Innovazioni nel trattamento del carcinoma mammario avanzato: un approccio multidisciplinare

Quali sono i principali sottotipi tumorali del carcinoma mammario e come influiscono sulla prognosi? In che modo l’implementazione delle reti oncologiche regionali può migliorare la presa in carico dei pazienti oncologici? Quali sono le nuove terapie e gli approcci terapici per il trattamento del carcinoma mammario metastatico? 

Sono queste alcune delle rilevanti questioni che sono state al centro della conferenza “Carcinoma mammario avanzato: scenari per la gestione e il trattamento di pazienti” promossa e organizzata da Gilead Sciences, durante il XVL Congresso SIFO che si è svolto a Napoli dal 17 al 20 ottobre 2024. 

Una tavola rotonda moderata dalla dott.ssa Emanuela Omodeo Salé, direttrice della Farmacia Ospedaliera dell’Istituto Europeo Oncologico di Milano, che ha visto gli interventi di Carmine De Angelis, oncologo presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli, Manuela Tamburo De Bella, dirigente UOS Reti Cliniche Ospedaliere e Monitoraggio presso Agenas, e Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna.

Un contesto, quello del carcinoma mammario metastatico, che rappresenta una significativa sfida terapeutica e gestionale nel contesto oncologico odierno. Con circa 45 mila nuove diagnosi di carcinoma mammario ogni anno in Italia, è essenziale comprendere le evoluzioni nel trattamento e nella presa in carico di queste pazienti.

Le recenti innovazioni terapeutiche, supportate da modelli organizzativi come le reti oncologiche regionali e approcci multidisciplinari, offrono nuove opportunità per migliorare la qualità della vita e le prospettive di sopravvivenza delle pazienti affette da questa patologia.

Contesto clinico e evoluzione terapeutica

Il trattamento del carcinoma mammario avanzato si basa su una classificazione istologica e genetica, che consente di identificare sottogruppi tumorali con caratteristiche distinte e risposte variabili alle terapie.

«Le patologie oncologiche della mammella possono essere scomposte in diversi sottotipi, a seconda dell’espressione ormonale e delle caratteristiche cellulari, ogni sottotipo presenta una prognosi differente. I tumori luminali, per esempio, tendono ad avere migliori tassi di sopravvivenza rispetto ai tumori triplo-negativi (TNBC), che sono generalmente più aggressivi e suscettibili a sviluppare metastasi viscerali, comportando una prognosi più sfavorevole», spiega Carmine De Angelis.

È, quindi, fondamentale avere a disposizione trattamenti specifici per ogni sottotipo, in grado di aumentare il più possibile l’aspettativa di vita dei pazienti.

Da qui, nasce l’esigenza di avere a disposizione in tempi rapidi le nuove terapie che includono, oltre alle terapie ormonali, i farmaci anticorpo coniugati (ADC).

«Questi ultimi, infatti, rappresentano un passo significativo nella lotta contro i tumori della mammella, consentendo un’azione mirata che aumenta la selettività e riduce gli effetti collaterali comuni della chemioterapia tradizionale».

Gli studi clinici evidenziano come questi farmaci, abbiano dimostrato di migliorare significativamente la sopravvivenza dei pazienti con carcinoma mammario metastatico, come sacituzumab govitecan, sia nel setting triplo-negativo sia nelle pazienti con carcinoma positivo ai recettori ormonali e negativo a Her-2.

Si segnala come questi risultati abbiano portato a cambiamenti nelle linee guida di trattamento del mTNBC, suggerendo come preferibile il trattamento con sacituzumab govitecan in seconda linea metastatica.

Per quanto riguarda le prospettive future per l’oncologia, De Angelis ha sottolineato come l’integrazione di diverse terapie, compresi gli ADC e l’immunoterapia, potrebbe offrire risultati significativi nel trattamento della malattia metastatica, ribadendo la necessità di continuare a esplorare combinazioni terapeutiche per massimizzare l’efficacia delle cure e migliorare la qualità della vita dei pazienti. 

Reti Oncologiche Regionali e presa in carico multidisciplinare

L’implementazione di reti oncologiche regionali è fondamentale per garantire un accesso omogeneo e rapido alle cure.

