L’anemia falciforme è una grave patologia ereditaria che determina la formazione di emoglobina alterata che, una volta nei globuli rossi, ne determina la caratteristica forma a falce. Si tratta di globuli rossi che vivono tra i 10 e i 20 giorni, rispetto ai 120 giorni dei globuli rossi sani, determinando quindi una grave anemia che si manifesta anche con stanchezza, debolezza, mal di testa, abbassamento della vista.
La forma di questi globuli rossi rende facile la creazione di aggregazioni che occludono il normale scorrimento del sangue nei vasi più piccoli, che a loro volta possono tradursi in fastidiose crisi dolorose e in un aumentato rischio di ictus. Infatti, se questi aggregati si formano nei vasi sanguigni del cervello, possono causare la mancata irrorazione di una parte più o meno vasta del tessuto nervoso, provocando ischemia e ictus.
Uno studio dello statunitense St. Jude Children’s Research Hospital mette in evidenza come le terapia geniche oggi esistenti per i pazienti con anemia falciforme diano un vantaggio anche nei confronti del rischio di incorrere in ictus.
La terapia genica riporta la circolazione cerebrale a livelli quasi fisiologici
Pubblicato su American Journal of Hematology, lo studio prende in considerazione tre pazienti sottoposti a terapia genica, mettendo a confronto immagini di risonanza magnetica prima della terapia e a un anno dalla stessa, per valutare lo stato della circolazione sanguigna cerebrale. Prima di presentare i risultati, ricordiamo che nei pazienti affetti da anemia falciforme, il sangue circola troppo velocemente nel cervello, aumentando il rischio di aggregazioni e quindi blocchi del circolo. Tale velocità è una risposta fisiologica del corpo al ridotto apporto di ossigeno al cervello, organo che, come sappiamo, ne consuma parecchio.
Tuttavia, l’aumentata velocità non corrisponde a una aumento di ossigeno a carico del cervello, per cui il circolo sanguigno resta attivato. Gli autori dello studio hanno però osservato che, a distanza di un anno dalla terapia genica, tutti e tre i pazienti presentavano un circolo sanguigno rallentato, molto vicino a quello fisiologico.
La velocità della circolazione cerebrale è infatti diminuita dal 22% al 43%, a seconda dei casi. Secondo gli autori, questo è un buon motivo per includere negli studi clinici sulle terapie geniche i pazienti a rischio di sviluppare ictus che, invece, spesso sono scartati.
Akshay Sharma, del Dipartimento di Terapia Cellulare e Trapianto di Midollo Spinale del St. Jude e autore corrispondente dello studio, spiega che: «Dopo la terapia genica gli alti livelli di flusso cerebrale di sangue sono tornati ai livelli normali.
Questo avvicinamento alla condizione fisiologica evidenzia che la terapia genica potrebbe portare un vantaggio ai pazienti con patologia neurovascolare a rischio di sviluppare ictus».
Conclusioni
Gli autori hanno, inoltre, evidenziato che gli effetti sulla circolazione sanguigna del cervello della terapia genica sono abbastanza stabili e duraturi nel tempo, cosa che non si ottiene con altre terapie per l’anemia falciforme, come l’idrossiurea o le trasfusioni di sangue.
L’unico trattamento che sembra portare a esiti simili a quelli appena presentati è il trapianto di midollo spinale: resta tuttavia da trovare un donatore idoneo. La terapia genica può invece essere realizzata senza bisogno di un donatore. I risultati di questo lavoro devono essere confermati da studi più ampi.
Studio: Sharma A, Hankins JS, Boelens JJ, Cancio M, Peddinti R, Rispoli L, Sloan S, DiDominick Costa S, Peled S, Wiethoff A, Sitaram R, LaBelle JL. Normalization of Cerebral Hemodynamics After Gene Therapy in Adults With Sickle Cell Disease. Am J Hematol. 2025 Jun 27. doi: 10.1002/ajh.27757. Epub ahead of print. PMID: 40576267.




