Aderenza terapeutica nella sindrome coronarica acuta: ruolo del farmacista ospedaliero

Uno studio condotto da un team australiano e cingalese valuta gli effetti di un intervento del farmacista ospedaliero sul corretto uso dei farmaci in pazienti con sindrome coronarica acuta, una delle principali cause di morte nel mondo.

Circa il 75% dei decessi associati a patologie cardiovascolari avviene nei Paesi a basso e medio reddito, come lo Sri Lanka, dove l’infarto ischemico conseguente è la prima causa di morte in ospedale dal 2010.

Al momento in Sri Lanka il National Medication Safety Action Plan suggerisce di implementare i servizi infermieristici ospedalieri per migliorare gli outcome clinici e ridurre i possibili impatti negativi di un uso errato dei farmaci.
Lo studio di cui parliamo nasce in questo contesto.
Condotto presso il Professorial Medical Unit (PMU) of Teaching Hospital di Peradeniya, lo studio è aperto, prospettico, controllato e non randomizzato.

Modalità d’intervento del farmacista clinico

Lo studio si è basato su 365 pazienti, divisi in due gruppi: 185 pazienti sono rientrati nel gruppo di studio, che è stato seguito anche dal farmacista ospedaliero durante il ricovero, e 180 nel gruppo di controllo, curato secondo le procedure standard dell’ospedale.

Il tasso di aderenza iniziale è stato calcolato per tutti i pazienti con il brief medication questionnaire, scelto anche perché già validato per la popolazione cingalese ed esistente in lingua locale.
Il farmacista ospedaliero ha iniziato il proprio intervento facendo una riconciliazione sistematica dei farmaci assunti da ogni paziente del gruppo di studio e arrivando a suggerire al medico una serie di possibili interventi per risolvere i problemi farmaco-correlati (DRPs), così da migliorare il regime terapeutico da seguire a casa, una volta dimessi.
Il team di cura ha accolto il 60% di questi suggerimenti.

Di fatto, l’appropriatezza dei farmaci suggeriti al momento delle dimissioni è risultata decisamente maggiore nel gruppo di studio rispetto a quello di controllo. Il gruppo di studio ha inoltre seguito un intervento di counselling per capire come usare al meglio i farmaci e il valore dell’aderenza terapeutica, anziché ricevere solo un foglio scritto, disponibile in inglese, sinhala o tamil.

L’intervento del farmacista aumenta l’aderenza terapeutica

Gli autori hanno seguito i pazienti per 6 mesi di follow-up, con visite di controllo o telefonate: a 1 mese dalla dimissione, e poi a 3 mesi e a 6 mesi.

Durante questi momenti i pazienti del gruppo di studio sono stati sottoposti a interventi di continuo miglioramento del regime terapeutico e a counceling. Per verificare gli esiti favorevoli, il team di ricerca ha posto l’attenzione sul tasso di riacutizzazione della sindrome coronarica e sulle reazioni avverse ai farmaci, per poi confrontare anche l’aderenza terapeutica tra i due gruppi.

Il risultato più evidente dell’iter posto in essere dal farmacista ospedaliero è legato alla maggiore aderenza terapeutica mostrata dal gruppo di studio rispetto a quello di controllo, aspetto che può certamente avere delle ripercussioni positive sulla patologia e sulla qualità di vita dei pazienti.

Studio: Bagyawantha NMY, Coombes ID, Gawarammana I, Mohamed F. Impact of a clinical pharmacy intervention on medication adherence and the quality use of medicines in patients with acute coronary syndrome: a single centre nonrandomised controlled clinical trial. J Pharm Policy Pract. 2025 Mar 3;18(1):2468782. doi: 10.1080/20523211.2025.2468782. PMID: 40041763; PMCID: PMC11878162

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