«L’Osservatorio per il Monitoraggio delle Reti Oncologiche Regionali è un organismo nazionale creato per supportare, monitorare e implementare le reti oncologiche in Italia, senza concentrarsi sulla classificazione, ma piuttosto sull’efficienza e l’integrazione delle cure», spiega Manuela Tamburo De Bella. «In ambito oncologico, si riconosce che le cure non possono essere fornite in modo isolato, ma devono essere gestite attraverso un approccio multidisciplinare che coinvolge vari aspetti del percorso di cura del paziente, dalla diagnosi iniziale fino al follow-up».

Il problema è che non tutti gli ospedali possono garantire un modello di assistenza completo e integrato e per questo motivo, l’Osservatorio gioca un ruolo cruciale nel garantire un percorso di cura coerente e ben strutturato.

«Questo approccio mira a migliorare l’accesso alle cure, ridurre i tempi d’attesa e sostenere il benessere sociale dei pazienti».

In questa ottica il supporto delle associazioni di pazienti oncologici diventa fondamentale.

«La loro presenza è importante per garantire una gestione efficace e una presa in carico adeguata dei pazienti. È stato redatto un documento che delinea i requisiti essenziali per la promozione delle performance delle reti oncologiche, stabilendo criteri chiari su come queste reti devono operare», spiega De Bella.

Il documento è stato sviluppato dal Ministero della Salute e si propone di migliorare sostanzialmente l’assistenza oncologica.

«Per quanto riguarda le cure oncologiche, è, inoltre importante potenziare le capacità organizzative e le competenze delle varie regioni riguardo alle proprie reti oncologiche. Diventa fondamentale quindi un approccio multidisciplinare anche per quanto riguarda l’accesso ai farmaci».

Una strategia efficace potrebbe essere quella dell’integrazione fra ospedale e territorio con l’obiettivo di migliorare la gestione dei pazienti oncologici, in particolare quelli metastatici.

«Si potrebbe parlare di una nuova definizione delle strutture sanitarie, che dovrebbero includere case della salute e ambulatori sul territorio, in modo da facilitare un accesso più diretto ai servizi. La creazione di un coordinamento tra i dipartimenti e le risorse regionali è essenziale per garantire un’assistenza efficace».

Ruolo delle associazioni di pazienti

Le associazioni come Europa Donna hanno un ruolo cruciale nel sensibilizzare l’opinione pubblica e nel rappresentare i bisogni delle pazienti. Nata 30 anni fa è presente oggi in 37 Paesi e conta in Italia 190 associazioni locali. Si occupa di raccogliere e rappresentare i bisogni delle pazienti, dialogando con la comunità scientifica per garantire che tali bisogni siano inseriti in programmi scientifici.

«La nostra missione», spiega Rosanna D’Antona, «è portare avanti le istanze delle pazienti a livello locale e istituzionale».

L’associazione, infatti, lavora costantemente per aumentare la consapevolezza su questa patologia, in particolare sul tumore al seno metastatico. Un percorso iniziato nel 2012, quando una paziente ha sollevato la questione dell’isolamento delle donne affette dalla malattia. Da allora, l’associazione ha condotto indagini qualitative e quantitative per raccogliere informazioni sui bisogni di queste donne.

«Nel corso degli anni, abbiamo chiesto e ottenuto il riconoscimento di una giornata dedicata al tumore al seno metastatico, il 13 ottobre, per aumentare la visibilità del problema. Abbiamo raccolto oltre 9 mila firme a supporto di questa iniziativa, che ci ha consentito di comunicare e far sentire maggiormente la loro voce.

Dopo aver ottenuto questo riconoscimento, Europa Donna ha sviluppato un manifesto con cinque punti chiave che includono l’importanza di percorsi diagnostici e terapeutici rapidi, l’accesso a studi clinici, il benessere psico-fisico, e la questione dell’invalidità civile, in quanto non tutte le donne ricevono il supporto adeguato.

Infine, l’associazione ha lanciato una campagna di sensibilizzazione per il 13 ottobre, collaborando con il Ministero della Salute e creando un prodotto di pubblicità sociale per promuovere la consapevolezza sulla malattia e migliorare le cure per queste pazienti.