Steatosi epatica non alcolica, allo studio molecola microbiotica

Un team di ricercatori dell’Università della California – Davis Health ha identificato l’acido 10-idrossistearico (10-HSA), molecola prodotta naturalmente dai batteri intestinali, capace d’invertire i danni epatici causati dall’esposizione all’alfatossina presente in alimenti contaminati e riparare il rivestimento intestinale.

Lo studio, pubblicato su mBio, apre le porte alla prevenzione e al trattamento non tossico della steatosi epatica non alcolica (NAFLD), condizione patologica la cui incidenza è in forte crescita.

Bersaglio: asse intestino-fegato

Attraverso l’asse intestino-fegato, una rete di comunicazione che coinvolge acidi biliari, risposte immunitarie e metabolismo lipidico, il fegato e l’intestino sono strettamente connessi.

Nel momento in cui uno dei due organi risulta compromesso, anche l’altro viene coinvolto, soprattutto in condizioni come la NAFLD. Lo studio conferma come l’intervento sinergico su entrambi gli organi possa risultare più efficace rispetto ai trattamenti più tradizionali che concentrano l’attenzione su un singolo distretto.

Risultati sorprendenti su modelli animali

I ricercatori, attraverso l’esposizione all’alfatossina B1 su un modello murino, hanno osservato come la somministrazione di 10-HSA abbia contribuito a ripristinare la barriera intestinale, normalizzare i livelli di acidi biliari e colesterolo, migliorare il metabolismo epatico e le funzioni di disintossicazione nonché controllare la regolazione delle risposte immunitarie intestinali.

Per la prima volta, una singola molecola microbica si è dimostrata capace di curare contemporaneamente fegato e intestino.

10-HAS, molecola promettente

Prodotto dai batteri del genere Lactobacillus già presenti nell’intestino umano, il 10-HSA agisce attivando la proteina PPARα che regola il metabolismo lipidico, senza scatenare gli effetti collaterali caratteristici dei farmaci di sintesi.

L’azione mirata nelle zone infiammate rende questa molecola una potenziale arma di precisione terapeutica.

Verso un integratore preventivo

Nei Paesi con scarsa sicurezza alimentare, l’esposizione all’alfatossina è un grave problema sanitario.

Lo sviluppo di un integratore a base di 10-HSA potrebbe rivelarsi una soluzione semplice, sicura e accessibile per prevenire o mitigare i danni epatici e intestinali soprattutto in contesti di vita particolarmente vulnerabili.

L’ottimo profilo di sicurezza e le evidenze scientifiche riportate nel corso dello studio hanno spinto i ricercatori a trasferire la sperimentazione sull’uomo, aprendo la strada verso l’utilizzo terapeutico del microbioma per la rigenerazione tissutale e la prevenzione delle malattie croniche.

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