Al centro di una sessione del congresso SIFO 2025 ospitato a Genova, una sessione promossa da Gilead-Kite si è concentrata sulla colangite biliare primitiva, il suo trattamento e l’innovazione rappresentata dagli agonisti PPAR e in particolare da seladelpar.
La PBC è una malattia rara, progressiva, autoimmune, caratterizzata dalla distruzione immuno-infiammatoria dei piccoli dotti biliari che, se non trattata, può portare a fibrosi avanzata, cirrosi, epatocarcinoma, insufficienza epatica, trapianto di fegato e morte prematura.
Dal punto di vista terapeutico, il trattamento di prima linea in tutti i pazienti consiste nell’assunzione di acido ursodeossicolico (UDCA), in grado di migliorare la biochimica epatica e rallentare la progressione della malattia. Tuttavia, in una quota significativa di pazienti – stimata superiore al 40% – la risposta non è adeguata aumentando il rischio di evoluzione sfavorevole della malattia.
In passato, l’opzione terapeutica comunemente utilizzata in questo target di pazienti era rappresentata dall’acido obeticolico, ritirato dal commercio in UE in dicembre 2024.
In questo contesto, si sta assistendo all’emergere di nuove strategie terapeutiche volte a colmare il bisogno terapeutico nei pazienti con risposta insufficiente alla prima linea, e in grado di agire sulla regolazione di numerosi processi metabolici, infiammatori e cellulari.
L’obiettivo generale del trattamento per la colangite biliare primitiva (PBC) è prevenire la progressione della malattia epatica e alleviare i sintomi correlati, come il prurito che, nel caso della PBC, può rappresentare un sintomo fortemente invalidante, con un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti.
PPAR agonisti e l’innovazione rappresentata da seladelpar
Una delle innovazioni più promettenti riguarda gli agonisti del recettore peroxisoma proliferatore-attivato(PPAR). In particolare, l’agonista selettivo dell’isoforma delta (PPAR-δ) seladelpar ha mostrato nei trial registrativi miglioramenti clinicamente rilevanti in pazienti con PBC che presentavano risposta insufficiente a UDCA.
Nel trial registrativo di fase III RESPONSE, che ha coinvolto pazienti adulti con risposta inadeguata o intolleranza a UDCA, seladelpar ha portato a un miglioramento statisticamente significativo dei parametri di risposta biochimica, alla normalizzazione della fosfatasi alcalina (ALP) e alla riduzione del prurito,rispetto al braccio di controllo.
Anche i risultati preliminari dello studio di estensione a lungo termine ASSURE hanno confermato sia il profilo di efficacia sia il profilo di sicurezza di seladelpar che ha mantenuto i risultati positivi nel tempo, aumentando la capacità dei pazienti di vivere senza ricorrere al trapianto.
Questo profilo rende seladelpar un’opzione concreta per soddisfare un’esigenza clinica altrimenti insoddisfatta.
Dal punto di vista farmacologico, seladelpar è un agonista potente e selettivo del recettore PPAR-δ, la cui stimolazione è associata a miglioramenti significativi nel metabolismo lipidico e nella riduzione dell’infiammazione e la sua azione farmacodinamica si traduce in numerosi benefici per i pazienti affetti da PBC, limitando i possibili effetti collaterali derivanti dall’attivazione degli altri PPAR.
Nel corso della sessione, questo scenario è stato illustrato da Mauro Viganò dell’Unità di Epatologia e Trapiantologia dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che ha approfondito le implicazioni clinico-terapeutiche dell’introduzione dei PPAR nella PBC, sottolineando l’importanza di considerare la normalizzazione della fosfatasi alcalina come obiettivo terapeutico e la riduzione del prurito come importante parametro per la qualità di vita.
Ruolo del farmacista ospedaliero e l’esperienza del Campus Bio-Medico
Nella stessa sessione, Martina Angelone, farmacista ospedaliera della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, ha evidenziato il ruolo cruciale del farmacista ospedaliero nell’ambito della gestione dei pazienti con PBC e dell’accesso precoce ai farmaci orfani.
In particolare ha sottolineato tre aree d’intervento: accesso precoce e appropriatezza prescrittiva (il farmacista ospedaliero supporta la selezione del paziente, la valutazione dei criteri di inclusione per il trattamento avanzato e l’ottimizzazione del percorso terapeutico in un’ottica di efficacia e sicurezza), sperimentazione e gestione clinica (nella sperimentazione dei nuovi farmaci, come nel caso di seladelpar, il farmacista contribuisce alla gestione delle richieste regolatorie, al monitoraggio delle terapie e all’ottimizzazione del trattamento in ambito ospedaliero); supporto scientifico e normativo (il farmacista svolge una funzione d’interfaccia tra clinica, regolatore e azienda sanitaria, contribuendo alla stesura di protocolli, alla definizione di procedure e all’educazione dei professionisti sanitari).
L’esperienza del Campus Bio-Medico
Martina Angelone ha presentato, inoltre, l’esperienza dell’ospedale Campus Bio-Medico con 14 pazienti affetti da PBC tuttora in trattamento con seladelpar, in un contesto di accesso precoce al farmaco. Questo tipo di esperienza real world rafforza l’importanza della sinergia tra epatologia, farmacia ospedaliera e management ospedaliero per una corretta integrazione delle nuove terapie nella pratica clinica.




