Identificare nuovi target terapeutici per l’epilessia, questo lo scopo della neonata partnership.
L’epilessia è tra le malattie neurologiche più frequenti, con incidenza dell’1% nella popolazione generale e picchi di esordio in età pediatrica e negli anziani. Spesso secondaria ad altre malattie e lesioni del sistema nervoso centrale, l’epilessia si associa a una sintomatologia varia, dipendente dall’area del cervello interessata: oltre alle convulsioni presenti nell’immaginario collettivo, possono verificarsi fenomeni visivi, uditivi, gustativi, alterazioni del comportamento ed eventi di estraneamento.
La scienza farmaceutica ha sviluppato diversi prodotti per tenere sotto controllo la patologia, ma sono tanti i pazienti che, dopo un po’ di tempo, smettono di rispondere ai trattamenti. A questi si aggiungono quelli che non rispondono proprio. In tutto si parla di circa il 30% dei soggetti. In alcuni casi si può ricorrere alla chirurgia, ma non sempre è possibile.
Per migliorare la capacità medica nel gestire l’epilessia è importante individuare nuovi target terapeutici. Questo è l’obiettivo della collaborazione tra Angelini Pharma e l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano, che si focalizzerà sull’identificazione dei fattori chiave che portano alla comparsa e alla progressione della malattia. L’intento è di rendere sempre più personalizzato il trattamento.
L’importanza di individuare i fattori chiave
Spiega Annamaria Vezzani, responsabile del Laboratorio di Epilessia e Strategie Terapeutiche del Dipartimento di Danno Cerebrale e Cardiovascolare Acuto del Mario Negri e Principal Investigator dello studio: «capire quali siano i meccanismi che guidano la traiettoria della malattia consentirebbe interventi terapeutici tempestivi per la gestione della malattia e per migliorare la qualità della vita dei pazienti».
Rafal Kaminski, chief scientific officer di Angelini Pharma, dichiara: «nonostante i significativi progressi nella ricerca sulla epilessia e nella terapia dell’epilessia, la comprensione dei meccanismi alla base di questa patologia rimane limitata. Siamo lieti di avviare questa collaborazione con il team della dott.ssa Vezzani. Insieme, esploreremo nuovi percorsi molecolari e uniremo le nostre competenze per sviluppare nuove cure per pazienti con epilessia».
Si ricorda che in circa il 30% dei casi l’epilessia è idiopatica, ovvero non si riesce a risalire alla causa della malattia. Questi pazienti potrebbero avvantaggiarsi degli esiti del nuovo studio. Ma non solo. Anche coloro che soffrono di epilessia a causa di una malattia genetica, di un trauma cranico, di un tumore, di una malattia infiammatoria o di una encefalite potranno trarre vantaggio dall’individuazione dei fattori chiave scatenanti.
Una epilessia ben controllata consente una qualità di vita equivalente a quella di una persona sana in molti casi: in caso contrario, diventa difficile anche sostenere attività lavorative e sociali.