Mezza dose di dapagliflozin protegge i pazienti con diabete di tipo 1 da insufficienza renale

Il diabete di tipo 1 rappresenta tra il 5% e il 10% di tutti i casi di diabete e si manifesta spesso nei bambini e negli adolescenti. Si tratta di una patologia in crescita, così come il diabete di tipo 2.
Diversamente da quest’ultimo, però, la comparsa precoce del diabete di tipo 1 che è insulino dipendente può causare nel tempo la degenerazione di importanti apparati, tra cui quello renale che, secondo alcune stime, viene colpito nel 50% di questi pazienti una volta adulti.

Il problema è riuscire a gestire al meglio i picchi glicemici, dal momento che sono proprio le fluttuazioni dell’insulina ad alterare prima i vasi sanguigni, e poi il glomerulo renale.

Secondo uno studio intitolato ATTEMPT e presentato al congresso 2025 dell’American Diabetes Association, il rischio di sviluppare insufficienza renale cronica potrebbe essere tenuto sotto controllo dall’assunzione concomitante di dapagliflozin a basso dosaggio con l’insulina negli adolescenti con diabete di tipo 1.

Lo studio ATTEMPT

Dapagliflozin è un inibitore SGLT2 ed è già utilizzato, come empagliflozin, per trattare l’insufficienza renale cronica, riducendone il rischio di progressione.

Lo studio ATTEMPT, promosso dal Hospital for Sick Children di Toronto, valuta la sicurezza dell’uso di dapagliflozin a basso dosaggio, dato che un uso ad alte concentrazioni può determinare ipoglicemia e chetoacidosi nei pazienti con diabete.

Lo studio, multicentrico e randomizzato in doppio cieco, arruola 100 pazienti con diabete di tipo 1 di età inferiore ai 19 anni, sottoponendo il gruppo di studio ad assunzione di 5 mg al giorno del farmaco per 16 settimane, mentre somministra al gruppo di controllo un placebo.

Outcome primario dello studio è la velocità di filtrazione glomerulare che, a 16 settimane, risulta nettamente ridotta rispetto che all’inizio del trattamento.

Outcome clinico secondario è il valori di emoglobina glicata (HbA1c) che diminuisce dello 0,48% in un periodo di 22 settimane nel gruppo di studio, mentre resta invariata in quello di controllo. Vediamo ora cosa dice lo studio rispetto alla sicurezza del farmaco.

Sicurezza del farmaco a basso dosaggio

Per valutare la sicurezza di dapagliflozin 5 mg gli autori hanno osservato il verificarsi di eventi avversi, come la chetoacidosi diabetica e l’ipoglicemia.

Dallo studio è emerso che l’evento avverso più comune, ovvero le infezioni del tratto genitourinario, si è presentato con la stessa frequenza nei due gruppi.

I ricercatori hanno osservato casi di chetoacidosi diabetica superiori nel gruppo di studio rispetto a quello di controllo, con 106 casi contro 62, anche se tutti di bassa entità.

Ciò significa che anche i pazienti non trattati con dapagliflozin 5 mg rischiano questo effetto collaterale, che dipende proprio dal diabete di tipo 1: occorre perciò individuare strategie per mitigarne il rischio.

Studio: Mahmud FH et al. Use of SGLT2i in youth with type 1 diabetes – results from ATTEMPT (the adolescent type 1 diabetes treatment with SGLT2i for hyperglycemia & hyperfiltration trial). ADA 2024