Il farmacista ospedaliero può avere un ruolo estremamente importante in Pronto Soccorso. In alcuni setting, per esempio, i farmacisti esaminano e monitorano i risultati dei test microbiologici dei pazienti dimessi da poco, per verificare se la terapia empirica prescritta è adeguata o meno per garantire un appropriato uso degli antibiotici.
In alternativa, il controllo del test può richiedere l’avvio di una terapia non data. In ogni caso, la gestione degli antibiotici migliora.
Uno studio canadese valuta questa prospettiva, ancora poco diffusa nel Paese, e i risultati sono pubblicati su Canadian Journal of Emergency Medicine.
Obiettivi e metodi dello studio
Gli autori hanno effettuato una review retrospettiva delle cartelle cliniche per identificare i pazienti da sottoporre a cultura antimicrobica in due strutture di Pronto Soccorso dello Stato dell’Alberta. Gli autori hanno identificato in tutto 300 culture antimicrobiche, delle quali 129 effettuate da un farmacista di Pronto Soccorso. Obiettivo dello studio, valutare il tipo di culture batteriche più facilmente individuate e i tipi di antibiotici prescritti come terapia empirica e come questi sono cambiati in seguito agli esiti della cultura antimicrobica.
I risultati ottenuti
Il tipo di cultura richiesta più di frequente in Pronto Soccorso è quella delle urine, per valutare infezioni delle vie urinarie.
In questo contesto, l’antibiotico maggiormente prescitto in modo empirico è la cefixima, usata nel 44% dei casi, sostituita poi dal trimetoprim-sulfametossazolo una volta osservati gli esiti dell’antibiogramma. Questi risultati indicano già, da soli, l’utilità di affidarsi a un farmacista se c’è un sospetto infettivo nel contesto del Pronto Soccorso.
Ciò è supportato da un altro dato, anche se più generico: nel 33,3% dei casi la terapia antibiotica viene prescritta in Pronto Soccorso per via empirica, per poi essere personalizzata nel 21,7% dei casi se c’è un farmacista che può valutare l’antibiogramma.
Altri dati dallo studio: sono stati individuati cinque pazienti che, pur in assenza di patologia batterica, hanno ricevuto una terapia antibiotica, e altri cinque per i quali una monoterapia antibiotica sarebbe stata sufficiente per trattare le infezioni cutanee e dei tessuti molli, mentre ne hanno ricevuta una combinata di due molecole.
Da ultimo, in più casi la terapia è stata somministrata per otto giorni in più del necessario, perché non sono state contate le dosi assunte nel Dipartimento di Emergenza. I risultati presentati saranno utili per migliorare la formazione dei farmacisti ospedalieri canadesi e i programmi di antimicrobial stewardship.
Studio: Nhan, I., Chin, T., Rennert-May, E. et al. Multicenter review of antimicrobial stewardship in the emergency department through pharmacist-led culture review and follow-up programs in Alberta. Can J Emerg Med (2025). https://doi.org/10.1007/s43678-025-00940-3




