecipanti al questionario ha indicato almeno un motivo di preoccupazione nato in seguito alla diagnosi di tumore: al primo posto la paura degli effetti collaterali alla terapia, indicati nel 49,2% delle risposte, seguito dai costi del trattamento (48%).
Il 41,6% dei pazienti si chiede se andrà incontro a stress psicologico, mentre il 38,8% si è mostrato curioso rispetto ai meccanismi dei farmaci oncologici. Davanti alla possibilità di scegliere tra farmacista ospedaliero o di comunità per ricevere consulti e risposte ai propri quesiti, la maggior parte dei partecipanti ha scelto il farmacista ospedaliero.
I pazienti vorrebbero parlare con questa figura professionale per chiarire i propri dubbi sugli effetti collaterali e sul meccanismo di azione dei farmaci utilizzati, ma anche sui farmaci da assumere per ridurre il disagio fisico associato alle terapie oncologiche.
I pazienti non hanno espresso una chiara preferenza solo per tematiche come la gestione delle interazioni tra terapie oncologiche e altre terapie farmacologiche e su questioni che riguardano altre terapie oltre a quelle oncologiche. In questi casi, il consulto sarebbe ben accetto con entrambi i tipi di farmacisti.
Stando agli esiti di questo studio, quindi, il farmacista ospedaliero potrebbe essere di grande aiuto nel supportare i pazienti con nuova diagnosi di tumore. Si apre quindi un ulteriore scenario di miglioramento della professione.
Lo studio: Watanabe T, Sagara A, Abe T, Komuro M, Yubune K, Yoshikawa S, Terakado H. Cross-sectional survey on cancer patients’ concerns and consultation needs with pharmacists at the time of initial diagnosis. J Pharm Health Care Sci. 2025 Jul 10;11(1):59. doi: 10.1186/s40780-025-00467-w. PMID: 40640924; PMCID: PMC12247405




