Farmaci anticolinergici e rischio di encefalopatia epatica in pazienti con cirrosi

L’uso prolungato di farmaci anticolinergici è pratica comune in diverse condizioni cliniche, ma emergono crescenti preoccupazioni circa i loro effetti sulla salute intestinale e cognitiva, soprattutto in pazienti fragili come quelli affetti da cirrosi epatica.

Uno studio condotto su vasta scala a Taiwan ha indagato l’associazione tra terapia anticolinergica e rischio di encefalopatia epatica, offrendo risultati di grande rilievo per la pratica clinica.

Obiettivo dello studio

I farmaci anticolinergici riducono la secrezione acida gastrica e rallentano la motilità intestinale, favorendo la disbiosi, una condizione sempre più riconosciuta come fattore contribuente allo sviluppo dell’encefalopatia epatica nei pazienti cirrotici.

Lo studio ha quindi voluto valutare l’associazione tra uso continuativo di anticolinergici e comparsa di encefalopatia epatica in soggetti cirrotici.

Lo studio ha incluso 10.607 pazienti con diagnosi di cirrosi epatica e di età superiore o uguale a 20 anni, identificati nel database nazionale Health and Welfare di Taiwan tra il 2007 e il 2018.
I partecipanti sono stati divisi in due gruppi:

  1. utilizzatori di farmaci anticolinergici: pazienti che hanno ricevuto anticolinergici orali per almeno 180 giorni consecutivi, senza interruzioni superiori a 28 giorni
  2. non utilizzatori: pazienti con cirrosi che non hanno ricevuto questa tipologia di farmaco.

L’endpoint primario era rappresentato dall’incidenza di encefalopatia epatica. Per ridurre i potenziali bias, i ricercatori hanno applicato tecniche di propensity score matching e ponderazione per l’inverso della probabilità di trattamento (IPTW). L’analisi statistica è stata condotta tramite modelli di Cox a rischio proporzionale.

Risultati e considerazioni cliniche

I dati hanno mostrato un’associazione statisticamente significativa tra l’uso di anticolinergici e un aumentato rischio di encefalopatia epatica.

In particolare, i pazienti trattati con farmaci anticolinergici presentavano un hazard ratio aggiustato di 2,59 (IC 95%: 1,77-3,80), indicando un rischio più che doppio rispetto ai non utilizzatori. Questi risultati sottolineano la necessità di un’attenta valutazione rischio-beneficio nell’utilizzo di questi farmaci nei soggetti cirrotici.

La prescrizione dovrebbe essere riservata ai casi strettamente necessari considerando, ove possibile, strategie alternative.

È, inoltre, fondamentale monitorare regolarmente lo stato cognitivo di questi pazienti, al fine d’individuare tempestivamente i segni precoci di encefalopatia epatica.

Lo studio conferma una correlazione significativa tra l’uso cronico di anticolinergici e l’insorgenza di encefalopatia epatica nei pazienti cirrotici. Alla luce di queste evidenze, ai professionisti sanitari è richiesto di rivalutare attentamente l’indicazione di questi farmaci in ambito epatologico, adottando un approccio prudente e personalizzato per tutelare al meglio la salute cerebrale e intestinale del paziente.

Fonte: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40592639/ J Formos Med Assoc. 2025 Jun 30:S0929-6646(25)00329-8. DOI: 10.1016/j.jfma.2025.06.038. Epub prima della stampa. PMID: 40592639