Il melanoma è un tumore la cui incidenza sta crescendo in tutto il mondo, in particolare nelle etnia a pelle chiara. Al momento rappresenta tra il 2% e il 3% di tutti i tumori maligni negli Stati Uniti e nell’Europa del Nord.
In Italia l’incidenza è di 8-10 nuovi casi/anno ogni 100.000 abitanti. Tumore abbastanza aggressivo, il melanoma sviluppa negli stadi più avanzati metastasi, sia a carico della cute, in sedi diverse da quella di partenza, sia a carico di altri organi. Le lesioni cutanee metastatiche del melanoma possono essere trattate in diversi modi. Tra questi vi è il trattamento intralesione con il talimogene laherparepvec (T-VEC), approvato in Europa dal 2015, e l’interleuchina 2 (IL-2), usata da anni anche se con indicazione off-label.
Un recente studio, pubblicato dall’Ospedale Universitario di Tuebigen su “Therapeutic Advances in Medical Oncology”, valuta l’efficacia dei due trattamenti in “real world”. I 62 pazienti coinvolti presentano un melanoma di fase III, non resecabile, e sono stati trattati o con T-VEC (37) o con IL-2 (25). 10 dei partecipanti sono stati sottoposti a terapia con entrambi i prodotti, in successione. Inoltre, oltre la metà del campione ha assunto contemporaneamente anche una terapia sistemica.
Nessuna differenza significativa
Per valutare l’efficacia dei due trattamenti, gli autori hanno utilizzato la sopravvivenza totale (OS), la sopravvivenza priva di progressione (PFS) e il miglior tasso di risposta, mentre per la sicurezza il tasso di eventi avversi. Il confronto tra i due trattamenti non ha messo in luce differenze significative. In particolare, se si considera la PFS, questa è in media di 5 mesi in entrambi i sottogruppi, mentre la OS è per tutto il campione di media di 34 mesi, anche in questo caso senza differenze tra i sottogruppi.
Nonostante il trattamento, il 45,2% del campione è andato incontro a una progressione allo stadio IV, ancora una volta senza differenze significative tra i due sottogruppi.
Per quanto riguarda le complicanze, si osserva che il numero di pazienti a non aver vissuto eventi avversi durante la terapia è decisamente più alto nel gruppo trattato con T-VEC rispetto a quello con IL-2, 48% contro il 16%. Gli eventi avversi più comuni per entrambi i gruppi sono fastidi al punto di iniezione e febbre. Invece, i pazienti trattati con IL-2 hanno sofferto anche di dispnea, ipertensione, tachicardia, perdita dell’appetito, atralgia ed eruzioni cutanee, mentre quelli trattati con T-VEC hanno sperimentato mal di testa, dolore addominale, diarrea, difficoltà a dormire e herpes labiale. Nessun paziente ha sofferto più di 4 eventi avversi.
Per concludere, i risultati ottenuti portano gli autori a confermare la validità di entrambi gli approcci terapeutici.
Studio: Reitmajer M, Nanz L, Müller N, Leiter U, Amaral T, Aebischer V, Flatz L, Forschner A. Comparative real-world outcomes of stage III melanoma patients treated with talimogene laherparepvec or interleukin 2. Ther Adv Med Oncol. 2025 Apr 1;17:17588359251324035. doi: 10.1177/17588359251324035. PMID: 40171522; PMCID: PMC11960150.