Le terapie avanzate e l’intelligenza artificiale rappresentano oggi due dei principali motori di trasformazione della medicina oncologica e oncoematologica. A confermarlo è stata la sessione promossa da Gilead-Kite nell’ambito del congresso SIFO 2025, svoltosi a Genova dal 6 al 9 novembre, dal titolo “Il presente che cura, il futuro che prevede”.
Un confronto multidisciplinare, moderato da Elisa Sciorsci, farmacista ospedaliera dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, che ha riunito clinici, farmacisti, ingegneri e studiosi di economia sanitaria per esplorare come le terapie CAR-T e l’IA stiano ridisegnando il presente e aprendo scenari concreti per il futuro della cura dei linfomi refrattari.
CAR-T: cambiare la storia dei linfomi refrattari
Il prof. Enrico Derenzini, direttore della Divisione di Oncoematologia e Trapianto di cellule staminali dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, ha illustrato i risultati più recenti ottenuti con le terapie CAR-T nei linfomi a grandi cellule B recidivanti e refrattari, patologie fino a pochi anni fa prive di reali opzioni terapeutiche dopo il fallimento della prima linea di chemio-immunoterapia.
Derenzini ha evidenziato come queste terapie abbiano portato a risposte superiori al 50% anche in pazienti pesantemente pretrattati, con remissioni complete durature. In particolare, axicabtagene ciloleucel (axi-cel) ha mostrato un tasso di remissione completa del 58%, accompagnato da un profilo di tossicità sempre più gestibile e migliore rispetto ai trial clinici.
L’esposizione precoce alla terapia si associa a un significativo vantaggio di sopravvivenza, suggerendo l’opportunità di anticipare l’impiego delle CAR-T nel percorso terapeutico. Anche i dati di real world confermano quanto osservato nei trial registrativi, sia per efficacia sia per sicurezza, grazie anche al crescente impiego delle bridging therapy, che contribuiscono a ridurre il rischio di eventi avversi gravi.
Nel suo intervento, Derenzini ha presentato anche l’esperienza dello IEO con 22 pazienti trattati, sottolineando che i risultati ottenuti confermano il valore clinico e la gestibilità della terapia nella pratica quotidiana.
Purtuttavia, permane a oggi un problema di accesso subottimale alla terapia CAR-T con meno del 50% dei pazienti potenzialmente eleggibili determinato dalla mancanza di network realmente funzionanti tra centri hub e referral.
Potenziare la cellula e la sostenibilità del sistema
Il presidente di BioERGOTech, ing. Guido Putignano, ha approfondito il ruolo dell’intelligenza artificiale come leva d’innovazione nel mondo delle terapie cellulari.
L’IA può intervenire in più fasi del processo terapeutico: nella progettazione, per rendere le cellule CAR-T più efficaci tramite modelli predittivi basati su algoritmi deterministici e stocastici; nella produzione, ottimizzando tempi e qualità; nella gestione clinica, supportando il monitoraggio e la previsione di tossicità o le risposte terapeutiche.
Come ha spiegato Putignano, «la capacità di apprendere dai dati e d’integrare le variabili biologiche e cliniche consente all’IA di migliorare la precisione e l’efficacia delle terapie personalizzate».
Economia e governance dei nuovi trattamenti
Sul piano della sostenibilità, la prof.ssa Silvia Coretti del Dipartimento di Economia e Diritto dell’Università Sapienza di Roma ha posto l’accento sull’esigenza d’integrare l’innovazione con modelli di gestione efficienti.
L’IA può aiutare la stima dei fabbisogni e garantire accesso più ampio al corretto target di pazienti, a ottimizzare il timing terapeutico e a razionalizzare la logistica, contribuendo a un uso più sostenibile delle risorse.
Coretti ha inoltre sottolineato che la digitalizzazione e la condivisione dei dati rappresentano strumenti fondamentali per assicurare equità d’accesso e per valutare in modo oggettivo l’impatto economico e clinico delle terapie CAR-T.
Il farmacista ospedaliero come cerniera dell’innovazione
Un contributo di particolare rilievo è arrivato da Filomena D’Amico, farmacista dirigente presso l’ASL di Taranto e membro di un CAR-T Team, che ha messo in luce il valore aggiunto del farmacista ospedaliero in questo contesto ad alta complessità.
D’Amico ha evidenziato i risultati sorprendenti che le terapie CAR-T possono offrire quando vengono somministrate nel corretto target di pazienti e nel giusto timing, sottolineando il ruolo del farmacista come elemento di cerniera tra la dimensione clinica e quella organizzativa.
In questa prospettiva, l’IA può rappresentare un supporto concreto anche nella gestione degli eventi avversi, fornendo strumenti predittivi e sistemi di allerta precoce.
L’importanza di un network tra i centri
Sul fronte economico e gestionale, sia D’Amico sia Sciorsci hanno ribadito l’importanza del networking tra centri, strategia chiave per ottimizzare l’uso delle risorse e migliorare gli outcome dei pazienti. L’intelligenza artificiale, inoltre, può offrire un contributo prezioso anche per ottimizzare l’horizon scanning, favorendo una programmazione più efficiente e una valutazione tempestiva dell’innovazione.
La sessione ha dunque evidenziato come la sinergia tra CAR-T therapy e IA non sia più solo una prospettiva futura, ma una realtà che sta già trasformando la pratica clinica, lasciando emergere un messaggio chiave: l’innovazione è efficace solo se sostenuta da collaborazione, competenze integrate e capacità di previsione.
Realizzato con il contributo non condizionante di Gilead-Kite



