Ferrara ha ospitato il corso nazionale “Clinical Pharmacist. The Best Experience: innovazione e multidisciplinarietà”, evento di formazione in ambito scientifico e sanitario promosso e coordinato da Anna Marra, direttore del Dipartimento Farmaceutico dell’Azienda Ospedaliero Universitaria e Azienda Usl di Ferrara, con il patrocinio di Sifo e Sifact.
Il corso, dedicato al farmacista clinico, figura di raccordo attivo tra clinico e paziente molto diffusa e attiva nei Paesi anglosassoni ma poco conosciuta in Italia, ha richiamato esperti e professionisti da tutta la Penisola.
«Da qualche anno nell’ambito del Dipartimento Farmaceutico delle aziende ferraresi stiamo proponendo la figura del farmacista clinico come parte integrante del team di cura. Ci è sembrato quindi appropriata e puntuale la possibilità di creare un momento di riflessione e confronto con realtà regionali e nazionali che hanno già implementato nei diversi contesti clinici la figura del farmacista clinico», precisa Marra.
«L’evento è decisamente ampio e multiprofessionale e non si rivolge esclusivamente ad un ruolo e a una funzione sanitaria, perché visto che parliamo di contesti clinici complessi e interdisciplinari, tutti i contributi della giornata sono stati pensati con relazioni a quattro mani con interventi farmacista-clinico o farmacista-infermiere, puntando al coinvolgimento di speakers di competenze ed esperienze riconosciute».

Figura particolarmente diffusa negli Usa, in Inghilterra e Germania, il farmacista clinico è oggi quel professionista che con competenze e ruoli garantisce l’uso appropriato (efficace, sicuro ed economico) dei farmaci.
In aggiunta al controllo quali-quantitativo, alla dispensazione ed all’allestimento dei medicinali, ha un maggiore coinvolgimento nell’assistenza del paziente, collaborando attivamente con il team di cura, medico ed infermieristico, a garanzia di maggiore sicurezza ed efficacia dei trattamenti farmacologici.
«La funzione del farmacista clinico» prosegue la coordinatrice del corso «pertanto non si limita alla conoscenza del farmaco, alla sua produzione e logistica, ma comprende tutte quelle attività dedicate ai pazienti con lo scopo di ottenere il miglior risultato, sia individuale che sociale (salute pubblica), anche attraverso il monitoraggio ed appropriatezza d’uso. Ciò si traduce nei fatti in una migliore qualità dell’assistenza ed in un maggior profilo di sicurezza a favore dei pazienti».
In Italia, la professione non è ancora riconosciuta a livello formale dalle Istituzioni.
«Il convegno di Ferrara intende dare evidenza di come l’inserimento del farmacista clinico nel team di cura potrebbe risultare utile e positivo anche nel nostro Paese nell’assistenza personalizzata al paziente. Attraverso le esperienze delle diverse realtà regionali e nazionali che verranno presentate si potrà avviare un nuovo percorso virtuoso, e cogliere così come la figura del farmacista clinico, laddove integrata nel team di cura, possa essere una figura chiave nel garantire la migliore qualità dell’assistenza al paziente con uno sguardo al futuro in particolar modo in ambito di terapie avanzate e radiofarmaci» ha sottolineato Marra.
Temi al centro del corso
L’incontro ha visto l’alternarsi di tre sessioni plenarie:
- il farmacista clinico, dalla stewardship antimicrobica ad esperienze di reparto
- il farmacista clinico e la chirurgia
- l’officina di produzione: con Mattia Algeri (Bambino Gesù), tra i massimi ricercatori in ambito di terapie innovative, sullo stato di avanzamento in Italia delle sperimentazioni con CAR-T Cell.
Alla tavola rotonda finale hanno partecipato esperti e professionisti da tutta Italia, tra cui Francesco Cattel (direttore Generale Asl VCO-Piemonte), Carlo Piccinni (direttore area Ricerche Fondazione RES, Roma), Maria Chiara Silvani, (direttrice Farmacia ospedaliera, Ravenna e presidente incoming Sifact), Alessandra Stancari (direttrice farmacia AOU S. Orsola Malpighi, Bologna).
L’evento ha abbracciato tematiche nazionali e globali, perché «ambisce a diventare un appuntamento annuale, occasione unica per presentare esperienze virtuose sia regionali che nazionali e volano di idee e collaborazioni per promuovere tale figura in realtà italiane sempre più numerose. Al tempo stesso i contenuti e le idee condivise potranno essere di supporto per la proposizione a livello istituzionale, sia regionale che nazionale, del farmacista clinico al fine della formalizzazione di tale figura nel team di cura, come accade in altri contesti europei e mondiali» conclude Marra.




